BERLUSCONI PROVA L’ACCORDO CON MONTI PER TORNARE PROTAGONISTA
SU GOVERNO E QUIRINALE MARONI PRONTO A TUTTO PER SCONGIURARE LE URNE
Un blitz. Per conquistare la presidenza del Senato al ballottaggio con i voti non solo della Lega, ma anche quelli di Monti.
Incoronando Pietro Ichino oppure di nuovo Renato Schifani, ma probabilmente più il primo che il secondo, destinato a quanto pare a diventare capogruppo Pdl.
È questo il progetto del Popolo della libertà , intenzionato a sfruttare a proprio vantaggio lo stallo in cui sta navigando il Pd che, soprattutto al Senato, difficilmente si tradurrà in un accordo di maggioranza per eleggere un candidato condiviso.
Anche dai grillini.
Per studiare come raggiungere tecnicamente l’obiettivo, ieri è entrato in campo Roberto Calderoli dopo aver ricevuto da Roberto Maroni un’indicazione precisa: qualsiasi compromesso dovrà essere considerato utile pur di non tornare rapidamente al voto.
E se questo vorrà dire dover appoggiare anche un governo Pd, nessuno se ne dovrà fare un problema, casomai i mal di pancia potranno averlo al Nazareno, non certo in via Bellerio.
Di questo, Maroni ha parlato a lungo a Berlusconi durante la visita dell’altro giorno al San Raffaele, perchè gli obiettivi dei due leader al momento non coincidono affatto.
Il Cavaliere, è noto, preme per tornare alle urne il prima possibile e su questo sta pianificando la campagna elettorale già a partire dalle prossime settimane, con la manifestazione del 23 a piazza del Popolo a Roma.
Maroni, al contrario, ha visto dimezzarsi i voti della Lega e un ritorno alle urne ora, con la Lombardia ancora in bilico per la formazione del suo governo (peraltro, il leader del Carroccio non è stato ancora proclamato presidente) significherebbe veder evaporare anche quei pochi voti rimasti al nord.
Ecco perchè, avrebbe spiegato Maroni a Berlusconi, la priorità è far nascere comunque un governo, se serve anche con il Pd.
Ne è nata una discussione che ha convinto il Cavaliere ad appoggiare, almeno al momento, la strategia della Lega del “minor male”.
Perchè in fondo, ragionava ieri Denis Verdini in visita con una folta delegazione del partito al San Raffaele, se i voti della Lega dovessero essere fondamentali per la nascita del governo, “l’esecutivo resterebbe in qualche modo nelle nostre disponibilità ; saremmo sempre noi a decidere quando farlo cadere tornando a votare; Maroni in Lombardia governa con noi…”.
Ora, però, per Berlusconi è fondamentale giocare con grande attenzione la partita delle cariche istituzionali.
Puntare alla presidenza della Repubblica è l’obiettivo primario, ma conquistare quella del Senato solo per incapacità del Pd a stringere un accordo con Monti e con i grillini, in fondo è “quasi un gioco da ragazzi”.
I conti sono presto fatti.
Al ballottaggio, cioè dalla quarta votazione, viene eletto chi prende più voti.
Se i montiani vengono convinti a votare per un loro candidato, con l’appoggio del centrodestra, poi il Pdl avrà un ruolo prioritario nella partita del Quirinale e anche in quella del governo, rimettendo in gioco il partito.
Spiega un esponente di spicco del Pdl: “Al momento delle consultazioni, il mandato esplorativo viene dato dal Capo dello Stato prima al presidente del Senato, poi a quello della Camera, dunque noi avremo una sorta di diritto di prelazione sulla formazione del nuovo governo. E poi, al momento della trattativa per la presidenza della Repubblica, potremo contare sull’appoggio dei montiani sulla convergenza verso un candidato del centro-destra che garantisca Berlusconi come ha fatto Napolitano”. Ecco, appunto, Napolitano, in questi giorni molto teso non solo per la situazione generale, ma anche perchè la Cassazione ha bloccato la distruzione dei nastri sulla trattativa Stato-mafia che lo riguardano.
Un elemento più per convincere Berlusconi ad abbassare i toni dello scontro con la magistratura proprio per far vedere al Capo dello Stato la sua “vicinanza” di “vittima” vessata (in fondo proprio come lui) dalle procure.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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