ANCORA NIENTE SOLDI PER L’IMU
MANCANO 400 MILIONI, LA CANCELLAZIONE DELLA SECONDA RATA RIMANDATA A MARTEDàŒ… IL PREMIER VUOLE FARE CASSA VENDENDO AZIONI DI AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO
Se serviva una plastica dimostrazione di che gabbia siano i vincoli di bilancio europei (con relativi moniti bruxellesi) e di quanta poca autonomia politica godano i governi — quello italiano su tutti — ebbene il Consiglio dei ministri di ieri ha colmato la lacuna: l’abolizione della seconda rata dell’Imu rinviata perchè non si trovano 400 milioni; partecipazioni pubbliche in aziende che generano reddito per lo Stato messe in vendita; la rivalutazione delle quote di controllo di Bankitalia — che sarebbe un enorme favore alle banche che le hanno in pancia — bloccata in attesa del via libera della Bce.
Il piano di privatizzazioni, in particolare, secondo Enrico Letta consentirà a Saccomanni “di andare a battagliare a Bruxelles con più forza” per avere maggiore flessibilità nei conti per l’anno prossimo : c’è il problema che questa svendita, al momento, può servire al massimo per recuperare gli otto miliardi che la Commissione europea considera mancanti nel bilancio 2014.
Ecco un breve racconto per punti.
IMU E BANKITALIA.
Entrambi i decreti all’ordine del giorno ieri sono slittati a martedì. La rivalutazione delle quote della Banca centrale (da 156 mila a sette miliardi circa) ha bisogno del via libera di Mario Draghi: il governo la vuole per incassare subito dalle banche circa 1,5 miliardi da tassazione della plusvalenze, gli istituti di credito ci guadagnano un immediato miglioramento a poco prezzo della loro patrimonializzazione e, in prospettiva, si ripagheranno la spesa grazie all’aumento dei dividendi annuali (oggi, col criterio di un millesimo delle quote, sono 45 milioni ogni dodici mesi, poi verranno moltiplicati).
Quanto all’Imu, invece, il problema sono le coperture: abolire la seconda rata costa circa 2,4 miliardi , cinquecento milioni in più se si fa il calcolo sulle aliquote 2013 come chiedono i comuni.
Il Tesoro, però, finora ha trovato coperture solo per due miliardi: alla fine i sindaci non avranno niente, ma l’idea di Saccomanni di far pagare la tassa su terreni e fabbricati agricoli (400 milioni) non è passata.
La ministro Nunzia De Girolamo, e con lei i colleghi usciti dal Pdl, sarebbero diventati un bersaglio troppo facile per i falchi di Forza Italia: durante il weekend, insomma, bisogna trovare i soldi che mancano.
PRIVATIZZAZIONI.
Per Letta cedere partecipazioni in aziende pubbliche per 10-12 miliardi (ma agli attuali valori di Borsa pare difficile raggiungere quella cifra) servirà a far scendere il debito “per la prima volta dopo cinque anni”.
Ammesso che sia vero — e l’esperienza della grande svendita dei primi anni Novanta non testimonia in tal senso — si tratterebbe di una goccia nel mare a fronte della perdita di peso del governo, della rinuncia a dividendi annuali a volte cospicui e della delicatezza dei settori coinvolti.
Questo senza contare che lo shopping lo faranno probabilmente grandi gruppi stranieri con relativa esportazione degli utili e probabile perdita delle attività di sviluppo e ricerca (e forse di posti di lavoro).
Come che sia, le società coinvolte sono otto.
Di Eni verrà messo in vendita il 3 per cento — per un incasso di due miliardi, secondo Saccomanni – ma restando sopra il trenta dopo la prossima operazione di buyback (vale a dire il riacquisto di azioni proprie che dovrebbe portare la quota statale dal 30,1 per cento oltre il 33).
Così, però, si perderanno anche i dividendi di quelle azioni: il 4, 34 per cento in mano direttamente al Tesoro nel 2012 ha pagato 170 milioni, calcolando anche la quota di Cassa depositi e prestiti l’assegno è stato invece di 1,2 miliardi.
Le altre aziende messe nella lista dei saldi sono Fincantieri (recentemente rilanciata e tornata in utile), StmMicroelectronics, Cdp Reti (cioè Snam Rete Gas e la fibra ottica delle principali città italiane), Cdp Tag (il gasdotto dalla Russia), Grandi Stazioni (che fa gola a Benetton, Caltagirone e Pirelli, già soci di Fs nella società ), l’Ente nazionale di assistenza al volo, e infine Sace (che assicura le aziende italiane nei loro investimenti all’estero), l’unica di cui sarà ceduto il pacchetto di controllo.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply