BERSANI LE CANTA A RENZI: “TROPPI ANNUNCI, IO HO IL DIFETTO OPPOSTO: NON RIESCO A DIRE CHE GLI ASINI VOLANO”
IL RITORNO DI PIERLUIGI ALLA FESTA DELL’UNITA’ DOPO LA MALATTIA
Dal partito al governo, Pierluigi Bersani si leva parecchi sassolini.
Abbronzato, camicia celeste, arriva alla Festa dell’Unità di Bologna determinato a dare, “in amicizia”, parecchi suggerimenti al premier e suo successore alla guida del Pd.
Parte dai numeri negativi dell’economia per dire che “dobbiamo decidere se fare i 100 metri o il mezzo fondo” e invita, in bersanese puro, a “sorvegliare il rapporto tra comunicazione, aspettative e la realtà , altrimenti poi si rischia di generare sfiducia”. “Non è che se ci mettiamo tutti a soffiare poi si alza il vento”, avverte l’ex segretario, consapevole che lui, per il deficit di comunicazione, ha perso la sfida più grande. “Ho il difetto opposto, non riesco a dire che gli asini volano, dovrei almeno imparare a dire che volano bassi bassi, altrimenti poi lo so che la gente si deprime”.
L’ex segretario riconosce a Renzi la “spinta”, il “piglio”, ma lo invita ad evitare l’eccesso di annunci e di fretta, “almeno la prospettiva deve essere quella di mille giorni, qui di scorciatoie non ce ne sono…”.
L’intervistatore Massimo Giannini lo incalza sulla sfida al premier, lui evita attacchi diretti “che qui bisogna tutti dare una mano”. E tuttavia le critiche non mancano, “gli 80 euro sono un’operazione redistributiva con dei bei difettucci, e poi non è mai con una sola misura che si fa ripartire il Paese”.
La mente torna alla “politica del cacciavite”, alla sua esperienza da ministro, “quando l’idea dei bonus fiscali per le ristrutturazioni me la diede il capo di un’organizzazione di Rete imprese Italia”.
E dunque “la concertazione che va aggiornata ma non cancellata, perchè nessuno nasce imparato e con la gente che sta sul pezzo bisogna parlarci”.
E ancora la spending review: “Non si fa ripartire il Paese tagliando la spesa pubblica, che va modificata spostando da dove c’è troppo grasso a dove troppo magro, ma è in linea con gli altri paesi europei”.
Bersani critica l’ipotesi di una nuova manovra di tagli, “se si tratta di 16-18 miliardi si rischiano di tagliare i pilastri dello Stato sociale”.
“Io non ne posso più di sentir parlare di riforme”, sbotta con un sorriso, “bisogna entrare nei dettagli”.
Su Renzi non picchia mai troppo duro, “ha detto battute improprie sui sindacati, ma risponde a un senso comune, ad una crisi della rappresentanza che è reale”.
Sul partito è più duro, partendo dall’esperienza delle primarie emiliane, il mancato accordo su Daniele Manca: “Se non c’è un partito che dà delle indicazioni, se non c’è un soggetto politico diventiamo uno spazio politico, e alle primarie si può arrivare fino a 15 candidati del Pd, e magari un bravo amministratore giovane non se la sente. Il partito deve dare indicazioni, anche rischiando di essere smentito dai cittadini, questo strumento delle primarie lo dobbiamo coccolare…”.
Sulla sua regione, l’ex leader manda segnali precisi ai candidati: “Mi dispiace che Manca non ci sia. Sono tutti bravi, l’Emilia sarà in buone mani, ma ci risparmino le giaculatorie sull’innovazione, che qui si fa dai tempi di Guido Fanti e siamo sempre leader in Europa. Bisogna dire cosa e come si vuole innovare, e per farlo bisogna sapere dove mettere le mani”.
Per Bersani avere il premier -segretario è un problema: “Io non avrei fatto i due mestieri insieme, mi sarei dimesso da segretario, perchè ogni cosa che dici nel partito si scarica sul governo e dunque sul Paese, la discussione è un po’ inibita. E invece ci deve essere discplina ma anche discussione”.
Su questi temi, e anche su come un partito vive senza finanziamento pubblico, lancia un appuntamento di discussione in autunno.
“Da vent’anni questo paese non ha partiti, solo organizzazioni del leader, e questa è una delle cause del nostro declino. Il Pd deve risolvere questo problema democratico”.
La legge elettorale, e le riforme. Per Bersani “il Senato come è stato votato va bene così”, ma nell’Italicum, “i cittadini devono scegliere i deputati, con i collegi, ma io mi bevo anche le preferenze pur di evitare i nominati…”.
Ma il succo del ragionamento è un’altro: “Bene discutere con tutti, ma l’ultima parola non la può avere Verdini e se non sarà d’accordo se ne farà una ragione”.
Patto del Nazareno? “Non mi risulta che ci sia anche la giustizia, e comunque con Berlusconi vanno evitati patti stringenti, perchè lui non ha più nulla da dire in prospettiva a questo Paese”.
La sala è piena, anche se non stracolma: all’arrivo di Bersani molti si alzano in piedi, e alla fine sono autografi e strette di mano. Lui se la cava con una battuta. “Molti mi dicono che si sono pentiti di aver votato Grillo: e io rispondo che per questo perdono qui devono rivolgersi a qualcuno più in alto…”.
Chiosa politica: “Il M5s ha dimostrato in pieno la sua impotenza, e la destra ci metterà molto tempo a riorganizzarsi. Ora tocca al Pd, i voti li abbiamo ma adesso servono i fatti”. Arriva anche il momento del tour nelle cucine con i volontari. E’ la prima festa dopo l’ictus di gennaio. Ma stasera non c’è spazio per lacrime e commozione.
Bersani è tornato sorridente ma intenzionato a farsi sentire.
Sempre “in amicizia”, naturalmente.
(da “Huffingtonpost”)
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