INTERVISTA A MARINI: “NON SI VIVE NEL PASSATO, MORIRE SOCIALDEMOCRATICI E’ UNA FINE NOBILE”
L’EX LEADER DEL PPI SCONFESSA I SUOI EX COMPAGNI DI PARTITO: “UNA SCELTA DIBATTUTA PER MOLTO TEMPO”
Sarà stato pure un approdo brusco, celebrato con una certa fretta da Matteo Renzi. Eppure, il matrimonio tra Pd e Pse trova in Franco Marini uno sponsor convinto.
«Era una scelta inevitabile », sostiene l’ex Presidente del Senato.
Nonostante i malumori di alcuni Popolari: «Non possiamo vivere nel passato, che pure fu positivo».
Il padre nobile dei popolari sostiene la scelta di Renzi, mentre alcuni ex Ppi protestano.
«Capisco la loro tensione, l’ho sentita anche io. Ma era una scelta fondamentale, la fine di un lungo percorso. Non capirei, invece, appunti di altra natura, più strumentali».
È un paradosso che lei faccia questo favore a Renzi. Il premier affossò la sua candidatura al Colle…
«Ma no, cosa c’entra? Io e Renzi siamo, come dire, dialettici… Io questa sua accelerazione la comprendo. C’era un’opportunità e l’ha colta al volo, in vista del semestre europeo. Per tentare di rivedere le modalità di abbattimento del debito, non calcolare nel deficit le spese per gli investimenti e completare l’unione bancaria».
La svolta si è compiuta con una direzione lampo.
«La riunione della direzione può essere sembrata un po’ superficiale. Forse si poteva chiudere il percorso in modo più solenne. Ma sa perchè non sono intervenuto? Perchè ho seguito il dibattito fin dai tempi della Margherita».
Un lungo travaglio, Presidente.
«Dal 1995 stavamo con il centrosinistra, in Italia. In Europa eravamo nel Ppe. Restammo per un po’, con i conservatori inglesi e Berlusconi… Si trattò di una convivenza contraddittoria, complicata, scomoda».
Il percorso si complicò anche negli anni successivi.
«La discussione andò avanti quando nacque il Pd. Poi, in Europa nel 2009, è nato il gruppo dei socialisti e dei democratici. Non sottovaluto quel passaggio, si decise di lasciare spazio all’autonomia e alla cultura che vogliamo coltivare. E poi la linea della Merkel è duramente conservatrice, il Ppe non risponde alle nostre ragioni politiche».
In Ue, però, i cattolici presidiano il fianco conservatore.
«Ma l’Italia è l’Italia. E questo passaggio divenne inevitabile con la fine della Dc e la definizione del bipolarismo. Tentammo di tenere in vita la continuità della Dc, ma con i Popolari prendemmo nel 1994 l’11%. Martinazzoli prese atto del fallimento. Si divisero anche i dirigenti. Se si tiene conto della complessità della Dc, era ineluttabile e non spregevole che ci fosse chi voleva finire accanto ai conservatori di FI».
Socialdemocratici, d’ora in poi.
«Il Ppe e il Pse non rispondono più alla logica della loro nascita, alcuni ex Ds addirittura dicono che non sono mai stati comunisti… . Se poi facciamo riferimento alle prime lotte sociali, alle leghe rosse e bianche, vediamo chele esperienze non sono così lontane dalla dottrina sociale della Chiesa. Dicono: vogliamo morire con i socialdemocratici? Dico che sarebbe una morte nobile».
Alcuni cattolici del Pd potrebbero inorridire, Presidente.
«Anche i loro valori sono la libertà e la centralità della persona, la giustizia sociale, l’economia sociale di mercato. Sono i principi fondamentali delle democrazie cristiane più avanzate ».
Intanto alcuni Popolari rompono con Cuperlo.
«L’unica cosa che non si può dire è che i popolari abbiamo poco ruolo nel Pd. Così sarà anche in Europa. Una terza via non c’è, nè esiste la volontà di questi amici che protestano di lasciare il Pd. Non condivido ma posso capire la loro insofferenza, la cosa che mi pare incomprensibile sono le critiche a Cuperlo».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply