ANCHE IL PAPA STRONCA IL PIANO MATTEI, “FAMIGLIA CRISTIANA” DEDICA UN ARTICOLO AL PROGETTO-FUFFA DI GIORGIA MELONI PER L’AFRICA
LE VOCI CRITICHE DEI GIOVANI RICERCATORI DEL CONTINENTE NERO: “DI VERTICI SULL’AFRICA NE ABBIAMO GIÀ VISTI MOLTI. DOVE SONO I RISULTATI TANGIBILI PER LA GIOVENTÙ AFRICANA?”… LA MANCATA CONSULTAZIONE E IL “DIRITTO A NON EMIGRARE”
«Si tratta di un piano di interventi con il quale vogliamo dare il nostro contributo a liberare le energie africane, anche per garantire alle giovani generazioni un diritto che finora è stato negato, perché qui in Europa noi abbiamo parlato spesso del diritto a emigrare, ma non abbiamo parlato quasi mai di come garantire il diritto a non dover essere costretti a emigrare».
Sono parole che Giorgia Meloni ha scandito con particolare intensità nel suo discorso di apertura del vertice “Italia-Africa. Un ponte per una crescita comune”, svoltosi nell’aula del Senato il 29 gennaio. Le parole della presidente del Consiglio arrivano fino in Costa d’Avorio, dove vive Kambo Martial Atse, quasi 37 anni, cofondatore e coordinatore generale dell’African Network of Young Researchers, la rete africana dei giovani ricercatori.
Lui è uno dei giovani africani che non ha mai voluto emigrare. «mi considero una risorsa per lo sviluppo dell’Africa. Il mio futuro è qui, ma credo che io e altri giovani africani avremo comunque bisogno di maggiore mobilità per migliorare le nostre competenze e acquisire esperienza da Paesi come l’Italia, la Svezia e altri Stati europei. L’incontro al quale hanno partecipato i rappresentanti di 46 Paesi (inclusi capi di Stato e di Governo) e di 25 organismi multilaterali è stata finalmente l’occasione per precisare i contenuti del Piano Mattei di cui si parlava da mesi.
Giorgia Meloni ha indicato cinque aree di intervento: istruzione e formazione professionale, salute, acqua, energia, agricoltura. Il Governo italiano per iniziare ha messo sul piatto «5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie: circa 3 miliardi dal Fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi e mezzo dal Fondo per la cooperazione allo sviluppo», ha spiegato la presidente del Consiglio. Ci sono già dei progetti pilota, dal Marocco al Kenya, dall’Algeria al Mozambico, dall’Egitto all’Etiopia, con il coinvolgimento di 12 società partecipate (da Eni a Leonardo).
Meloni ha assicurato che non si tratta di «un piano di buone intenzioni, ma di obiettivi concreti e realizzabili, per cui servirà un cronoprogramma preciso che seguirò personalmente». E ha enfatizzato il concetto della «condivisione» Una risposta a chi ha lamentato la «mancata consultazione» al momento di elaborare il Piano, come ha fatto Moussa Faki (ex primo ministro del Ciad) e presidente della Commissione dell’Unione africana.
Il tema del mancato coinvolgimento era stato sollevato anche da 79 Ong di base nel continente, coordinate dall’organizzazione Don’t Gas Africa. Da Abidjan anche Kambo Martial Atse esprime qualche dubbio. «Sono perplesso», spiega, «perché di vertici sull’Africa ne abbiamo già visti molti. Ricordo il quinto vertice Unione africana-Unione europea proprio qui ad Abidjan nel novembre del 2017, che aveva al centro il tema degli investimenti sui giovani. A quasi sei anni di distanza, dove sono i risultati tangibili per la gioventù africana?».
Agli occhi degli africani l’Italia ha comunque un vantaggio rispetto ad altri Paesi europei, in particolare la Francia. «Noi Paesi africani francofoni vediamo l’Italia come un partner, senza un passato da ex potenza coloniale o neocoloniale, a parte le esperienze della Somalia e dell’Etiopia», dice Atse.
Come ha segnalato la rivista dei Comboniani Nigrizia, «diversi commentatori originari dell’Africa si sono chiesti che senso abbiano queste conferenze. In ragione di cosa, decine di leader del continente si recano in un Paese a interloquire con i vertici di quella singola realtà nazionale?». «Tutti sembrano avere un piano per l’Africa, eccetto il continente stesso», ha scritto in un suo commento Larry Madowo, giornalista keniano della Cnn.
«Penso che questi vertici servano soprattutto ai Paesi europei per risolvere i loro problemi, non quelli degli africani, in particolare dei giovani africani, lamenta Atse. L’Italia comunque non si muove da sola. A sostegno del Piano Mattei c’è anche l’Unione europea, che a sua volta, nell’ambito della strategia Global Gateway (“Porta globale”) per lo sviluppo di infrastrutture, ha preparato un pacchetto di investimenti Africa-Europa del valore di 150 miliardi di euro
(da Famiglia Cristiana)
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