BERLUSCONI: “DOBBIAMO UCCIDERE IL BAMBINO IN CULLA”, FINI: “SALGA AL QUIRINALE E SI DIMETTA, POI VEDIAMO COSA SUCCEDE”
IL PREMIER HA PAURA CHE FINI AUMENTI I CONSENSI E SI ORGANIZZI SUL TERRITORIO, MA AL TEMPO STESSO TEME SIA NAPOLITANO CHE LE ELEZIONI… FINI LO ASPETTA AL VARCO DEL PROCESSO BREVE… I NUMERI PER UN GOVERNO TECNICO POTREBBERO TROVARSI
Silvio non vorrebbe dare nè tempo nè spazio a Fini: i parlamentari di “Futuro e Libertà ” dovevano essere solo 10 e sono diventati 45, vatti a fidare dei caporali di giornata dell’ex An che lo avevano assicurato.
Silvio ha passato gli ultimi giorni a cercare di tamponare la falla delle fuoriuscite, promettendo mari e monti a tutti, ma i risultati sono sconcertanti. Molte offerte per entrare nel consiglio di amministrazione della premiata ditta aziendale forzaleghista sono state respinte al mittente: non solo non ha recuperato finiani, ma sta per perdere una decina di forzisti.
I sondaggi danno il Pdl in caduta libera e Fini avanza numericamente nel Paese e in parlamento: che fare?
La battuta fatta dal premier a uno dei tanti vertici di partito e che gira alla Camera “dobbiamo uccidere il bambino nella culla”, esprime più preoccupazione che determinazione.
E’ vero che Fini ha dimostrato, con l’astensione sulla mozione di sfiducia a Caliendo, che la maggioranza non c’è più (299 voti contro i 316 necessari), ma soprattutto che essa adesso diventa soggetta ai voleri di Fini.
Se a settembre Fini fa passare qualche legge, come ci si può dimettere?
E se decide di non votare ad esempio il processo breve, l’argomento del contendere e della rottura diventerà quello che deciderà Fini, non Berlusconi. Col rischio che sulla legalità il premier ne esca con le ossa rotte, vista la sua propensione alle leggi ad personam.
Presentarsi dimissionario al Quirinale? Fini lo sfida: “Salga al Quirinale e si dimetta, poi vediamo cosa succede”.
Il presidente della Camera non molla: “rispetteremo l’accordo sottoscritto con gli elettori, votando a favore dei provvedimenti indicati nel programma, gli altri no”.
Non è lui che va fuori dal seminato, è Berlusconi.
E se Napolitano gli riaffida l’incarico e Fini lo vota, come ne esce?
Peggio ancora se il Capo dello Stato lo affidasse ad altri, verrebbe meno per lui lo scudo per sottrarsi ai giudici di Milano.
Fini qualche settimana fa disse una cosa interessante, sottovalutata da molti: “Di fronte alla possibilità di un governo isitituzionale o tecnico che permetterebbe ai parlamentari di portare a termine la legislatura (ovvero i 5 anni di stipendio e relativa pensione), evitanto nuove e costose campagne elettorali e possibili trombature, pensate che non sia in grado di portare via a Silvio almeno 30 deputati e senatori?”
Berlusconi non si rende conto che, di fronte alla certificazione del suo declino, sarebbero in molti nel Pdl a voltargli le spalle?
Non sappiamo se ci potrebbero essere i numeri per un governo tecnico, ma se dovessimo scommettere un cent lo faremmo per il sì.
E che dire delle voci che danno Fioroni, ex popolare, alla guida di un gruppo di 25 deputati tentati di dialogare con un terzo polo?
Che dire del nervosismo di Di Pietro che teme una emorragia di voti a sinistra coi grillini e a destra con Fini?
E la candidatura di Vendola che si pone in modo sempre più visibile, raccogliendo consensi nelle file della sinistra?
Ci sono troppi fattori in evoluzione per liquidare con il solito decisionismo di facciata il richiamo al voto a breve.
E’ ora che qualcuno spieghi a Silvio che ormai non decide più nulla.
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