ATREJU SENZA STELLE: C’E’ ABASCAL, SUNAK IN FORSE, NON CI SARANNO VON DER LEYEN E METSOLA
MELONI ALLA LARGA DAL PPE PER EVITARE GLI ATTACCHI DELLA LEGA… ALLA KERMESSE SOLO I REDUCI DA SCONFITTE ELETTORALI IN EUROPA
Pochi e alleati, già stabili e rodati. Nessuna espansione verso altre famiglie politiche, a cominciare dal Ppe. L’edizione 2023 di Atreju, in programma a metà dicembre a Roma, si annuncia a dir poco contenuta. Della scelta di Elly Schlein di declinare l’invito di Giorgia Meloni si sa. Ma alla kermesse di Fratelli d’Italia non parteciperanno nemmeno altre personalità di livello internazionale che pure, spiegano fonti del partito, “hanno un ottimo rapporto” con la premier. Nel weekend alcuni rumors indicavano la possibilità che Ursula von der Leyen e Roberta Metsola potessero essere le ospiti d’onore di Atreju. Non sarà così, apprende Huffpost da diverse fonti europee. La presidente della Commissione europea e la presidente dell’Eurocamera, esponenti di punta del Partito popolare europeo, non ci saranno per scelta politica di Meloni. Questo non vuol dire che FdI non sia pronta a sostenere la tedesca per un bis alla presidenza della Commissione europea dopo le elezioni di giugno. Al contrario: il sostegno c’è, il rapporto pure, ma per ora è meglio non farsi vedere troppo insieme. Motivo: il fuoco amico della Lega nella campagna elettorale già ben avviata anche nella stessa maggioranza di governo
È questo il ragionamento che ha portato la premier e i suoi a evitare di invitare von der Leyen e Metsola ad Atreju. L’idea è anche stata presa in considerazione, ma si è deciso di evitare perché sarebbe stato un boccone ghiotto per Matteo Salvini, che non aspetta altro che prove della ‘deriva’ moderata di Fratelli d’Italia per attaccare.
Ultimamente, per dire, la Lega ha preso di mira l’eurodeputato di Forza Italia Fulvio Martusciello per le sue dichiarazioni sul fatto che “nella prossima legislatura Forza Italia sarà comunque in maggioranza, sia nel caso di una maggioranza più spostata a destra sia nel caso di una maggioranza con le forze socialiste”. I leghisti non aspettavano altro. “Dopo anni di disastrose maggioranze tra popolari e socialisti che hanno fatto solo danni in Europa, stupisce che qualcuno già oggi, a circa sette mesi di distanza dalle elezioni europee, possa annunciare l’intenzione di far parte della maggioranza in Ue a prescindere da chi governerà, se centrodestra o centrosinistra – è la nota della delegazione al Parlamento europeo – Davvero qualcuno pensa non ci siano differenze, tra uno schieramento e l’altro? Al contrario di altre forze politiche che sembrano suggerire fin da subito inciuci o accordi contronatura, la Lega ha le idee ben chiare e sa da che parte stare, coerente con i propri valori, con le proprie idee e con le proprie battaglie. Noi lavoriamo per un centrodestra unito in Europa, alternativo all’attuale maggioranza capitanata dai socialisti che amano tasse, austerità ed estremismi green. Noi mai con la sinistra”.
Al quartier generale del partito della premier di Giorgia Meloni è scattato già l’allarme. Il rischio è di finire sotto il tiro di Salvini e dei suoi, pronti a scatenare l’inferno contro gli inciuci con la sinistra nel post-europee. È infatti probabile che, dopo il voto, la premier si ritrovi a sostenere il bis di von der Leyen alla presidenza della Commissione europea insieme al Ppe e insieme ai Socialisti&Democratici, che, malgrado tutti i malumori accumulati per il posizionamento troppo filo-israeliano della leader tedesca nell’ultima crisi mediorientale in corso, non hanno altre figure spendibili per un ruolo del genere. Dunque, è possibile che dopo le europee il gruppo dei Conservatori e riformisti si ritrovi a contrattare posizioni e nomine con l’attuale maggioranza formata da Ppe e socialisti. La Lega dovrà decidere se seguire le trombe elettorali del suo gruppo Identità e democrazia, formato da forze politiche che stanno all’opposizione e non al governo nei loro rispettivi paesi, come Marine Le Pen. Oppure se accomodarsi su una posizione più affine ad un partito di governo com’è il Carroccio in Italia oggi. Per ora il bivio produce solo una propensione agli attacchi degli alleati, da Forza Italia alla stessa premier
Da qui la scelta di lasciar perdere gli inviti alle personalità del Ppe per Atreju 2023. “Von der Leyen ha un ottimo rapporto istituzionale con Meloni, Metsola ha anche un ottimo rapporto personale con la premier – ci dicono fonti parlamentari europee – Entrambe sono del Ppe. Ma noi ora non abbiamo interesse a dare segnali che potrebbero essere letti come un avvicinamento nostro al Ppe oppure come uno schiacciamento al centro, che lascerebbe spazio a destra, alla Lega. Quindi continuiamo a lavorare bene con loro, ad auspicare un asse con il Ppe dopo il voto, ma senza dare segnali strumentalizzabili”.
Stringi stringi, il cerchio degli invitati si riduce alla ridotta degli alleati storici, che peraltro al momento non brillano di vittorie elettorali. Ad Atreju è confermata la presenza di Santiago Abascal, il leader dei nazionalisti spagnoli di Vox, reduci da un flop elettorale a luglio che ha impedito ai popolari spagnoli di ottenere una maggioranza per governare. Qualche giorno fa Meloni ha ricevuto Abascal a Roma, non una parola invece sul neonato governo socialista di Pedro Sanchez, in barba ai protocolli diplomatici tra gli Stati. Ad Atreju ci sarà un esponente dei sovranisti polacchi del Pis, ma sarà una figura minore, non il premier uscente Mateusz Morawiecki, battuto alle elezioni del 15 ottobre scorso dalla coalizione guidata dal moderato di centrodestra Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo ed esponente del Ppe. In forse la presenza di Rishi Sunak, il premier britannico con cui Meloni ha stretto quella che viene esibita come un’intesa politica nuova ma stretta. Incastri di agenda mettono a rischio la presenza a Roma dell’inquilino di Downing Street, si apprende. Nessun esponente di Fidesz invitato: se Meloni non può flirtare con von der Leyen, d’altro canto non può nemmeno farsi vedere con Viktor Orban, per non rovinare le pur utili connessioni con il centrodestra moderato a livello europeo.
Ad Atreju niente stelle e tutto in famiglia, come in un fortino in difesa piuttosto che in attacco.
(da Huffingtonpost)
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