BREXIT, GLI EBREI BRITANNICI SI SCOPRONO TEDESCHI
FUGGITI A MIGLIAIA DALLA GERMANIA NAZISTA ORA CHIEDONO DI RIENTRARE A BERLINO CON IL PASSAPORTO DELLA REPUBBLICA FEDERALE
Ai discendenti degli ebrei fuggiti dalla Germania nazista la prospettiva della Brexit proprio non piace.
E allora appellandosi al diritto che è loro concesso di ritornare in possesso della cittadinanza tedesca stanno cominciando il percorso inverso: nonni e genitori arrivarono a Londra per sfuggire all’Olocausto; figli e nipoti chiedono ora di rientrare a Berlino con passaporto non più britannico ma della Repubblica Federale.
Effetti del referendum del giugno scorso. Nonchè incertezza sul futuro.
Le trattative per l’addio all’Europa partiranno in primavera, saranno lunghe e tormentate anche perchè sul tavolo c’è il nodo immigrazione: quale sarà lo status degli europei che vivono e lavorano nel Regno Unito? Quali e quanti permessi saranno necessari?
Le recenti polemiche sulla balzana idea di qualche ministro che ha proposto l’obbligo per le aziende di schedare i dipendenti stranieri, compresi quelli dell’Unione, hanno allarmato diverse comunità .
Molti irlandesi ormai con passaporto britannico hanno avviato le pratiche per riottenere il documento dello Stato di origine.
Molti italiani (si parla di migliaia), residenti da oltre cinque anni in Gran Bretagna e col diritto acquisito di ottenere la cittadinanza britannica, stanno facendo l’opposto.
E l’intento è chiaro: si cerca di sfuggire alle possibili limitazioni negli ingressi.
Per gli italiani che già hanno occupazione e casa a Londra o altrove ottenere il passaporto britannico significa uscire dalla prospettiva del «numero chiuso» alle frontiere.
Il caso degli ebrei, con famiglia scappata dalla Germania, è molto particolare e significativo.
Il Guardian lo ha riportato ieri nella sua prima pagina. Michael Newman, presidente della Associazione degli Ebrei Rifugiati, ha segnalato che al momento le richieste sono 400 ma che altre centinaia sono in arrivo.
Tendenza confermata dall’ambasciata di Berlino. È un passaggio, quello del rientro nella patria dei nonni o dei genitori, che ha e può avere profonde implicazioni.
Il passato non si cancella dalla memoria.
«Richiedere la cittadinanza a un Paese che prima e durante la guerra ha perseguitato i tuoi genitori e i tuoi parenti è una sfida psicologica da non sottovalutare». Eppure è ciò che sta accadendo.
Lo stesso Michael Newman ha compiuto il passo. «È per certi versi ironico che la nostra Associazione impegnata per decenni ad aiutare gli ebrei, a farli naturalizzare in Gran Bretagna, adesso si trovi nella situazione di assistere persone che intendono acquisire cittadinanza e passaporto tedesco o austriaco». Che la Brexit abbia rimescolato sentimenti generazionali è fuori di dubbio.
Il Guardian riporta l’esperienza di Oliver Marshall, storico delle Migrazioni.
I nonni fuggirono nel 1941 dai nazisti e trovarono ospitalità nel Regno Unito. «Mia nonna Clara ha odiato la Germania tutta la vita e non avrebbe approvato ciò che stiamo chiedendo oggi».
La mamma, 93 anni, è invece favorevole e il suo unico commento è: «Sono le ruote della storia che cambia». Oliver Marshall è fra i 400 che hanno ottenuto il passaporto tedesco. Glielo consente la legge costituzionale della Repubblica Federale: qualsiasi discendente di perseguitati dal regime nazista ha il diritto alla cittadinanza.
L’uscita dall’Unione Europea porta con sè implicazioni che non sono soltanto economiche e finanziarie. Ogni cittadino europeo che risiede nel Regno Unito la vive con pensieri e storie diversi. Oliver Marshall, inglese figlio di ebrei della Germania, sintetizza così il suo stato d’animo: «La Brexit significa chiudere le porte, ottenere il passaporto tedesco significa per noi riaprirle».
In un contesto assai imprevedibile, come dargli torto?
Fabio Cavalera
(da “il Corriere della Sera“)
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