AMICI MIEI A FORTE DEI MARMI: MA CHI PAGA L’HOTEL DI LUSSO A RENZI?
LA VACANZA NEL SUPER-HOTEL DI AMICI: 1.600 EURO A NOTTE DI LISTINO… IL SUO STAFF PARLA DI 1.000 EURO CON LO SCONTO…MA IN OGNI CASO DEVE DICHIARARLO PER LEGGE E IL CODICE DI CONDOTTA DELLA P.A. VIETA REGALI DI TALE ENTITA’
Il lussuoso albergo in cui Matteo Renzi e famiglia hanno scelto di passare le loro vacanze agostane, quel Villa Roma imperiale da 1.600 euro a notte, è di proprietà di una società di imprenditori pratesi vicinissimi proprio alla corrente renziana.
Il capostipite, Egiziano Maestrelli, è amico da anni dell’attuale sindaco di Firenze, Dario Nardella, che prima era vicesindaco di Renzi.
L’albergo è posseduto interamente dalla Pi.da. spa dei tre figli di Egiziano: Riccardo, Elena e Giulio.
I rapporti fra la giunta Renzi e i Maestrelli, che hanno a Firenze alcuni importanti affari, emersero nelle intercettazioni delle varie inchieste sulla cricca degli appalti pubblici.
In particolare in una telefonata fra l’imprenditore che all’epoca era nel mirino, Riccardo Fusi e un suo collega imprenditore, Lorenzo Nencini.
Ai due stavano a cuore alcuni lavori pubblici a Firenze.
Fusi incontrò lo stesso Renzi, poi per il dettaglio si divisero i compiti: «Sono uscito ora», spiegò al telefono Fusi dopo l’incontro con Renzi, «ho fatto un incontro fino ad ora con il sindaco (…) e quindi praticamente a me ha dato tutte le linee guida (…) più ha detto… ha già dato mandato all’avvocatura del comune di procedere in questo senso… mi ha autorizzato a dire che io stasera ho incontrato lui (…) e quindi domani mattina se tu vai lì a parlare con Marco Carrai tu gli puoi dire tranquillamente quello che ho detto io “le linee guida le ha già date il sindaco”».
Nencini: «Sì, ma vedrai lui le saprà di già … perchè come te chiami me sicuramente Renzi avrà chiamato Carrai».
Fusi: «Sì ma per non mettere in difficoltà nessuno (…) perchè ognuno dei suoi parla… con te ci parla Carrai … con il Maestrelli gli telefona quell’altro … Nardella». Dei tre figli di Maestrelli uno- Riccardo- risulta anche finanziatore della campagna elettorale di Renzi per diventare sindaco di Firenze nel 2013.
A rivelarlo fu proprio l’attuale premier, che tenne nascosta per lungo tempo la lista dei finanziatori, e decise di renderla pubblica solo dopo che l’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, aveva fatto pesanti allusioni sui soldi serviti in quella occasione.
È probabile che siano stati proprio quei rapporti di amicizia e perfino di legame politico a fare scegliere a Renzi il Villa Roma imperiale di Forte dei Marmi per le vacanze familiari nonostante un listino che sembrerebbe proibitivo pure per chi guadagna come un presidente del Consiglio (circa 6 mila euro netti al mese, circa la metà del costo di una settimana di vacanza in quell’hotel).
È possibile che gli amici possano avere fatto uno sconto per non appesantire troppo le vacanze dei Renzi, e nello staff del premier è circolata una versione ufficiosa di spesa inferiore ai mille euro a notte.
Possibile pure che gli amici imprenditori abbiano deciso di offrire la vacanza al presidente del Consiglio.
Nell’uno e nell’altro caso però la legge sul finanziamento pubblico dei partiti impone una dichiarazione congiunta per motivi di trasparenza (Renzi non è parlamentare, ma a quegli obblighi è tenuto come segretario del Partito democratico).
Il codice di condotta adottato per tutta la pubblica amministrazione con norme più stringenti inserite a palazzo Chigi però vieta a chiunque lavori alla presidenza del Consiglio di accettare un dono di tale natura, che si tratti di uno sconto di centinaia di euro al giorno o di un’offerta in natura della vacanza.
A quel codice sono tenuti per ovvi motivi anche tutti gli uomini politici che risiedono a palazzo Chigi, dal presidente del Consiglio all’ultimo dei sottosegretari.
Ne sa qualcosa l’ex sottosegretario (nel governo di Mario Monti), Carlo Malinconico, che fu costretto alle dimissioni pur non essendo oggetto di alcuna indagine penale proprio per avere ottenuto in dono una vacanza simile nel prezzo e nella durata a quella di Renzi da un imprenditore che l’aveva generosamente offerta.
(da “Dagospia”)
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