“AUTORITARIO E MANESCO”, UN PASSATO VICINO A FORZA NUOVA
CHI E’ ANDREA PELLEGRINI, IL POLIZIOTTO CHE HA TORTURATO HASIB… HA SVARIATO PRECEDENTI, ANCHE UN FURTO NEGLI USA…”HA AGITO IN SPREGIO DELLA SUA FUNZIONE PUBBLICA”
Un passato tra le fila della squadra mobile, poi un’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio e anche un arresto dall’altra parte dell’oceano per un furtarello in un supermercato. Quindi un procedimento disciplinare e il successivo trasferimento in un commissariato di frontiera, a Primavalle. Andrea Pellegrini, il poliziotto arrestato per aver torturato Hasib Omerovic, ha cinquant’anni e una carriera che assomiglia a una parabola discendente.
Romano, l’uomo è entrato in polizia da giovane. Sposato, con due figlie, una nata da poco, è stato per quattro anni presidente dell’associazione Gli angeli di Malindi che si occupava della tutela dei minorenni. Scondo l’avvocato che lo difende, il penalista Remo Pannain la sua vita è stata sempre improntata alla difesa dei più piccoli.
Dal suo profilo social, in cui si alternano scatti con la moglie e con le figlie a quelli da lui stesso realizzati durante i concerti di Vasco Rossi e Ligabue, emergono anche immagini dal passato.
Un congresso di Forza Nuova, nel 2014, bandiere di gruppi ultranazionalisti polacchi. E, tra una foto in palestra e altre con la pistola in pugno, spunta anche uno scatto che lo ritrae con la maglia dei Bope di Rio de Janeiro, le forze speciali che operano nelle favelas.
Carattere autoritario e interventi muscolari sono stati sempre i suoi tratti distintivi. Qualche collega ricorda di quando andava in giro raccontando di aver picchiato un pedofilo, altri hanno raccolto aneddoti sulla sua seconda attività di investigatore privato, un lavoro di cui si vantava dicendo di aver sparso cimici e gps in alcune macchine.
Classe 1972, già da tempo aveva mostrato quello che adesso il giudice descrive come “spregio della funzione pubblica svolta”. Perché l’autoritarismo si è trasformato in “previcacia” e gli interventi energici sono sfociati in “un’incapacità di autocontrollo”: “risulta che Pellegrini è aduso a comportamenti aggressivi nell’espletamento delle attività di servizio”, dicono i magistrati.
Al di sopra delle regole, e non solo nel modo con cui intendeva fare il suo lavoro. Era stato costretto a lasciare la squadra mobile quando era stato accusato di aver rivelato notizie che dovevano rimanere segrete. Una volta è stato anche beccato mentre rubava da un supermercato, in Florida.
Arrestato e rilasciato su cauzione, è tornato in Italia e ha continuato a lavorare per la polizia. Ma Pellegrini, per i colleghi, non era un uomo da sorvegliare, anzi da rispettare. “È sempre un superiore”, provano a giustificarsi quanti lo hanno coperto, anche depistando le indagini
Un poliziotto indagato ha anche ricordato “l’atteggiamento tenuto da Pellegrini nei suoi confronti, volto a influenzarlo nel caso avesse avuto intenzione di riferire qualcosa circa l’accaduto, dicendogli che sarebbe stato meglio non riferire in merito allo sfondamento della porta”. Così è stato, fino a quando sui giornali non è stata pubblicata la vicenda e gli indagati hanno vuotato il sacco scaricando Pellegrini e raccontando delle torture che hanno portato Hasib a gettarsi dalla finestra.
(da La Repubblica)
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