BRACCIANTE MORTA, INDAGATO CON COMODO IL TITOLARE DELL’AZIENDA IN CUI LAVORAVA
LO STATO DA’ UN SEGNALE DI VITA, ORA DISPONE LA RIESUMAZIONE E L’AUTOPSIA CHE PRIMA AVEVA NEGATO
Il titolare dell’azienda agricola ‘Perrone’ di Andria in cui lavorava Paola Clemente, la bracciante di 49 anni morta nei campi il 13 luglio, è indagato dalla Procura di Trani. Nell’indagine per omicidio colposo e omissione di soccorso era finora indagato Ciro Grassi, autista del gruppo di braccianti di cui faceva parte Paola.
L’avviso di garanzia nei confronti dell’imprenditore è stato notificato dal pm inquirente Alessandro Pesce in vista dell’incarico per l’autopsia che sarà affidato il 21 agosto al medico legale Alessandro Dell’Erba e al tossicologo forense Roberto Gagliano Candela, entrambi dell’ Università di Bari.
L’autopsia, che sarà compiuta dopo la riesumazione del corpo della donna, dovrà accertare le cause e concause del decesso e l’eventuale inalazione di sostanze tossiche, poichè il segretario della Flai Cgil Puglia, Giuseppe Deleonardis, ha ipotizzato che sotto i tendoni i braccianti che lavorano all’acinellatura dell’uva inalano quantità massicce di fitofarmaci pericolosi che provocano malori.
Al conferimento dell’incarico per l’autopsia parteciperanno anche i legali della famiglia di Paola Clemente: Pasquale Chieco, Vito Miccolis e Giovanni Vinci, che si costituiranno per il marito e il figlio della donna, Stefano e Marco Arcuri, e nomineranno un proprio consulente medico legale.
Da fonti vicine alla famiglia Arcuri si apprende che il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha messo a disposizione del marito e dei tre figli di Paola uno psicologo della Asl.
Continua il lavoro della Procura per ricostruire le dinamiche che hanno portato alla morte della donna di San Giorgio Jonico, avvenuta in seguito a un malore mentre lavorava nei campi, all’acinellatura dell’uva.
Un episodio avvenuto il 13 luglio, che è venuto alla luce nelle settimane seguenti e che ha portato il marito di Paola Clemente, Stefano Arcuri, a chiedere giustizia per la fine di sua moglie, che lavorava nei campi per due euro all’ora.
Ed è proprio in seguito alla sua denuncia che la Procura di Trani ha aperto una indagine, chiedendo la riesumazione del corpo della donna e la seguente autopsia.
Il caso di Paola Clemente è solo uno dei tre che hanno funestato l’estate pugliese.
Il suo decesso, infatti, è stato seguito pochi giorni dopo (il 21 luglio) da quello di un bracciante a Nardò: Mohamed lavorava nei campi di pomodoro, per ore sotto il sole, e non aveva un contratto. Il terzo caso è quello di un tunisino a Polignano a Mare: sorte analoga, il 6 agosto.
Come Paola anche Arcangelo, che è suo concittadino: Arcangelo ha 42 anni ed è in coma, ricoverato in rianimazione all’ospedale di Potenza.
Situazioni troppo simili, tanto che la Flai Cgil teme che in quei campi “si usino fitofarmaci pericolosi” alla salute dei braccianti.
Sul caso è stata aperta una indagine conoscitiva, senza reati nè indagati. Intanto emerge che l’uomo ha avvertito il malore mentre lavorava nelle campagne di Metaponto (Matera), e non ad Andria.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: “Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia – ha dichiarato – e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali”.
(da agenzie)
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