CACCIA AL TESORO FONDAZIONE AN: ORA L’ALIBI PER LITIGARE DIVENTA FINI, EX COLONNELLI IN TRINCEA
TENSIONE IN ASSEMBLEA E SULL’USO DEL SIMBOLO DI AN DA PARTE DEI FRATELLI D’ITALIA
Sembra un remake di un film già visto. I vecchi colonnelli di An schierati l’uno contro altro a colpi di mozioni e numeri di delegati. E, nell’ombra, l’ingombrante figura di Gianfranco Fini che rischia di allontanare ogni possibilità di intesa.
Sì, perchè è proprio il ruolo che sta giocando l’ex presidente della Camera – o meglio, i suoi fedelissimi all’assemblea – quello che alla fine potrebbe far cadere il faticosissimo accordo sul quale ormai da giorni sta lavorando Ignazio La Russa.
Ieri, il primo giorno dell’assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale che culminerà oggi con il voto dei delegati, era la raffigurazione plastica della spaccatura. Di fronte alla sala dell’assemblea, un corridoio con due stanze: a sinistra quella dei «quarantenni» (sostenuti da alemanniani e finiani) che spingono per far nascere un nuovo partito unico della destra sotto l’egida della Fondazione; a destra quella dei Fratelli d’Italia, che rivendicano il loro diritto a rappresentare l’eredità del partito di Fiuggi.
Sul tavolo la «linea» di La Russa: un congresso «rifondativo» di FdI (che manterrebbe nel proprio logo lo storico simbolo con la Fiamma) da convocare entro il 5 aprile (in tempo per compilare le liste per le Amministrative) a cui avrebbero diritto di partecipare due delegazioni «paritarie»: dieci membri della segreteria scelti da Fratelli d’Italia, altri dieci scelti dalla Fondazione.
L’intesa su questo schema sembrava fatta nella notte di venerdì. Ma la mattina di sabato scombina i piani.
Alemanniani e finiani danno uno sguardo alla sala: dei circa 350 presenti (sui 580 aventi diritto) la maggior parte è schierata con loro. È l’occasione per provare a forzare la mano. Viene fatta circolare una nuova bozza di mozione che prevede di togliere il simbolo di An a Fratelli d’Italia e di creare un’associazione politica sotto l’egida della Fondazione. È il segnale della rottura.
Sale il nervosismo tra i meloniani, anche se c’è chi garantische che «domani (oggi, ndr) arriveranno centinaia dei nostri e i numeri torneranno in parità ».
Giorgia abbandona l’assemblea intorno alle 17 ma le consegne lasciate ai suoi sono chiare: «Siamo già arrivati all’ultima mediazione possibile. Se loro non la accettano, andiamo alla conta».
L’altro fronte, invece, non sembra più così compatto. Perchè i «quarantenni», e con loro Alemanno, cercano di evitare la rottura o fanno filtrare che, anche in caso di «vittoria» nelle votazioni, si rimetterebbero subito al tavolo con Fratelli d’Italia.
Ma la componente finiana è molto più agguerrita. Non ha mai digerito lo schiaffo subìto nell’assemblea di due anni fa nè l’isolamento a cui è stata costretta dopo lo strappo di Futuro e Libertà . E ora pare intenzionata a vendicarsi. «Non molliamo» si infervorano i fedelissimi di Gianfranco, «abbiamo la maggioranza».
Per farne cosa? «Vogliono toglierci il simbolo – racconta un meloniano – e rifare An tale e quale. E rimetterci dentro Fini. Una cosa che nel partito di Giorgia non sarebbe mai possibile».
E, d’altronde, qualche settimana fa era proprio l’ex presidente della Camera a «cinguettare» su Twitter: «L’unica cosa che voglio, è avere un luogo in cui poter esprimere le mie idee».
Lo troverà ? Lo si scoprirà oggi, quando la consegna delle mozioni svelerà se si è arrivati all’intesa o all’ennesima resa dei conti del congresso infinito degli ex An.
Carlantonio Solimene
(da “il Tempo”)
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