BACIONI A FIRENZE: IL POLTRONIFICIO DI RENZI & BOSCHI
LA GEOGRAFIA DEL POTERE CHE HA TRASLOCATO A PALAZZO CHIGI E DINTORNI NASCE TUTTA IN TERRA DI TOSCANA…. NON A CASO LI CHIAMANO IL GIGLIO MAGICO
Dalla Leopolda al Governo. Chi è rimasto al fianco di Matteo è stato premiato.
Da uomini del rottamatore, sono poi diventati normalizzatori di un Pd che è sempre molto più Margherita, molto più centro che sinistra.
Ma di rivoluzionario c’è rimasta la vecchia stazione Leopolda, i panel e le slide. Insomma, l’impressione di essere proiettati in un mondo politico del futuro e che nella realtà è molto attaccato al passato.
Molto governativo. Ma con accento fiorentino.
Tanto che le persone al suo fianco sono state ribattezzate “giglio magico”.
Ma quasi nessuno è del capoluogo: arrivano tutti dalla provincia. Come lo stesso Matteo da Rignano sull’Arno, paesello alle porte di Firenze Sud che guarda la provicnia di Arezzo.
Giannizzeri e nani Il consigliere più fedele di Renzi è Luca Lotti.
Siede nel cda della fondazione Open, cassaforte personale di Renzi, e nei palazzi cura i rapporti più delicati: forze dell’ordine, servizi segreti e il livello riservato degli uffici romani.
Oltre ad avere la delega fondamentale per chi ha fatto della comunicazione la sua fortuna: quella all’editoria.
La professione riconosciuta è infatti quella di sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’editoria.
Vuol dire tenere in pugno i giornali: è lui, e il suo dipartimento, che aprono o chiudono i finanziamenti pubblici agli editori.
Nato il 20 giugno 1982 a Empoli, vive a Montelupo Fiorentino, una cittadina di 13.000 abitanti a 22 chilometri da Firenze. Figlio del primo direttore della banca di Cambiano Marco Lotti e nipote del terracottaio Gelasio, Luca è cresciuto a Samminiatello, piccola frazione di Montelupo.
Il nonno prima e il padre poi hanno dedicato buona parte della vita alla tutela della terracotta. Luca si è fatto affascinare prima dal calcio, allenando la squadra femminile del paese, e poi da Renzi.
Le grandi passioni della sua vita sono queste. Altre non se ne conoscono pubblicamente.
Nel 2004, quando Matteo sbarca in Provincia, lo porta con sè come capo del suo staff. Nel giugno del 2009 Lotti è eletto in consiglio comunale a Montelupo, ma in quella stessa tornata elettorale Renzi diventa sindaco di Firenze e lui lo segue di nuovo.
Il 1° luglio 2009 è assunto a chiamata come responsabile della segreteria del sindaco, e nove giorni dopo, il 10 luglio, lo segue la moglie Cristina Mordini, impiegata nello stesso ufficio.
Quando Renzi conquista il Pd, Lotti lo segue nella segreteria nazionale, diventando responsabile dell’organizzazione e coordinatore.
Renzi premier? Lotti sottosegretario.
La sua carriera politica è dunque interamente scandita dalla benevolenza dell’amico Matteo. Non è l’unico.
Altro protetto, cresciuto a pane e Renzi è Maria Elena Boschi.
Anche lei inserita nel cda della fondazione Open, di cui è ancora oggi direttore generale.
Nel 2009 lei sosteneva, insieme a Francesco Bonifazi, l’avversario alle primarie di Matteo: il dalemiano Michele Ventura.
Ma poi, con Bonifazi, è salita sul carro del vincitore. Oggi è più realista del reuccio.
E Renzi l’ha premiata. Prima nominandola in una controllata del Comune, poi ministro. Una fulminante carriera.
Anche lei, comunque, ha un suo gruppo di potere ben strutturato. Uomo cardine della sfera Boschi è l’avvocato Umberto Tombari, il professionista che ha battezzato verso la pratica legale una giovane Maria Elena ancor non folgorata dalla politica.
Nel suo studio la ragazza, appena laureata, svolse la pratica.
E Tombari, nei giorni del massimo splendore renziano, lo scorso maggio, è diventato presidente dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze.
Un ruolo che, nel capoluogo toscano, vuol dire dirigere il potere come un vigile urbano fa col traffico.
Classe 1966 Tombari è legato anche a Renzi: fu l’attuale presidente del consiglio che gli chiese di guidare la partecipata del Comune Firenze mobilità .
Una società chiave nella gestione delle casse fiorentine pari alla Firenze Parcheggi che aveva come amministratore delegato Marco Carrai, oggi anche lui nel cda dell’Ente cassa dove guida il comitato d’indirizzo.
L’avvocato ha cresciuto un’altra stella del firmamento renziano, Anna Genovese che è diventata commissario della Consob.
Nelle fila dei giovani e forti (e renziani) milita Filippo Bonaccorsi a cui il premier ha affidato la cabina di regia del Miur per ristruttura 21.230 scuole italiane e un pacchetto da un miliardo di euro da gestire.
Fratello della deputata renziana e componente del consiglio di vigilanza Rai Lorenza Bonaccorsi, il 46enne Filippo, dirigente in Provincia e poi ex assessore della giunta Renzi, è un avvocato un po’ ragioniere e un po’ sceriffo a cui piace lo scontro frontale.
Nel 2011 Bonaccorsi mostrava i denti ai sindacati confederali riuscendo a privatizzare l’Ataf, l’azienda del trasporto pubblico fiorentino.
Altra pedina fondamentale del giglio magico è Antonella Manzione.
Da capo dei vigili di Firenze e direttore generale del Comune toscano a responsabile del dipartimento degli affari giuridici di palazzo Chigi.
In passato aveva ricorperto lo stesso ruolo di capo dei vigili anche a Livorno, ma in quel caso la sua stella non è che brillasse come oggi. La ricordano come un’onesta impiegata. Nulla di più.
Sorella di Domenico Manzione, ex magistrato e oggi sottosegretario agli Interni, per essere portata nel Palazzo Renzi ha dovuto imporla alla Corte dei Conti: la magistratura contabile, infatti, aveva bocciato l’incarico di Manzione a capo del dipartimento affari giuridici e legali di Palazzo Chigi perchè non aveva i requisiti. L’incarico quindi è stato “congelato” ma Renzi, in risposta, lo ha confermato mandando un nuovo contratto alla Corte dei Conti.
Imposta dunque nel cuore normativo del Governo, Manzione è uno dei dirigenti di massima fiducia dell’ex sindaco.
Meno traumatico lo sbarco di Tiberio Barchielli, fotografo di fiducia del premier nonchè originario di Rignano sull’Arno, alla presidenza del Consiglio, insieme a Filippo Sensi, ex vicedirettore di Europa e massimo esperto di comunicazione politica, fine stratega che adora agire dall’ombra da quando era assistente di Francesco Rutelli. Sensi è l’unico a non essere renziano dalla prima ora nè toscano.
Per il resto, anche le nomine, sono tutte dirette sul nucleo del giglio magico. L’avvocato del premier, per dire, Alberto Bianchi, tesoriere della fondazione Open, è stato nominato nel Cda di Eni.
Mentre il suo commercialista, Marco Seracini, fondatore della prima associazione che si è occupata di raccogliere fondi per finanziare l’ascesa renziana (la Link, creata nel 2007 e tra i cui fondatori figura anche Simona Bonafè) è stato inserito nel Cda dell’Enel.
L’elenco sarebbe realmente infinito. Disegnando l’intero sistema di potere renziano con incarichi e nomine assegnate ad honorem per amicizia e rapporti personali, emerge una sorta di albero genealogico in stile nobiliare al cui vertice c’è ovviamente il novello principe Mattteo e scendendo si trovano i suoi fedelissimi, parenti, amici, e parenti e amici dei fedelissimi. Come Lotti e la moglie.
Intrecci economici
Questo per quanto riguarda le poltrone politiche. Poi ci sono gli intrecci economici e finanziari.
E di questi se ne occupa per conto del principe il fidato Marco Carrai.
Basti dire che lo scorso settembre al suo blindatissimo matrimonio, con Matteo testimone di nozze, tra gli invitati c’era Michale Leeden, l’uomo dei servizi segreti americani già consigliere di Reagan, e Fabrizio Viola, ad di Monte dei Paschi di Siena. E molti altri. Carrai porta a Renzi i finanziatori.
“Gli si dice: c’è uno bravo che ha bisogno di aiuto”, ha spiegato al Fatto mesi fa Carrai ricostruendo come è riuscito a raccogliere in pochi anni 4 milioni di euro per sostenere negli anni le campagne elettorali di Renzi.
Quattro milioni di cui meno della metà si conosce la reale provenienza. Perchè la trasparenza è come la meritocrazia: concetti da usare come slogan ma a cui poi si preferisce la fedeltà e l’amicizia.
Tra gli imprenditori amici del premier c’è anche Nerio Alessandri, patron di Technogym, fabbrica per attrezzi da palestra, l’ideologo e proprietario della catena di ristoranti Eataly, Oscar Farinetti e l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne.
Emiliano Liuzzi e Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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