ANGELINO, SEDOTTO E ABBANDONATO, VERSO LE DIMISSIONI
SILVIO: “RIFACCIO FORZA ITALIA, VIENI O RESTERAI SOLO”… E PER GLI EX AN LA SCISSIONE PARE ORMAI INEVITABILE
L’ultima, decisiva telefonata tra Arcore e Cagliari — tra il leader e il suo segretario che giusto dalla Sardegna in quelle ore lanciava la vana campagna per le primarie — raccontano abbia avuto i toni spicci dell’ultimatum.
Silvio Berlusconi non ha altro tempo da perdere.
«Angelino, sai che per me sei stato come un figlio, ma io in settimana lancio Forza Italia. Sei ancora in tempo per essere coinvolto nel progetto. Ma lascia perdere le primarie: adesso. Dove vai con i “colonnelli”, dove andate da soli? Ti sei anche messo in testa di fare giustizialista».
Alfano è un dirigente distrutto, sfinito cede all’ultimo assalto.
E intravede la sua fine politica.
«A questo punto, presidente, si convoca l’Ufficio di presidenza, si annulleranno le primarie e io mi dimetto, non ha senso che resti al mio posto».
Berlusconi un posto glielo garantisce pure, e di tutto rispetto, nel nuovo partito.
Ma la storia finisce qui.
Del resto il Cavaliere è già in corsa, non aveva più dubbi da giorni.
Gli ultimi focus consegnati da Euromedia Research hanno avuto l’effetto della miccia. Il 35 per cento di potenziali elettori del centrodestra che non si riconosce in alcuna forza in campo, e al suo interno il 24,7 pronto ad affidarsi ancora al leader sebbene ad alcune condizioni: gente nuova, facce pulite, niente vecchia burocrazia di partito.
E sono parecchi gli imprenditori, i giovani professionisti ma soprattutto i giovani che sono stati visti entrare a Palazzo Grazioli e a Villa San Martino solo nell’ultima settimana.
Nella residenza romana, giusto venerdì per ultimi i “neo azzurri” guidati da Marco Casella, a capo dell’Internazionale giovanile dei Tories, con inconfondibile motto: «Ed ora vinca il migliore, Forza Italia!»
Per le politiche di marzo, asse con la Lega, da cementare con la candidatura di Maroni in Lombardia. Altro che Albertini.
È il game over del Pdl, il ritorno al futuro.
Il cammino per Silvio Berlusconi è segnato ed è a tappe forzate.
Lo sarebbe stato anche se Alfano ieri pomeriggio non avesse detto addio al sogno delle primarie. Giusto il tempo del responso stasera delle primarie del Pd.
Crosetto ha già chiesto la convocazione dell’Ufficio di presidenza, l’organo di vertice che aveva indetto la consultazione interna ed è una richiesta non casuale. Sarà convocato per la seconda metà della settimana e in quella sede il Cavaliere renderà le sue «comunicazioni ufficiali», sarà il big bang del rompete le righe.
Il suo, certo, e per chi vorrà seguirlo.
Solo dopo, forse subito dopo, Berlusconi lancerà in grande stile la nuova “Forza Italia”, che tanto entusiasma chi è già pronto a tornare a «casa».
Da Galan alla Santanchè, dalla Prestigiacomo alla Biancofiore, ma c’è anche Matteoli.
Tutti pronti a salpare per la nuova avventura.
Gli altri ex An, quelli no.
Dopo la doccia gelata, domani a Roma il vertice d’urgenza convocato da La Russa e Gasparri. «Siamo con un piede fuori» dicono tutti.
La Polverini chiamava tanti ieri pomeriggio e chiedeva: «E ora che si fa?»
La scissione stavolta pare davvero a un passo. «È nei fatti, conseguenza inevitabile» confessa sfiduciato il deputato Gianpiero Cannella.
In mezzo al guado la Meloni che aveva pure rotto coi suoi per sfidare Alfano.
Ma su tutti loro riecheggia quanto fino a ieri Berlusconi ripeteva in privato a proposito dei “colonnelli”: «Chi se ne frega di loro, dove vanno da soli?»
Quando alle 17 il segretario Pdl si presenta alle telecamere con l’aria del pugile suonato per ammainare la bandiera delle primarie, i giochi erano già fatti da qualche ora.
Il Cavaliere aveva dato il colpo di grazia da bordo campo a Milanello sul partito «in decadenza», ma ormai era fallito dalla sera prima ogni tentativo di mediazione condotto dai dirigenti quarantenni più vicini ad Angelino.
Da Lupi a Fitto alla Gelmini.
Per Berlusconi ogni canale ormai era chiuso dopo la storia degli «indagati fuori dalle primarie».
E così, sono stati quegli stessi dirigenti pidiellini, i big sponsor delle primarie e del segretario, a chiamare Alfano e a invitarlo a desistere: «Non possiamo andare alla guerra contro di lui».
Escono uno dopo l’altro allo scoperto. «A questo punto è corretto seguire il presidente – ragiona a distanza la moderata Mariastella Gelmini – le primarie avevano un senso prima, non possono diventare elemento di rottura».
Oggi a mezzogiorno in via dell’Umiltà il rito inutile del deposito delle firme per le primarie.
Ma il Pdl già non esiste più.
E chi è rimasto fedele all’ex premier, gli chiede adesso che Angelino non sia segretario della Forza Italia che verrà .
Anche perchè il capo è uno, è sempre lui, sempre lo stesso.
(da “la Repubblica”)
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