BLUFF PONTIDA: IL SOLITO BOSSI ALZA (SI FA PER DIRE) LA VOCE, MA POI, INVECE DEI FUCILI, IMPUGNA LA PISTOLA AD ACQUA
LA LEGA GOVERNA DA OTTO ANNI SU DIECI E SE LA PRENDE SEMPRE CON GLI ALTRI: STAVOLTA TOCCA AL PREMIER, AD EQUITALIA, A CHI NON SA CALCOLARE LE QUOTE LATTE, ALLE BOLLETTE DELL’ENEL, A TREMONTI… BOSSI SI DIMENTICA PERSINO DOVE ABITA A ROMA ED E’ FREDDO CON MARONI CHE GLI VOLEVA RUBARE LA SCENA…SE LA LEGA PERDE LE POLTRONE ROMANE SI SFASCIA: TROPPI GLI INTERESSI DI POTERE DEI CAPIMANDAMENTO LOCALI
La leadership di Silvio Berlusconi, così come il sostegno alle politiche di Giulio Tremonti, non sono scontati e qualcosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi se il premier e il ministro dell’Economia non verranno incontro alle richieste della Lega, soprattutto in materia fiscale.
Per il momento però l’ipotesi di una rottura dell’asse Carroccio-Pdl e di conseguenti elezioni anticipate non è all’ordine del giorno perchè votare oggi significherebbe far vincere la sinistra.
Ma “la leadership di Berlusconi potrebbe finire con le prossime elezioni”.
E’ questo in estrema sintesi il messaggio che l’intervento di Umberto Bossi dal palco di Pontida recapita a Roma.
Davanti a una folla di 20.000 persone che ha più volte interrotto il discorso del leader scandendo l’urlo “secessione-secessione”, Bossi ha parlato per circa tre quarti d’ora.
Più una sequenza di battute che un vero e proprio discorso.
Un comizio tutto sommato deludente per chi dal tradizionale raduno si aspettava una svolta dopo le “sberle ” prese dal Carroccio in occasione di elezioni amministrative e referendum e indicazioni chiare per il futuro del “movimento verde”.
Il primo punto toccato da Bossi sono state le tasse. Ricordando che “la pressione fiscale ha superato ogni limite”,
Il Senatur ha invitato Berlusconi e Tremonti a percorrere tutte le strade possibili per reperire nuove risorse, a cominciare dalla riduzione dei costi della politica (parlano proprio loro che hanno sputtanato 300 milioni per far svolgere i referendum staccati dalle amministrative n.d.r.) e dallo stop alle missioni di pace.
Innanzitutto quella in Libia che “ci è costata un miliardo di euro”.
Poi va cambiato il patto di stabilità .
“Giulio – ha avvisato Bossi – lascia stare i Comuni. Bisogna riscrivere il patto di stabilità . Caro Giulio se vuoi ancora i voti della Lega in Parlamento per i tuoi provvedimenti ricorda che non puoi toccare i Comuni, gli artigiani, le piccole e medie imprese altrimenti metti in ginocchio il Nord”.
Mosse, quelle sul fisco, dalle quali dipende il futuro sostegno del Carroccio al premier.
“Caro Berlusconi – ha spiegato – la tua premiership è in discussione dalle prossime elezioni se non saranno effettuate una serie di cose” (quindi per ora può andare avanti)
Precisando poi che “non c’è nulla di scontato” e “sulla leadership di Berlusconi può darsi che la Lega dica stop”.
L’apertura di una crisi di governo su iniziativa leghista non sembra però all’ordine del giorno perchè, ha avvertito Bossi, “non ci prenderemo la responsabilità di far andare in malora il paese” in quanto se si andasse alle elezioni subito “questo sarebbe un momento favorevole alla sinistra”.
Al centro del comizio del Senatur anche la rivendicazione del trasferimento dei dicasteri da Roma al Nord.
“Berlusconi aveva già firmato il documento poi si è cagato sotto” (ha parlato il capitano coraggioso)”, ha affermato Bossi spiegando di aver siglato insieme a Roberto Calderoli “due decreti ministeriali” per il trasferimento in Lombardia:
“Il mio Ministero e quello di Calderoli – ha detto – verranno in Lombardia a Monza, dove il sindaco ci ha messo a disposizione una sede” presso la Villa Reale. “Ci ha già consegnato la targa del Ministero per Villa Reale”, ha precisato.
Roba da avanspettacolo.
Sul palco di Pontida c’è stato spazio anche per due brevi interventi di Calderoli e Maroni.
Quest’ultimo in particolare è stato acclamato dalla folla che sin dal mattino esponeva striscioni inneggianti a una sua nomina a Palazzo Chigi.
“Il Capo già ha detto tutto, ha detto cose molto chiare e molto forti: chi ha orecchie per intendere, a Roma, ha già inteso”, ha sentenziato.
Parlando poi della crisi in Libia, Maroni ha sostenuto che “i missili non sono intelligenti, per fermare i profughi c’è solo un modo fermare la guerra” (insomma, sparagli per ora rimane solo la seconda opzione n.d.r.)
“Abbiamo contro la Nato – ha aggiunto – che ha detto che non può fare un blocco navale per i clandestini in uscita, abbiamo contro l’Europa che non ci aiuta e la magistratura che è a favore dei clandestini”.
Quello che Maroni finge di dimenticare è che esisitono le leggi delle società civile che impediscono l’approvazione di norme discriminatorie e razziste e a cui lui non si è uniformato.
Un intervento invece, quello di Bossi, senza un concetto espresso in modo lineare, ora contro Equitalia e un governo (il suo) che ha fatto peggio della sinistra disturbando troppo gli evasori fiscali, ora federalista e ora secessionista, ora critico sulle ganasce fiscali alle auto e ora difensore dei delinquenti delle quote latte.
Un discorso dove pone 12 condizioni a Berlusconi per andare avanti che solo un ricattato potrebbe accettare perchè altrimenti basterebbe rispondere a Bossi: “Hai perso le elezioni quanto noi; vuoi andare da solo? Quella è la porta e poi vediamo quanti poarlamentari resterebbero col culo per terra”.
Una farsa a Pontida, l’ennesima celebrata nel “vecchio teatrino della politica” in cui Silvio è maestro.
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