BERLUSCONI PESSIMISTA: “TEMPESTA A OTTOBRE, RENZI DA SOLO NON CE LA FARA'”
“NON CERCO POLTRONE”
«Renzi è un ragazzo scaltro e in gamba. Ma il peggio per lui arriverà a ottobre. Se ci sarà la tempesta dello spread, da solo non ce la farà a restare in sella».
Difficile da stabilire se dietro quel «da solo», infilato ieri in una frase su Renzi che Silvio Berlusconi pronuncia al telefono con alcuni della cerchia ristretta, si nasconda quel «salvacondotto» sull’economia che l’ex Cavaliere è pronto a offrire a Palazzo Chigi. Com’è difficile, ormai, stabilire che gradazioni di grigio – tra il nero dell’opposizione dura e pura, e il bianco dell’appoggio pieno alla maggioranza – assumerà dopo l’estate il rapporto tra Forza Italia e il presidente del Consiglio.
Sta di fatto che Berlusconi, che oggi potrebbe decidere di passare il Ferragosto concedendosi un giro in barca sul Lago di Como insieme a Francesca Pascale, è ormai sicuro di aver riacquistato «de facto» l’agibilità politica che andava cercando.
Così com’è sicuro che, «dalla fine di settembre all’inizio di ottobre», il governo guidato da Renzi si troverà a «gestire delle emergenze che fino a poche settimane fa non aveva messo in considerazione».
Perchè non c’è soltanto il generico «rischio 2011», ossia il remake del film andato in scena quando lui stesso fu costretto a dimettersi, nei pensieri berlusconiani.
L’ex Cavaliere, nelle conversazioni riservate, lo dice ostentando il massimo della sicurezza. «A ottobre arriverà il momento peggiore. L’Italia rischia di rimanere incastrata tra le mire degli speculatori da un lato e l’incubo del commissariamento della troika dall’altro».
Una situazione di fronte alla quale, è l’adagio più in voga ad Arcore, Forza Italia «farebbe la sua parte» per respingere l’assalto dei primi e per scongiurare il secondo.
Già , ma a che prezzo?
Basta che Renzi peschi a piene mani da quell’«agenda Berlusconi» sull’economia che l’ex premier sta mettendo a punto in questi giorni di vacanza, mutuando ricette ora dalla Gran Bretagna di Cameron (spending review) ora dalla Spagna di Rajoy (riforma del lavoro)? O c’è di più? La verità sta in mezzo.
Come dimostrano alcuni dettagli di quello che è successo, sull’asse Arcore-Roma, nelle ultime quarantott’ore.
Ai berlusconiani, infatti, risultano ben due contatti telefonici tra Denis Verdini e Palazzo Chigi (Renzi? O qualcun altro?) nella giornata di mercoledì.
Uno prima del faccia a faccia tra il premier e il capo dello Stato. E uno subito dopo l’incontro di Castelporziano.
Difficile dire se sul piatto della bilancia ci fosse «la garanzia del sostegno di Forza Italia alle riforme condivise, giustizia compresa» che Renzi avrebbe potuto spendere sia nel colloquio con Draghi che in quello con Napolitano.
Sta di fatto che, da Arcore, il «capo» del centrodestra è pronto a fare tutto il possibile per «impedire il tracollo dell’Italia». Togliendo tra l’altro dal bouquet di possibili scambi la richiesta di un rimpasto.
«Ma davvero qualcuno crede che siamo in cerca di poltrone ministeriali?», ha sorriso Berlusconi negli ultimi giorni quando qualcuno dei suoi gli ha sottoposto l’interrogativo. Di certo, l’ex premier aspetta che sia Renzi a fare la prima mossa.
«Matteo deve stare attento. Ora ha i poteri forti contro. E tra l’altro, si sta esponendo troppo», ragionava ieri l’ex Cavaliere al telefono con alcuni dei suoi. «Più fa dichiarazioni, più si attira le critiche. Dovrebbe stare più coperto».
Altre parole che danno la conferma di come una tela importante – tra Arcore e Roma – sta per essere tessuta. Questione di settimane.
E lo dimostra il fatto che l’ex premier avverta dentro di sè che il tempo del «relax forzato» sia ormai agli sgoccioli.
Tommaso Labate
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