CALAMITA’ NATURALI: LE OFFERTE DEI VENETI MAI ARRIVATE NEI PAESI COLPITI
SOLIDARIETA’, DONAZIONI BLOCCATE IN REGIONE DAL 2003… CIRCA 160.000 EURO GIACCIONO ANCORA IN UN CONTO UNICREDIT… CI SONO ANCHE I SOLDI PER L’ABRUZZO
Quando, il 26 dicembre del 2003, un terremoto distrusse l’Iran, Nassin aveva 6 mesi.
I soccorritori la trovarono tre giorni dopo, ancora viva, salvata dalle macerie dall’abbraccio della madre che aveva fatto scudo con il suo corpo.
All’epoca, coi veneti sotto choc per le immagini trasmesse dalle televisioni, la Regione diede il via libera al Centro regionale della Protezione civile di avviare una raccolta fondi. In pochi mesi vennero ricevute donazioni per oltre 112mila euro.
Oggi, per dare un’idea del tempo trascorso, quella neonata è una bimba di nove anni e magari, almeno per lei, il sisma che provocò 56mila morti è un’immagine sbiadita.
Ma a ricordare a Palazzo Balbi il disastro, resta il conto corrente aperto nel 2003. All’interno, ben custoditi dall’Unicredit, ci sono ancora quei 112mila euro, più i relativi interessi.
Di tutte le donazioni, in Iran non è arrivato un soldo.
Ma non è finita.
Passato un anno dal terremoto, i veneti si ritrovarono a guardare le immagini di un altro disastro naturale: lo tsunami che nel 2004 investì il sud Est Asiatico.
Il conto corrente venne subito riaperto e in pochi mesi arrivarono donazioni per quasi 44mila euro.
Quei soldi, almeno quelli, sono effettivamente stati consegnati all’ambasciata thailandese.
Quando? Solo pochi mesi fa, sette anni dopo il disastro.
Ai superstiti del maremoto è comunque andata meglio che ai terremotati dell’Abruzzo.
In quell’occasione, rispolverato il solito conto corrente, i veneti donarono 192mila euro. Di questi, 127mila sono stati consegnati dalla Regione per la sistemazione della chiesa di San Marco a l’Aquila.
I restanti 65mila euro sono ancora depositati, in attesa di servire alla ricostruzione dell’Abruzzo.
Ma quel «Conto di solidarietà » nel frattempo si è rimpinguato ancora.
Il terremoto ad Haiti del gennaio 2010, spinse i veneti a donare mille euro.
La stessa cifra pervenuta per aiutare le vittime dell’alluvione del Pakistan, pochi mesi più tardi.
Chi si aspettava che, per quanto pochi, contribuissero a regalare un po’ di speranza agli sfollati, rimarrà deluso: sono ancora tutti nelle casse dell’Unicredit. In totale, nel conto corrente ci sono circa 160mila euro.
A confermarlo è l’assessore regionale alla Protezione Civile, Daniele Stival.
Che però assicura che si sta già facendo tutto il possibile per far giungere a destinazione il denaro raccolto. «Per me è una spina nel fianco, che mi sono ritrovato quando mi è stata assegnata la responsabilità del Centro regionale della protezione civile. Ne sono stato informato nel 2010, durante un Cda successivo all’alluvione, e da allora si sta facendo tutto il possibile per consegnare finalmente quei soldi ».
Perchè dietro questo scandalo, a detta della Regione, non ci sarebbe alcuna «distrazione» da parte dei funzionari di Venezia.
E neppure di tecnici e assessori dell’era Galan (visto che, a eccezione dell’alluvione in Pakistan, tutte le calamità avvennero prima dell’elezione a governatore di Luca Zaia). «È colpa della burocrazia internazionale », chiosa Stival che, per ciascun dramma umanitario, ha una giustificazione per la mancata consegna delle donazioni.
A cominciare dall’Iran. «La situazione è surreale: i “paletti” fissati dall’embargo internazionale ci impediscono di consegnare quei soldi. La stessa Unicredit ci ha comunicato di non poter fare alcun trasferimento di denaro. Nei mesi scorsi la Regione ha individuato un’associazione che opera nel Paese, ma dobbiamo attendere il nullaosta della Farnesina, che abbiamo sollecitato a più riprese». La prospettiva non è rassicurante: «Per quanto ne so, quei soldi potrebbero restare bloccati anche per anni…».
La raccolta di denaro per operazioni di solidarietà , impone che la destinazione venga rispettata. «Quando ho proposto di dirottare i soldi del conto corrente per aiutare gli alluvionati mi hanno risposto che è illegale », precisa Stival.
Stesso problema per lo tsunami. «Ma almeno lì, nei mesi scorsi, siamo finalmente riusciti a consegnare il denaro. E non è stato affatto facile».
L’assessore è sconfortato. «C’è troppa burocrazia, è tutto estremamente complicato. Per l’Abruzzo, ad esempio, dobbiamo aspettare che il commissario per l’emergenza ci comunichi a cosa verranno destinati i 65mila euro ancora in cassa».
Se per Haiti l’intoppo starebbe nei ritardi coi quali l’organizzazione umanitaria contattata dalla Regione sta individuando il preciso utilizzo dei mille euro raccolti, per il Pakistan la difficoltà sta a monte: non è ancora stata trovata l’organizzazione in grado di gestire i soldi.
«Forse l’abbiamo individuata, ma stiamo ancora facendo delle verifiche per accertarne l’affidabilità », garantisce l’assessore. Ora serve chiarezza. Che si tratti di malaburocrazia, o che qualcuno abbia delle responsabilità , magari solo di aver «dimenticato» l’esistenza di quel denaro o di non aver fatto tutto il possibile per consegnarlo agli sfollati, conta (e molto) per tutti quei veneti che da nove anni a questa parte hanno versato il proprio contributo nella convinzione che i soldi servissero ad aiutare dei disperati.
Anche Stival deve ammetterlo: «Se io, viste le difficoltà burocratiche, darei il mio contributo di solidarietà ? Sinceramente ci penserei due volte…».
Andrea Priante
(da “il Corriere del Veneto“)
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