COTA HA MENTITO AI GIUDICI: INCASTRATO DAL CELLULARE
DAI TABULATI RISULTA CHE ERA NELL’AUTOGRILL DOVE AVEVA NEGATO DI AVER FATTO ACQUISTI… LA CIFRA RIMBORSATA ILLECITAMENTE E’ DI CIRCA 25.000 EURO
Due interrogatori frettolosi, il primo nella speranza di dribblare l’avviso di garanzia, il secondo per contestare le spese oggetto d’inchiesta, sono serviti solo a consacrare che Roberto Cota ha mentito.
Lo inchiodano le sue dichiarazioni ai pubblici ministeri e il confronto con i tabulati telefonici disposti dalla Guardia di Finanza.
“Quei soldi non li ho spesi io aveva detto il governatore ai magistrati confutando diverse voci non è possibile perchè non mi trovavo lì quel giorno”.
Con i soldi pubblici il presidente della regione Piemonte Roberto Cota ha acquistato anche panini e videogiochi.
Questa l’accusa della Procura di Torino al governatore leghista, tra i 43 indagati nel caso “Rimborsopoli“, insieme a consiglieri regionali accusati a vario titolo di peculato, truffa e rimborso illecito ai partiti.
Per i pm Cota avrebbe chiesto la restituzione illecita di 25mila euro: ad incastrarlo, nonostante abbia tentato fino alla fine di defilarsi dalle contestazioni, sono stati gli stessi tabulati del suo telefono cellulare, attraverso i quali la Guardia di finanza ha potuto accertare come avesse anche mentito durante l’interrogatorio.
Cota ha replicato inviando una lettera aperta ai piemontesi, nella quale tenta di difendersi dalle accuse. Ma il governatore sembra voler giocare d’anticipo, prima che diventano pubblici i verbali dei due interrogatori.
Quelli che mostrano non soltanto, come abbia speso «in modo illegittimo denaro pubblico per acquisti personali, ma che ha anche mentito davanti ai magistrati sperando di non essere scoperto».
Come hanno ricostruito i magistrati, il governatore ha dichiarato il falso quando questi gli chiedevano conto di scontrini battuti in autogrill.
Cota, senza mostrare troppi dubbi, rispondeva: «Non posso essere stato io, non mi trovavo in quel posto quel giorno”.
Soltanto bugie per i pm, che hanno smascherato le dichiarazioni di Cota attraverso l’uso dei tabulati telefonici, che dimostrano ben altro rispetto a quanto dichiarato dal governatore. Per la Procura Cota ha mentito, dato che il suo telefono suonava proprio all’interno di quell’area di servizio nel giorno in cui qualcuno comprava determinati prodotti alimentari.
Negli atti dell’inchiesta torinese – che ha coinvolto 43 politici regionali, travolgendo tutta la Lega e quasi tutto il Pdl, risparmiando i politici del Pd a eccezione di Mercedes Bresso – c’è un cd dedicato solo alle telefonate dei consiglieri: chiamate, numeri e tempi, ma anche precise localizzazioni sulla base delle celle agganciate dai cellulari dei politici.».
Roberto Cota è tra questi.
Leave a Reply