BERLUSCONI: IL CASO RUBY FRENA LE RIFORME
VENERDI AL VIA L’APPELLO DEL PROCESSO… L’EX PREMIER PRONTO A METTERE DA PARTE GLI ACCORDI PRESI CON IL PD
Ancora una volta i guai giudiziari piombano sulle riforme. Impedendo a Silvio Berlusconi di dedicarsi alla politica. Di metterci la testa.
Altro che “presidenzialismo” su cui domani l’ex premier terrà una conferenza stampa. Altro che incontro con Renzi. Non solo non è stato fissato, ma da Arcore non è stata data nessuna indicazione ai pontieri sul “quando”.
Nella sua mente frulla altro: Ruby e Dell’Utri. Due angosce su cui da giorni è concentrato con i suoi avvocati. Distratto, di pessimo umore, tirato per la giacca da chi vorrebbe una parola definitiva sul “che fare” con Renzi, sulle riforme, sul partito, l’ex premier svicola, prende tempo.
Perchè nella testa ha davvero ben altro.
Stavolta Berlusconi ha davvero paura di finire sepolto vivo dalle inchieste. A partire da Ruby, il processo più temuto.
Venerdì inizia l’Appello a Milano, nel quale tornerà a vestire i panni infamanti dell’Imputato per concussione e prostituzione minorile. In primo grado, esattamente un anno fa, è stato condannato a sette anni più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Una pena durissima, che fa apparire uno scherzo l’interdizione per due anni comminata per la frode fiscale di Mediaset.
Ora l’Appello. I ben informati a corte sono certi che sarà un verdetto lampo. Questione di settimane.
Questione di mesi per il sigillo della Cassazione su cui, dopo Mediaset, Berlusconi ha smesso di avere fiducia.
Ecco perchè chi ha raccolto i suoi sfoghi racconta che il Cavaliere è “preoccupato, anzi terrorizzato”.
Già provato dai venerdì a Cesano Boscone, luogo di autentica tragedia umana di fronte al quale è impossibile rimanere insensibili, adesso vede solo nero.
Entro fine anno la sentenza definitiva che, nelle condizioni in cui si trova, rappresenterebbe la fine della libertà .
Perchè con un tale cumulo di condanne il rischio di pena detentiva sarebbe concreto. In ogni caso, essendo recidivo, perderebbe i benefici dell’indulto su Mediaset e scatterebbero dieci anni (7 di Ruby e i tre di Mediaset). Di fatto, la fine dell’agibilità politica sia pur limitata.
È questo l’incubo di fronte al quale le ore di sonno si sono drasticamente ridotte: “Lo fa impazzire — racconta una fonte in stretto contatto con lui — che il mercoledì gli si chieda di sedersi al tavolo delle riforme come padre della patria e che il venerdì sia imputato per reati infamanti col rischio di perdere la libertà in pochi mesi”.
Ma c’è anche l’affaire Dell’Utri a turbare le lunghe notti di Arcore.
Perchè “Marcello — racconta qualche parlamentare che lo è andato a trovare — si sente mollato e ferito dall’indifferenza del partito che pure ha contribuito a fondare”.
E perchè da sempre la procura di Palermo viene vissuta come ostile. E adesso che Dell’Utri è in carcere con una sentenza definitiva è chiaro che i pm si dedicheranno al patrimonio dell’ex numero due di Publitalia.
Fu proprio il governo Berlusconi e l’allora guardasigilli Alfano a rendere più dure le norme su “sequestro e confisca” dei beni dei mafiosi, inserendo il concetto di “ostensibilità ” delle misure cautelari patrimoniali non solo agli eredi ma anche ai “soci di fatto”: I “soldi – è il vecchio motto dei pm – una traccia la lasciano sempre”.
E qualcuno che condivide le angosce con Berlusconi teme che Scarpinato possa cogliere l’occasione per trovare il modo, partendo dal sequestro sui beni di Dell’Utri, di arrivare a Berlusconi. È chiaro che automatismi non ce ne sono.
Ma che tra i due ci siano stati rapporti economici non è un mistero.
Tanto che un procedimento è già aperto dal 2012, in relazione alla compravendita della famosa villa di Como.
In questo contesto si capisce perchè la riforma costituzionale sia l’ultimo dei pensieri di Berlusconi: “Riparliamone dopo il processo Ruby” ha ripetuto ai suoi in questi giorni.
Nelle parole qualcuno ha anche avvertito un risentimento soft contro il Pd, contro lo stesso Renzi, contro le istituzioni che non hanno mosso un dito.
Per questo, ora che il 20 giugno torna Imputato nel processo Ruby come sfruttatore di minorenni, non ha alcuna intenzione di comportarsi in questi giorni come padre della patria.
La conferenza stampa sul presidenzialismo è un modo per prendere tempo e distanze sul tema.
Poi la “profonda sintonia” tra Berlusconi e Renzi sarà minata da Ruby Rubacuori.
(da “Huffingtonpost”)
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