ARCORE ‘NGRATO
USCITO DI SCENA BERLUSCONI ORA LA RESA DEI CONTI TRA IL DUO TAJANI-RONZULLI E IL TRIO CARFAGNA-BRUNETTA-GELMINI
Un’esplosione in piena regola, solo momentaneamente congelata dall’elezione del Presidente della Repubblica. Forza Italia, dopo la rinuncia del Cav alla candidatura che di fatto – salvo sorprese – è letta come la sua uscita dalla scena politica, vive con travaglio non solo la votazione per il Quirinale.
Le nubi che si addensano all’orizzonte riguardano infatti il futuro stesso del partito. Molti parlamentari si sentono di fronte a un bivio: o cambiare casacca, abbracciando altre formazioni – al centro Coraggio Italia e Italia viva, e a destra, la Lega e Fratelli d’Italia – o essere leali se non al Cav almeno al suo progetto.
A oggi è impensabile pensare che vari dirigenti, da Licia Ronzulli ad Alessandro Cattaneo, possano lasciare la nave. Stessa posizione della presidente dei senatori, Anna Maria Bernini, e dell’ex ministro Maurizio Gasparri, così come il senatore, ex amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani. Una pattuglia di inflessibili fedelissimi.
Altri probabilmente resteranno allineati alla leadership, ma sulla base di valutazioni politiche. Fatto sta che la rinuncia al Colle di Silvio Berlusconi ha sortito l’effetto di un Big Bang. Nulla sarà più come prima: è una certezza che si consolida col passare delle ore. Anche perché il leader è stanco e alle prese con problemi di salute, confermati dal nuovo controllo al San Raffaele di Milano dove l’ex premier passerà anche questa notte. –
«Non è il momento di parlare di queste cose», spiega un deputato forzista a Tag43. Ammettendo, però, «che dopo bisognerà capire cosa fare». Una frase generica che apre tutti gli scenari: Forza Italia rischia di non sopravvivere al fallito assalto di Berlusconi al Quirinale. «Si ragionerà su tutto», si ribadisce. Su alleanze e ovviamente destini personali. Quindi anche sull’organizzazione interna, sulla guida azzurra. Chissà se davvero ci sarà il passaggio di testimone, tante volte annunciato ma mai attuato. Ne sanno qualcosa Angelino Alfano e Giovanni Toti, per dirne due.
Il duo Ronzulli-Tajani nel mirino
I malumori sono tutti rivolti nei confronti di Antonio Tajani, attuale coordinatore del partito, ed emanazione del leader, tanto che lo avrebbe addirittura inserito nella rosa dei quirinabili. Un gesto di riconoscenza per la totale fedeltà nei suoi confronti. Tuttavia, lo scenario è altamente improbabile, per non dire impossibile: Tajani dovrebbe fronteggiare i franchi tiratori pure in Forza Italia, dove conta più di qualche avversario. La prima fiammata era arrivata nei mesi scorsi, in concomitanza dell’elezione del capogruppo alla Camera. Alla fine l’ha spuntata Paolo Barelli, fedelissimo di Tajani, sconfiggendo l’ala governativa, che aveva puntato su Sestino Giacomoni con la benedizione delle ministra Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Il bis è atteso dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.
Le mire di Coraggio Italia sugli Azzurri e la tentazione di grande centro
Insomma, il duo Ronzulli-Tajani ha attirato le critiche dei grandi elettori azzurri. «La partita è stata gestita male, fin dall’inizio», è la sintesi consegnata a Tag43. Ovviamente nessuno si sogna di muovere una critica a Berlusconi. Resta un intoccabile per tutti: «Il presidente ha combattuto come un leone, con la sua solita tempra, compiendo un gesto generoso con la rinuncia», è il mantra.
Ma al netto delle frasi di circostanza, si scorge all’orizzonte la preoccupazione per il futuro del partito e di chi ne fa parte.
«Diciamo che gli ingressi dei senatori Saverio De Bonis e Silvia Vono (che hanno aderito a Forza Italia pochi giorni fa, ndr) potrebbero essere gli ultimi in entrata», osserva un esponente di Coraggio Italia, il partito della coppia Toti-Brugnaro, spettatore interessato alla vicenda interna agli azzurri.
La previsione è che i movimenti potrebbero esserci in uscita. Il naturale punto di approdo potrebbe essere proprio il neonato partito di Ci. O comunque si potrebbe ragionare sulla base di un’alleanza larga al centro.
«È tutto troppo prematuro», ribadisce un’altra fonte che si lascia sfuggire un sibillino, «dobbiamo capire se ci sarà una riforma della legge elettorale, come si dice, in senso proporzionale». Così si tornerebbe al punto di partenza: la spaccatura tra moderati, attratti dalle sirene del grande centro, e la tentazione di proseguire con la tradizionale alleanza di centrodestra, con Lega e Fratelli d’Italia.
(da Tag43)
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