BERLUSCONI HA TRADITO L’ELETTORATO PDL: ORA TOLGA IL DISTURBO PER IL BENE DEL PAESE
CON IL LODO MONDADORI PAGHERA’ PER TASSE EVASE SOLO 8,6 MILIONI INVECE CHE 173, CON IL PROCESSO BREVE NON VUOLE NEANCHE ANDARE IN TRIBUNALE: ERANO NEL PROGRAMMA DEL PDL ANCHE QUESTE LEGGI?… LO SCARICANO ANCHE GLI INDUSTRIALI E LA CHIESA: LA PAURA DELLE ELEZIONI LE HA SOLO LUI, NON CERTO UNA DESTRA VERA
La dimostrazione di cosa intenda questo governo per democrazia la si è avuta nelle ultime settimane: attacchi, ricatti, minacce, killeraggio mediatico. Chiunque non stenda il tappeto rosso all’incedere del sovrano e del suo instabile e arrancante giullare leghista viene sottoposto a pressioni indebite se non ad anatemi e accuse mediatiche.
Abbiamo visto i “pedalini della Libertà ” attaccare il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in fase preventiva: o Berlusconi forever o elezioni è il grido di battaglia.
Squallidi figuri che un tempo inneggiavano al “boia chi molla” della rivolta popolare di Reggio Calabria hanno mutato negli anni, per un piatto di lenticchie, quel motto in “boia chi molla la poltrona”.
Chi non si adegua finisce oggetto di dossieraggio di servizi presunti deviati, terminologia patetica per nascondere il fatto che tanto deviati non sono, visto che rispondono a un “padrone”.
Se fossero deviati avremmo visto saltare qualche testa, invece vediamo dirigenti inquisiti sedere sempre al proprio posto, come denunciato dal finiano Briguglio in sede di Copasir.
Quei giornali da barbiere vicini al premier dei cui articoli lui “non sapeva mai nulla” e che “aveva dato mandato di cedere” dedicano paginate non solo a Fini, reo di essersi ribellato al sultanato del “ciarpame senza pudore”, ma persino al singolo parlamentare in sospetto di finianesimo.
Hanno persino fatto la tabella dei finiani da impiccare e di quelli da mandare ai campi di rieducazione alle Cayman per recuperarli.
Da mesi parlano di riforma della giustizia, ma le sole leggi che vengono votate sono quelle ad personam per evitare ciò che fa un comune cittadino di fronte a un’accusa: presentarsi in tribunale e difendersi, per dimostrare la propria innocenza.
A maggior ragione un “uomo di destra” che è uso affrontare gli avversari a viso aperto e guardandoli negli occhi, non scappando per vergognose scorciatoie.
Siamo arrivati ad approvare una legge salva-Mondadori che permetterà alla casa editrice di proprietà della famiglia del premier di sanare con 8,6 milioni una multa per evasione fiscale del 1991 pari a 173 milioni, tutt’ora in contestazione.
Siamo giunti al controllo quasi completo dei Tg, con la Rai asservita al potere, notizie censurate o presentate in modo ambiguo.
A tanti servi, moralmente pezzenti, che inneggiano alla fucilazione dei dissidenti chiediamo: a che pagina del programma del Pdl sottoposto al voto elettorale erano queste leggi?
Quello per interderci cui “sta lavorando” in questi giorni il duo comico per predisporre i 4 quattro punti su cui chiedere la fiducia a metà settembre.
La realtà è un’altra: il programma elettorale è stato tradito da Berlusconi e la scissione dei finiani è stato solo un tardivo, ma apprezzabile atto di dignità per chi si richiama ancora a valori ed etica di destra.
Un governo forzaleghista, una coalizione aziendal-razzista, non ha nulla, ripetiamo nulla, a cui vedere con la tradizione, la cultura, le radici morali, sociali e politiche della destra europea.
Un governo con ministri e sottosegretari inquisiti per gravi reati corruttivi e contiguità con associazioni segrete o mafiosi nulla ha a che spartire con una destra che rispetta le istituzioni, la magistratura e le forze dell’ordine.
Un governo dove siedono ministri che insultano una parte del Paese, la bandiera italiana e l’unità dello Stato non esiste in alcuna parte del mondo.
Con un premier che dovrebbe solo vergognarsi ad accompagnarsi con certi condannati per finanziamento illecito al partito o a proporre come ministro degli Interni un condannato per resistenza a pubblico ufficiale.
E’ questo l’esempio che un governo di destra sa dare al Paese?
Ora l’uomo della bandana e quello della canottiera fissano da soli quattro punti del programma, come se fossimo nella repubblica delle banane.
Nessun confronto con i finiani, decidono proprio coloro che hanno fatto del governo una proprietà privata, sfasciando il Paese con una arroganza pari solo alla ignoranza politica delle regole su cui prospera una democrazia parlamentare.
Uno che reclama il processo breve, l’altro quattro sindaci: dei problemi degli italiani se ne fottono.
E non hanno neanche le palle di fare quello che avrebbe dovuto fare un governo dopo il voto su Caliendo: prendere atto che la maggioranza si è dissolta per “problemi politici” e andare da Napolitano a rassegnare le dimissioni.
No, vogliono andarci solo se Napolitano gli assicura la poltrona a vita, ovvero elezioni subito e con un sistema che permette a chi prende il 30% dei voti di arrivare ad avere il 55% dei parlamentari.
Ma che bella concezione della democrazia.
Salvo ogni giorno ringhiare che “gli altri hanno paura del voto”, come se gli italiani non capissero che se la stanno facendo sotto.
Sanno solo dire no a un governo tecnico, come se la Costituzione non esistesse e Napoltano non avesse il dovere di esplorare tutte le vie prima di dare il via libera alla consultazione elettorale.
E mentre persino Confindustria e la Chiesa criticano il governo, da parte del sultano e della sua corte di miracolati mai una autocritica, mai un esame di coscienza, mai una analisi dei propri errori.
Solo arroganza e presunzione.
Forza pedalini della Libertà e finti guerrieri celtici, andiamo a votare, ma prima togliete i vostri culi dalle poltrone della informazione, del sottogoverno, dei servizi segreti, dai ministeri da dove curate le vostre clientele.
E prima rifacciamo una legge elettorale che tuteli le minoranze e la democrazia.
Poi vediamo come riuscireste con un 40% scarso di voti a governare l’Italia.
O avete forse paura?
Allora restate al vostro posto fino a che Fini si divertirà a vedervi su una poltrona traballante e fino al momento in cui deciderà di staccarvi la spina.
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