BERLUSCONI SPEGNE LA RIVOLTA DENTRO IL PARTITO: «SE MATTEO AVRÀ BISOGNO DI NOI CI SAREMO»
“POTREMMO ESSERE DETERMINANTI A COSTO DI SPACCARE IL PARTITO”
«Se Matteo avrà bisogno di noi, ci saremo, inutile girarci intorno».
Per tutto il giorno Silvio Berlusconi catechizza deputati e senatori che lo vanno a trovare a Palazzo Grazioli, al suo rientro a Roma.
Gli chiedono lumi, c’è chi vorrebbe trascinarlo sulle barricate. E a leggere le bordate che fin dal mattino lo stato maggiore spara contro Renzi e la sua apparente «retromarcia » sul Jobs Act (l’apertura al reintegro in caso di ingiusto licenziamento per ragioni disciplinari) sembra che la linea di Forza Italia sia cambiata.
Che il partito si prepari a votare no in aula la prossima settimana.
Giovanni Toti via tweet: «Riforma del lavoro, tanto rumore per nulla? E intanto i giovani disoccupati aumentano».
Mentre il capogruppo al Senato, Paolo Romani, avverte: «Se il testo sarà snaturato saremo costretti a desistere». E poi Brunetta: «Diremo no alle prese in giro». E Fitto: «Renzi annacqua il Jobs Act».
Ma le apparenze ingannano. Berlusconi non la pensa così. Complice il lavorio ai fianchi per tutto il giorno di Gianni Letta e Denis Verdini, la linea tiene.
«Se il pd dovesse compattarsi al suo interno e i nostri voti dovessero semplicemente aggiungersi ai loro, a quel punto non avremmo alcun interesse » è stato il ragionamento in privato dell’ex Cavaliere.
Ma se il quadro dovesse cambiare, se Forza Italia dovesse risultare decisiva anche per un solo voto, allora la situazione si capovolgerebbe.
«A quel punto, noi ci saremo, a costo di spaccare il partito» dice sicuro Berlusconi.
E infatti, in serata, a Porta a Porta, il ragionamento del capogruppo Romani vira su posizioni concilianti: «Noi non siamo tornati indietro, se l’iter seguirà i termini che noi ci auguriamo, continueremo a esserci».
Berlusconi, in visita alla Biennale dell’antiquariato a Palazzo Venezia, non ne vuol parlare. Su tanto altro invece, tra una scultura e un quadro, va a briglia sciolta.
Come quando saluta Gianni Alemanno tra gli espositori e gli sussurra all’orecchio: «So che hai avuto in Consiglio comunale qualche casino per quella storia di Francesca Pascale (il registro dei diritti civili, ndr), ecco, tu lasciala perdere» ammicca sorridendo, salutandolo con una pacca sulla spalla.
Il leader forzista ne ha anche per l’amico premier turco Erdogan: «Sta facendo passi indietro terribili, dal laicismo spinto all’islamismo», racconta a un espositore in partenza per la Turchia.
A chi gli mostra un quadro con figure femminili Berlusconi si ritrae: «Basta, io donne non più».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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