BERLUSCONI SORDO CON I VECCHI AMICI
ALCUNI LI HA CANCELLATI, ALTRI GLI RESTANO ACCANTO, MA NON POSSONO DIRGLI CIO’ CHE VORREBBE SENTIRE
Berlusconi non ha più vecchi amici. Qualcuno è morto. Altri li ha cancellati.
Altri ancora si ostinano a stargli vicino ma i loro suggerimenti lo irritano, quasi mai gli dicono quello che lui amerebbe sentirsi raccontare.
Per cui pure questi compagni hanno cessato di esercitare un ruolo di moderazione, qualche volta anche solo di buon senso.
La deriva «estremista» del Cavaliere è l’altra faccia della stessa medaglia.
Meno influenza esercitano figure come Gianni Letta o come Fedele Confalonieri, più terreno guadagnano «lealisti», «amazzoni» e «pitonesse».
Dietro le quinte si citano innumerevoli casi in cui, per emanciparsi dalla tutela dei più saggi mandarini, e per rivendicare a 77 anni il diritto sacrosanto di farsi male da solo, Berlusconi ha sfidato le leggi di gravità che regolano la politica.
Esempio numero uno: il tragico paragone tra i suoi figli e gli ebrei.
È interamente farina del proprio sacco. Berlusconi ha corretto nottetempo le bozze della conversazione con Vespa, integrando la frase che tanti sdegni ha suscitato.
Negli anni scorsi non sarebbe mai potuto succedere, difatti non è successo, perchè le bozze venivano revisionate da Letta (il quale piuttosto che avallare certe mostruosità avrebbe fatto il diavolo a quattro) e da Paolino Bonaiuti, anch’egli all’oscuro.
Da tempo Letta assiste muto ai consigli di guerra, l’ultimo venerdì a Palazzo Grazioli, limitandosi a contestare le affermazioni più sfrontate di Verdini.
Del resto, qualunque cosa dicesse, i più scalmanati gli rinfaccerebbero di essere zio del Nipote, e poi interlocutore di Napolitano, e infine di non avere portato a casa nemmeno uno straccio di salvacondotto…
A proposito: Marcello Dell’Utri, che in tivù ha parlato di una grazia già chiesta al Capo dello Stato, non è notoriamente personaggio da farsi smentire come un «quaquaraqua».
Lui e Cesare Previti (eccone un altro che Berlusconi ogni tot consulta sulle vicende legali, salvo fare il rovescio) erano andati due settimane fa a perorare insieme la causa della clemenza che i figli sarebbero pronti a sollecitare.
Silvio preferì dare ascolto al suo avvocato, Ghedini.
Vuoi vedere che la «gaffe» di Dell’Utri va intesa come un «ripensaci», un appello a non perdere l’ultimo treno per una via di scampo onorevole?
Previti e Dell’Utri di rado incontrano simpatie, così come non gode di buona stampa Claudio Scajola.
Eppure Verdini, super-falco come nessuno, mai avrebbe agguantato il controllo della macchina organizzativa se l’ex-dc che aveva messo in piedi Forza Italia non fosse stato travolto dai propri errori, e solo a quel punto mollato da un Cavaliere cinico e spietato.
Qualunque vuoto si colma, ogni suggeritore viene rimpiazzato in fretta.
Se c’era un intellettuale cui Berlusconi dava retta, al punto da restarne affascinato, era il socialista e liberale Baget Bozzo.
Da quando don Gianni è morto, la cultura forzista viene incarnata da Bondi, di matrice cattolica e comunista, inesorabile e apocalittico.
Il suo sodalizio con la battagliera Repetti ha scalzato ormai, nella hit parade dei duri e puri, l’altro più celebre tra Sallusti e la Santanchè.
Amici che se ne vanno improvvisamente, come il saggio e mai abbastanza compianto Giampiero Cantoni, consultato come un oracolo su tutte le grane della finanza, hanno spalancato la via all’angelo sterminatore Capezzone.
Tremonti, che Berlusconi considerava un caratteraccio ma di genio, ha preso altre vie; al suo posto dà la linea un Brunetta che del premier è l’incubo quotidiano.
Inutilmente il più vecchio degli amici, il più fraterno, con cui addirittura suonavano insieme sulle navi da crociera, insomma Confalonieri, implora di non rompere con il governo.
La sua voce è sommersa dalle grida di battaglia. Ieri «Fidel» era ad Arcore, ma solo per strappare Adriano Galliani (27 anni di onorato servizio al Milan) dalle unghie affilate di Barbara B.
Se ci sarà riuscito, lo scopriremo alla fine.
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
Leave a Reply