BERLUSCONI PENSA AL NOME NEL SIMBOLO, MA IL FIGLIO IN LISTA DIPENDE DAL 10 APRILE
IL CAV NON E’ PIU’ CAV… ANGOSCIA E PAURA LO PARALIZZANO…E QUELLA FRASE DI BETTINO: “IL PROSSIMO SARAI TU”
E adesso il 10 aprile fa davvero paura.
Quando Silvio Berlusconi accoglie lo stato maggiore del suo partito è un fiume in piena: “Io sono un cittadino che non ha fatto nulla contro il proprio paese, mi stanno facendo passare come un delinquente. Perseguiranno l’obiettivo di eliminarmi fino alla fine”. Già , fino alla fine.
Il Cavaliere non è più Cavaliere. E non solo come onorificenza. Per la prima volta sente sulla sua pelle la sensazione che il declino è iniziato. Personale. Politico.
Perchè il giorno dopo l’interdizione la frana di Forza Italia è iniziata.
Risuona, sinistra, nella sua mente quella frase che più volte gli disse Bettino Craxi da Hammamet: “Il prossimo sarai tu”.
Restano assai colpiti i capigruppo Brunetta e Romani, chiamati insieme a Verdini, Gianni Letta e Niccolò Ghedini a discutere di candidature per le europee a palazzo Grazioli.
Berlusconi li accoglie più come amici con cui sfogarsi e condividere l’angoscia del 10 aprile che come dirigenti del suo partito.
Adesso che la testa è fissa su quella data è tremendo pensare che da quel giorno non ci saranno più riunioni di questo tipo: “Non gliene frega niente delle candidature alle europee” racconta chi ha accesso a palazzo Grazioli.
Il punto di caduta sarà che i big saranno tutti candidati, a partire da Raffaele Fitto, perchè se non corrono quelli che hanno i voti si rischia grosso.
Ma per ora non si può dire, altrimenti viene depotenziata la battaglia simbolica su Berlusconi capolista.
Per questo l’ufficio stampa smentisce la notizia data dall’Ansa sui nomi dei capilista: Fitto al Sud, Tajani al centro, Brunetta nel Nord Est e Toti nel Nord Ovest.
Ma non è questa la priorità del Cavaliere. È la perdita della libertà l’unico pensiero. Ogni giorno è un passo verso la fine, umiliazione dopo umiliazione.
Ieri interdetto, oggi non più Cavaliere. Domani chissà : domiciliari o servizi sociali. Con l’impossibilità di parlare all’esterno, agire, fare la campagna elettorale.
È questo che condivide con i suoi. Perchè per la prima volta il “piano B” non c’è. L’unica certezza è la necessità di mettere il nome “Berlusconi” nel simbolo per evitare che si realizzi lo scenario che prefigurano i sondaggi riservati, con Forza Italia al 17 per cento: “Sotto il 20 — trapela da palazzo Grazioli – si disintegra il partito”.
Ma la certezza riguarda la necessità , non la realizzazione.
Il rischio è che vengano annullate un bel po’ di voti a causa di elettori che scrivono “Berlusconi” sulla scheda”.
La soluzione sarebbe mettere un Berlusconi in lista. E qui si complica tutto dannatamente.
Perchè l’ex premier vorrebbe tenere i figli alla larga della politica: “Io — ha ripetuto ai suoi — non voglio far passare a loro quello che sto passando io”.
Anche perchè la sola ipotesi di un Erede ha prodotto la grande faida.
Con quelli di primo letto che non vogliono Barbara, “la figlia di Veronica”, che è però quella che funziona di più.
E Marina, su cui pure il Cavaliere ha fatto i suoi sondaggi, non è spendibile nell’era Renzi.
In un clima tragicomico dalla Corte viene spifferato anche il nome di “Pier Silvio”, come soluzione “terza”.
La verità è che tutto dipende da come andrà il 10 aprile. La discesa in campo di uno dei figli è legata alla totale perdita di agibilità : domiciliari o servizi sociali “veri”, allora figli in campo.
Nella confusione del fine impero, ora che per la prima volta il marchio non garantisce tutti, parte la corsa a improvvisate scialuppe.
E così succede che una prudente come Mariastella Gelmini dichiari che un Berlusconi sarà in lista. Per essere smentita poche ore dopo da Giovanni Toti, all’uscita del vertice a Grazioli: “La famiglia ha sempre smentito e a me non risulta”.
C’è una confusa ansia di posizionarsi nelle mosse di un partito che teme il precipizio. Parole ripetute per decenni paiono aver perso appeal, tutto d’un colpo: “Continuerà a guidare i moderati” assicura Toti.
Ma da quelle parti sono troppo esperti di comunicazione per non capire che stavolta non è come le altre.
Renzi è giovane, dà l’idea di futuro, ha consenso.
Berlusconi ha il doppio di anni, appare come il passato.
(da “Huffingtonpost”)
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