BABY SQUILLO PARIOLI: I CLIENTI RIMARRANNO ANONIMI
NIENTE NOMI DI CHI PAGAVA LE RAGAZZINE IN CAMBIO DI SESSO…LA PROCURA DI ROMA SMENTISCE I PATTEGGIAMENTI
L’unica cosa certa, nella vicenda delle baby squillo ai Parioli, è che sta per calare definitivamente il sipario sullo scandalo che ha messo a soqquadro famiglie e salotti.
Nell’arco di due o tre giorni il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristina Macchiusi comunicheranno al gip la chiusura indagine per gli otto indagati coinvolti nel primo filone dell’inchiesta sullo sfruttamento di otto ragazze.
Tra loro le ormai famose Azzurra e Serena (nomi di fantasia), uniche minorenni del giro gestito dal pusher Mirko Ieni e dal socio Nunzio Pizzacalla.
Due sfruttatori, due clienti, un sedicente investigatore privato, un commercialista dedito alla diffusione di filmati pedopornografici, la madre di una delle ragazzine andranno a processo e, per quel che ne sappiamo, il cerchio si chiude qui.
I clienti sono un discorso a sè, a che serve bruciare dignità e carriere, distruggere la quiete di famiglie?
“A noi interessa soltanto accertare e perseguire il reato”, afferma un investigatore che ha subìto quest’inchiesta come un dramma personale.
Così, a parte lo sfortunato Mauro Floriani, il primo a essere bruciato nel falò mediatico in quanto marito di Alessandra Mussolini, e di pochi altri la cui posizione è tutta da vagliare, mettiamoci pure il cuore in pace: nessuno forse conoscerà il nome dei 52 clienti sorpresi nello scantinato dei Parioli.
Nessuno chiederà loro, in un’aula di tribunale: “Quante volte, dottore?”.
Proteggere l’anonimato dei clienti, accomunati da comune reato di prostituzione minorile, che poi vuol dire aver fatto sesso a pagamento con minori dai 14 ai 16 anni (al di sotto di questa fascia scatta l’accusa di violenza sessuale), è considerato al primo piano della Procura di Roma una scelta di civiltà .
Scelta che certamente farà discutere perchè a uscire marchiate per sempre da questa turpe storia ci sono comunque Azzurra e Serena.
Molti ai Parioli sanno chi sono, dove abitavano e che scuola frequentavano le due ragazzine. Con loro nessuno sconto di pena; intercettazioni e interrogatori integralmente pubblicati, sappiamo tutto di loro, anche i tatuaggi più segreti.
Quanto al resto tutti i particolari in cronaca. Due pesi e due misure?
Certamente non si poteva andare avanti in questo modo, dicono in procura, con pagine intere di giornali (quotidiani nazionali e non riviste pornografiche) alle prese con dettagli scabrosi su prestazioni sessuali e relativi costi.
Il tutto accompagnato da foto ammiccanti di ragazze desnude, e quel che peggio da ipocriti commenti moralistici.
E se qualcuno poi si suicidava, e chi si faceva carico di proteggere dal trauma i figli adolescenti? Niente liste di proscrizione dunque.
Anzi per proteggere l’anonimato si è escogitato un sistema macchinoso ma intelligente, reso possibile dal fatto che nessuno dei 52 clienti è stato arrestato
E questa in definitiva è stata la prima scelta.
Per ciascuno di loro, Floriani compreso, sono stati confezionati singoli procedimenti giudiziari, piccole scatole chiuse da un fiocchetto all’interno delle quali troviamo intercettazioni e interrogatori, noti soltanto ai medesimi e ai rispettivi avvocati, che mai in tal modo saranno a conoscenza della posizione dei coimputati.
Ognuno risponde per sè e dio per tutti, per ognuno a seconda delle responsabilità sarà scelta la via da seguire: patteggiamento, rito abbreviato, processo immediato.
Tutto si svolgerà in modo riservato in una fase pregiudiziale, secondo quanto il codice prevede. Inutile dire che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quello dell’ingegner Andrea Cividini, alto dirigente di Bankitalia, responsabile informatico di Palazzo Koch, il cui nome è finito sui giornali per una telefonata partita dal suo telefono aziendale accessibile a molte persone.
Dopo aver rischiato il licenziamento Cividini è riuscito fortunatamente, a dimostrare la sua estraneità al circuito di Bacheca incontri.
“Casi del genere non si ripeteranno”, è la linea della procura che smentisce l’avvio di patteggiamenti con un quinto degli imputati. Solo contatti informali con avvocati.
Destituita di fondamento è anche la notizia che possano bastare 40 mila euro per ottenere sanatorie. Notizia che ha fatto saltare su una sedia Sandra Zampa deputata Pd e vicepresidente della commissione Infanzia: “Nessuno sconto di pena per chi sfrutta la prostituzione minorile”, ha tuonato. Ma un cliente non sfrutta, semmai usufruisce, è soltanto un utilizzatore finale, ben lo sappiamo.
Speriamo che nessuno di loro, forte dell’anonimato, decida di riprovarci.
Rita Di Giovacchino
(da “il Fatto Quotidiano”)
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