ARRIVA LA LEGGE DI STABILITA’ “PESANTE””
NESSUNA MANOVRA SUBITO, MA SUL 2015 TAGLI PER ALMENO 20 MILIARDI: DRAGHI E MERKEL LI ESIGONO
Pier Carlo Padoan sarà già oggi nell’aula della Camera per fare da parafulmine sul dato negativo del Pil diffuso ieri.
Ieri s’era presentato all’ora di pranzo davanti alle telecamere del Tg2: “Dietro l’angolo non c’è una manovra. Il governo osserva attentamente l’andamento della finanza pubblica e con un controllo attento delle spese la manovra non c’è”.
Che poi non è una smentita vera, ma tant’è.
Il ruolo di Padoan, in questo momento, è assai complicato: ministro del governo Renzi, certo, ma non certo il ministro che Renzi avrebbe voluto per quella poltrona. L’ex segretario generale dell’Ocse è a via XX settembre perchè lo ha scelto Giorgio Napolitano e lo ha scelto per il sistema di relazioni che Padoan incarna: i rapporti internazionali, intanto, una certa presentabilità brussellese che al premier manca, la benedizione di Mario Draghi.
Il governatore della Bce, in questa fase, ha un ruolo centrale nelle vicende italiane. Non tanto perchè si appresti, voce che continua a circolare in Italia, a inviare una nuova lettera al governo sul modello di quella che mandò a casa Silvio Berlusconi, ma per il racconto che ha imposto a questa fase della crisi italiana.
Lo spettro della Troika aleggia da settimane su Roma, lo stesso Matteo Renzi ha voluto esorcizzarlo in una intervista al Corriere della Sera di metà luglio (“Italia commissariata? Non esiste”).
Cosa si agiti nella mente dei nuovi ottimati di Bruxelles e Francoforte lo ha spiegato però Eugenio Scalfari.
Due settimane fa il fondatore di Repubblica ha raccontato di aver fatto una chiacchierata con Draghi: non rivelerò quel che mi ha detto sul suo lavoro, “ma qualche scherzo ridanciano, quello sì, si può dire e Draghi cui piace Renzi è uno scherzo da sganasciarsi dalle risate. Ecco, Draghi potrebbe essere Odisseo e Renzi il suo Telemaco che l’aspetta. Ma a quel punto il figlio sarebbe inviso al padre”.
La settimana successiva l’anziano giornalista ha buttato lì: “Forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della Troika”.
Questa è l’aria che tira, le battute che si fanno sull’asse telefonico tra l’Europa e Largo Fochetti: così, per vedere l’effetto che fa. In questa commedia, sempre più pericolosa, Padoan è costretto a recitare due parti: il ministro di Renzi e quello di Napolitano, per tagliare la faccenda con l’accetta.
In tv, per dire, ostenta l’ottimismo concordato col suo premier in una riunione martedì pomeriggio: “Renderemo permanente il bonus Irpef, quindi alle famiglie dico: dovete avere allo stesso tempo fiducia e spendere al meglio le risorse aggiuntive che vi vengono trasmesse” .
Insomma, consumate consumate e vedrete che qualcosa di buono succederà .
Accanto al Padoan renziano del Tg2, c’è però quello che da via XX settembre tiene i contatti con Bruxelles.
La Commissione europea, anche ieri, ha preferito non affondare il coltello, ma i patti sono chiari: non vi chiediamo una manovra correttiva sul 2014, sempre che l’anno prossimo vi rimettiate sul binario degli impegni presi.
Il binario dice una cosa semplice: a fine 2015 il deficit-Pil deve stare all’1,8%, l’avanzo primario al 3,3%.
Si tratta di una correzione che — stante i numeri attuali — supera il punto percentuale di Pil, vale a dire circa 20 miliardi solo per stare dentro ai patti (a cui andrebbero aggiunti i dieci che servono per confermare il bonus fiscale).
La situazione, al Tesoro, è chiarissima e per questo ieri si è lasciato trapelare che la legge di stabilità sarà “pesante”.
Escluse le nuove tasse, significa tagli durissimi e nuova recessione. Quel che ci si chiede, a Bruxelles e Francoforte, è: Renzi chinerà il capo e farà quel che chiediamo o bisogna mandare la Troika?
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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