BERLUSCONI PENSA CHE SIANO TUTTI SUOI MAGGIORDOMI: DA’ I SETTE GIORNI A LETTA CHE DOVREBBE ANCHE ABOLIRE IVA E IMU PERCHE’ POI IL PDL POSSA VINCERE LE ELEZIONI
IL CAVALIERE IMPEDISCE IL DIBATTITO INTERNO E FISSA PURE DA SOLO LA DATA DELLE ELEZIONI… LE COLOMBE OGGI PRENDONO TEMPO MA SI PREPARANO A UN LETTA BIS… LA RISPOSTA DEL PD: “PROPOSTA IRRICEVIBILE”
Non si sa se ridere o piangere: Silvio Berlusconi concede all’esecutivo altri sette giorni di vita, necessari per votare «la cancellazione della seconda rata Imu, la legge di stabilità , purchè non aumenti la pressione fiscale e lo stop all’aumento dell’Iva. Quindi- assicura – torniamo al voto e vinciamo».
Poi cerca di ricompattare i suoi dopo le polemiche esplose nelle ultime 48 ore con l’annuncio delle dimissioni dei ministri del Pdl. «I panni sporchi si lavano in famiglia, ma i ministri lo hanno fatto in buona fede, abbiamo chiarito. Per vincere dobbiamo assolutamente restare uniti. Non diamo all’esterno l’impressione che sta dando il Pd». «Ho deciso da solo nella notte, Forza Italia non è una forza estremista, lo spiegheremo ai cittadini che capiranno le nostre ragioni».
Resta da vedere cosa diranno cosa diranno Alfano e i quattro ministri «colombe» .
Nel Pdl sembra infatti tutt’altro che “sanato” lo strappo dei ministri e di quanti hanno preso le distanze dalla svolta estremista.
Ed è proprio su questa frattura che ha puntato le sue carte Letta, convinto che la nascita dal corpaccione berlusconiano di una costola moderata possa rivoluzionare la politica e portare ossigeno al suo governo.
Al momento comunque regna il caos nel Pdl, e i segnali che il Cavaliere lancia sono tutt’altro che univoci.
Nella riunione dei gruppi dapprima è parso conciliante, ha detto che tutto si è chiarito, ha respinto le dimissioni dei suoi parlamentari, ha assicurato che nel giro di una settimana si possono approvare i provvedimenti su Imu e Iva ma anche la legge di stabilità per poi andare alle elezioni anticipate.
Poi però ha chiuso a doppia mandata tutte le porte: «La nostra esperienza di governo è finita».
Il fatto è che il Cav si è trovato nella difficile condizione di conciliare l’inconciliabile sia a proposito del governo (tirando il freno dopo che la frittata era fatta), sia con i suoi, che alla fine si sono ritrovati intruppati da un capo poco democratico.
Fabrizio Cicchitto (il ribelle della prima ora) aveva infatti chiesto che si aprisse un dibattito nell’assemblea ma gli è stato messo il bavaglio.
E sempre Cicchitto ha voluto far emergere la contraddizione berlusconiana: «Vogliamo approvare in una settimana quei provvedimenti? Allora si deve votare la fiducia…».
Ribolle dunque il Pdl, al di là delle rassicurazioni berlusconiane. È lì che Letta spera di vedere uno spiraglio.
Se Enrico Franceschini definisce irricevibile la proposta di Berlusconi: “ci sono dei tempi precisi, non si può fare la legge di stabilità in una settimana” – a Palazzo Chigi si ragiona, invece, sul cammino parlamentare della crisi.
Enrico Letta sarà al Senato mercoledì mattina alle 9.30 e alla Camera dalle ore 16 per le comunicazioni sulla stituazione politica.
Il governo starebbe valutando se porre la fiducia. Il premier, spiegano fonti di palazzo Chigi, rimane fermo sulla necessità di un “chiarimento in Parlamento”, mentre “da definire” è ancora “la modalità tecnica”.
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