ARRIVANO RANDELLATE DA DESTRA PER GIULI, ALDO DI LELLO, CAPO DELLA CULTURA DEL “SECOLO D’ITALIA” PER 40 ANNI E GIA’ STRETTO COLLABORATORE DI GIANFRANCO FINI: “CHE CE NE FACCIAMO DI UNO COSI’? SAREBBE GIÀ STATO CACCIATO A PEDATE, MA STA ANCORA CON LE TERGA BEN PIANTATE SULLO SCRANNO DEL MIC PER IL SEMPLICE MOTIVO CHE SAREBBE UNA VERA FIGURA DI M… CAMBIARE DUE MINISTRI DELLA CULTURA NEL GIRO DI UN MESE”
“ARRIVA AL MINISTERO DOPO IL CICLONE BOCCIA E LUI CHE FA? INVECE DI ASPETTARE CHE PASSI LA TEMPESTA, SI METTE A FARE CASINO: LICENZIA IL CAPO DI GABINETTO E LO SOSTITUISCE CON UNO PROVENIENTE DA UN’ALTRA GALASSIA E CHE LO METTE SUBITO IN IMBARAZZO PER I SUOI FAVORITISMI PRIVATI”
Che ce ne facciamo di uno cosi? Sarebbe già stato cacciato a pedate, ma sta ancora con le terga ben piantate sullo scranno del MiC per il semplice motivo che sarebbe una vera figura di m… cambiare due ministri della cultura nel giro di un mese.
Alessandro Giuli s’è fatto notare solo per le sue pose da dandy e per l’eloquio provocatoriamente forbito e criptico con il quale s’è presentato alla Camera: in realtà uno schiaffo alla democrazia parlamentare, perché un ministro deve assumere ben altro contegno davanti alla massima istituzione rappresentativa dell’Italia
Ma non è questo il punto. Il punto è che ha fatto più danni lui al ministero della Cultura in una manciata di settimane che uno stormo di cavallette in un campo di grano. Ma dico io… arriva al ministero dopo il ciclone Boccia e la tristissima ritirata di Sangiuliano e lui che fa?
Invece di aspettare che passi la tempesta e mettersi a lavorare in silenzio per salvare il lavoro del suo predecessore, invece insomma restituire credibilità e serietà a una istituzione screditata per colpa di una astuta manipolatrice e di un sessantenne in grisaglia che si credeva Alain Delon, si mette a fare casino come un branco di black bloc durante una manifestazione: licenzia il capo di gabinetto e lo sostituisce con uno proveniente da un’altra galassia e che lo mette subito in imbarazzo per i suoi favoritismi privati, al punto che anche questi è costretto a dimettersi.
Non contento di ciò, respinge pure al mittente le figure in sostituzione che gli vengono proposte da Palazzo Chigi. Così il ministro dandy può pure atteggiarsi a tipo “indipendente” e “libero” dai meccanismi del potere. In realtà è solo uno che s’è montato la testa e che vuole a tutti i costi imporsi come “personaggio” dell’Italia governata dalla destra.
Risultato? Quello che doveva essere il fiore all’occhiello della destra di governo (il ministero della Cultura), è diventato un circo equestre esposto allo scherno dei retroscenisti dei giornali di sinistra. Peggio di così non poteva andare.
Quanto al suo passato, basterà dire che il Divo Giuli è partito dal neopaganesimo evoliano ed è approdato al neoliberismo ferrariano (nel senso di Giuliano, che lo ha allevato al “Foglio” fino a farlo diventare condirettore).
Un’altra chiccha nella sua storia professionale è il libro che scrisse nel 2007 contro il rinnovamento della destra promosso a quel tempo da Alleanza Nazionale. Un libro livoroso quanto pieno di attacchi gratuiti a intellettuali e politici della destra che fu. Una vera goduria per la sinistra, tant’è che il volume fu pubblicato dalla casa editrice Einaudi. Questo il titolo: “Il passo delle oche”. Ma, leggendolo, risero pure i polli.
(da Il Secolo d’Italia)
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