AUTORICICLAGGIO, ECCO LA NORMA CIVATI: FREDDEZZA DAL PD
EMENDAMENTO PER INTRODURRE IL CARCERE FINO A 12 ANNI
Il testo dell’emendamento che introduce il reato di autoriciclaggio è pronto.
Nei prossimi giorni sarà presentato alla commissione Finanze della Camera, che da oggi comincia a esaminare il decreto governativo da convertire in legge sulla voluntary disclosure, cioè sulla collaborazione volontaria per far rientrare in Italia i capitali nascosti all’estero.
L’emendamento è stato proposto dai due parlamentari del Pd Giuseppe Civati e Lucrezia Ricchiuti, con l’idea di farlo diventare proposta comune di tutto il partito: per unire alla norma che favorisce il rientro dei soldi in nero anche quella che punisce chi ricicla o reimpiega i soldi illeciti dei suoi delitti.
Finora in Italia è punito soltanto chi ricicla denaro frutto di reati altrui.
L’autoriciclaggio era stato inserito nel decreto del governo Letta e poi stralciato, con l’intenzione di inserirlo in un altro pacchetto normativo
Caduto Letta, ora si tratta di trovare la strada per farlo diventare legge.
E la strada appare ancora assai incerta e accidentata
Il testo messo a punto da Civati e Ricchiuti modifica l’articolo 648-bis del codice penale (quello che punisce il riciclaggio) e dice: “È punito con la reclusione da 4 a 12 anni e con la multa da 5 mila a 50 mila euro chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie altre operazioni in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa”.
La formulazione attuale ha invece una “clausola di riserva” che punisce soltanto chi non abbia commesso, o non abbia concorso a commettere, anche il reato presupposto del riciclaggio.
Esclude insomma di perseguire chi ricicla i soldi provento di suoi stessi reati. Il testo dell’articolo prosegue: “Si applica la pena della reclusione da 2 a 8 anni e della multa da 2 mila a 25 mila euro se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto non colposo per il quale è stabilita la pena della reclusione non superiore nel massimo a 6 anni”.
Pene inferiori, dunque, a chi ricicla per esempio soldi frutto dell’evasione fiscale.
E infine: “La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di una professione ovvero di attività bancaria o finanziaria. La pena è diminuita fino a due terzi per chi si sia efficacemente adoperato per assicurare le prove del reato e per evitare che l’attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori. Si applica l’ultimo comma dell’art. 648”.
Premio dunque per chi collabora a far scoprire i soldi sporchi e aggravio di pena invece per chi ricicla come professionista: così cadrebbe definitivamente l’impunità dei fiduciari e dei banchieri che si nascondono dietro il loro ruolo “tecnico” e si aprirebbe la possibilità di incriminare per riciclaggio anche le società che lo realizzano, comprese le banche e le fiduciarie.
Questo testo recepisce le proposte fatte dalla commissione presieduta dal pm milanese Francesco Greco
Quale sarà il destino di questo emendamento? Dipende dalle decisioni del governo.
Ci sono voluti molti giorni prima che il presidente del Consiglio Matteo Renzi affrontasse il problema : non una parola sui temi della criminalità economica nei suoi discorsi d’investitura alla Camera e al Senato, non una risposta alle domande sull’autoriciclaggio sollevate venerdì scorso da questo giornale, Renzi ha preso di petto l’argomento soltanto rispondendo a Roberto Saviano, domenica, su Repubblica.
Le organizzazioni criminali, ha scritto il presidente del Consiglio, sanno “di non rischiare molto sul piano penale, anche perchè nel nostro codice manca il reato di autoriciclaggio. Il paradosso di un estorsore o uno spacciatore di droga che non viene punito se da solo ricicla o reimpiega il provento dei suoi delitti sarà superato con assoluta urgenza attraverso l’introduzione del delitto di autoriciclaggio. In questo senso, aggredire i patrimoni mafiosi può essere una delle grandi risposte che il governo è in grado di dare, dal punto di vista economico, per fronteggiare la crisi. Una giustizia più veloce, più efficace da questo punto di vista, è uno degli strumenti che possiamo mettere in campo come Paese per uscire dalla situazione economica in cui ci troviamo”.
Dopo questa netta presa di posizione, resta però da vedere come il reato di autoriciclaggio sarà inserito nel codice e quando scatterà la proclamata “assoluta urgenza”.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che proviene anch’egli dal Pd, si dichiara favorevole all’introduzione di quel reato, ma si chiede quale sia la strada più rapida ed efficace.
“Si potrà inserire come emendamento nel decreto sulla voluntary disclosure”, ha dichiarato al Fatto quotidiano, “oppure potremo presentare un nuovo disegno di legge, da far correre in corsia preferenziale, che contenga quattro o cinque articoli: uno sull’autoriciclaggio e gli altri sull’accelerazione del passaggio dal sequestro alla confisca dei beni frutto di reato. Le due strade possono essere percorse entrambe, possono anche correre parallele, e non so quale delle due potrà arrivare prima alla meta”.
Il capogruppo del Pd nella commissione Finanze della Camera, Marco Causi, tende invece a escludere che nei lavori ripresi oggi possa trovar spazio l’emendamento Civati. “Su questi temi è già al lavoro la commissione Giustizia che preparerà un testo più complessivo, che tenga conto di tanti contributi e anche dell’emendamento Civati”. Conclusione: tutti a parole d’accordo, ma l’introduzione dell’autoriciclaggio sembra un gioco dell’oca di cui ancora non si vede la casella d’arrivo.
Gianni Barbacetto
(da “il Fatto Quotidiano“)
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