BERLUSCONI ALL’ATTACCO DEI PM: “A MILANO VOGLIONO UN CRAXI 2”
CSM: “A RISCHIO L’INDIPENDENZA”…IL PROCESSO RUBY ACCELERA, GHEDINI SI LAMENTA
Nessuna tregua, il processo Ruby continua a ritmo serrato, togati e laici del Csm si schierano coi giudici dei processi Berlusconi, il Pd pronto a votare l’eventuale arresto e comunque l’ineleggibilità del leader Pdl.
E i berlusconiani impugnano di nuovo l’ascia, tornano a rispolverare l’Aventino domani in aula e a confermare la piazza anti pm del 23 marzo.
Silvio Berlusconi – che resterà anche oggi al San Raffaele – non si era fatto illusioni dopo l’intervento di Napolitano di due giorni fa.
Predicava cautela e ieri non ha potuto fare a meno di confermare ai suoi: «Avevo ragione io, non si fermeranno, mi vogliono in galera e fuori dal Parlamento».
E il partito è una miccia accesa pronta a esplodere.
Lui la infiamma con un’intervista a Panorama e in serata un bellicoso Angelino Alfano – nonostante la fumata bianca in corso e l’attesa generale per l’apparizione del nuovo Pontefice, Francesco I – in una nota attacca: «Il Pdl è determinato a reagire con tutte le forze contro questo disegno di inaudita gravità ».
Timore neanche tanto velato del Cavaliere è che Pd e grillini si preparino all’«agguato» in caso di richiesta di arresto da Napoli (tanto più dopo la sortita di Migliavacca), nonostante le smentite di quella procura.
Il problema non è solo Napoli ma anche Milano.
Ieri il Tribunale del processo Ruby ha riconosciuto i problemi di salute dell’imputato Berlusconi.
Ma le nuove udienze sono state fissate per lunedì e poi a ritmo serrato il 20, il 21 e il 25 marzo.
La difesa di Ghedini e Longo bolla il calendario come «cosa fuori dal sistema», «grave», comunque in rotta con quanto «auspicato» da Napolitano.
Giorni che in via dell’Umiltà riconoscono come cruciali per le consultazini e le trattative sul nuovo governo.
Come se non bastasse, in una dichiarazione congiunta consiglieri togati e laici vicini al Pd del Csm si sono schierati coi magistrati dei processi a Berlusconi.
Le «gravi vicende accadute nel Palazzo di giustizia di Milano – scrivono – pongono a rischio l’indipendenza dei giudici nelle decisioni che solo a loro spetta assumere ». Clima da scontro frontale, istituzionale, finale.
Beppe Grillo, dal suo blog, ci mette del suo: «Povero Paese, dove un presidente della Repubblica invece di andare in prima serata in televisione a condannare un atto eversivo di portata enorme come la triste sfilata di parlamentari negli uffici giudiziari, riceve Alfano al Quirinale il giorno dopo ».
E in questo clima si inserisce l’intervista concessa da Berlusconi a Panorama, anticipata giusto ieri.
«I ripetuti comportamenti di parte della magistratura non sono più tollerabili – è l’affondo – Si è trasformata da ordine dello Stato in potere assoluto, onnipotente e
irresponsabile».
E ancora: «Corre voce che nel palazzo di giustizia di Milano si parli senza vergogna di una “operazione Craxi 2”.
Non sono riusciti a eliminarmi con le elezioni, ci riprovano con l’uso della giustizia a fini politici».
E se «questo sistema non cambia», rincara in serata il segretario Alfano al termine di una giornata calda, «difenderemo con maggiore determinazione, in ogni sede legittima, i principi di libertà e il nostro leader Berlusconi».
La promessa di placare i toni, fatta il giorno prima al Colle, è già archiviata.
Alla Camera intanto deputati Pdl in rivolta contro l’ipotesi di Brunetta capogruppo, per volontà del capo, e tornano a ballare i nomi di Lupi e di Capezzone.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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