I CONSIGLIERI RAI DELL’ERA MONTI: MENO SOLDI E NIENTE AUTO BLU
I MEMBRI DEL CDA NON AVRANNO NEMMENO L’UFFICO: SI ARRIVA IN VIALE MAZZINI, SI VOTA E SI RITORNA A CASA… IL COMPENSO SCENDE DA 98.000 EURO A 66.000
Da giovedì è nata la Rai dell’era post-Berlusconi. Cioè di Mario Monti.
A colpi di tagli.
Primo annuncio del rappresentante dell’Economia durante l’assemblea dei Soci: il compenso dei consiglieri scende da 98 mila euro annui a 66 mila.
Secondo annuncio: taglio di tre milioni annui alle spese del consiglio.
Addio auto blu, segreterie, assistenti, le stesse stanze.
Si arriva alla Rai con mezzi propri, si vota, si torna a casa.
Terzo annuncio: l’azionista «indica» ai consiglieri di affidare al presidente le deleghe per firmare contratti fino a 10 milioni di euro (su proposta del direttore generale, che mantiene il potere di spesa fino a 2.5 milioni) e per nominare direttori non giornalistici di prima e seconda fascia.
Consiglio ridimensionatissimo.
Guglielmo Rositani, consigliere uscente e rientrante del Pdl, ha fatto mettere a verbale che tutto ciò è «contra legem» e che sarà il Cda a decidere «nella sua piena autonomia».
C’è chi lo interpreta come un avvertimento del centrodestra a Mario Monti e alla presidente designata Anna Maria Tarantola: se è così, addio al voto favorevole qualificato dei tre quarti della Commissione di Vigilanza, indispensabile per l’insediamento.
Martedì si vedrà : prima riunione del Consiglio e poi il consulto in Vigilanza.
Sarà una votazione anche su Monti. Lui ha indicato la futura presidente, Anna Maria Tarantola, Banca d’Italia. Lui ha scelto il consigliere di amministrazione «in quota» ministero dell’Economia, Marco Pinto.
E ha designato il futuro direttore generale, Luigi Gubitosi.
Il gioco, sulla carta, è fatto: addio a maggioranze di centrodestra precostituite e prevedibili, non basteranno quattro consiglieri Pdl-Lega a dettare legge.
Addio a direttori generali (Mauro Masi, Lorenza Lei) espressi «in area» centrodestra-Berlusconi.
Ma l’orizzonte per l’insediamento, e per il futuro, è pieno di incognite.
Primo scoglio: appunto il voto in Vigilanza, pericolosissimo, potrebbe far saltare tutto.
Se mai Tarantola fosse bocciata, Rositani presiederebbe come consigliere anziano. Un disastro per Monti.
Poi i famosi 80 milioni di euro di pubblicità in meno che, a fine 2012, la Rai si ritroverà rispetto alle previsioni di fine 2011.
Nel taccuino di Anna Maria Tarantola campeggia intanto un interrogativo: come mai il complesso delle spese esterne Rai (appalti e affidamenti) supera il costo del lavoro interno, che non è altissimo?
Perchè la Rai produce internamente così relativamente poco e compra così tanto con un numero di dipendenti (10.500 circa) di tutto rispetto? Bel quesito.
Basterebbe citare il caso Sanremo.
Il responsabile della nuova direzione Intrattenimento, Giancarlo Leone, ha annunciato a febbraio che il Festival di Sanremo rientrerà nelle produzioni interne Rai dopo quasi dieci anni di permanenza esterna in area Gianmarco Mazzi-Lucio Presta.
Operazione per la quale Leone si è battuto sfidando lobby interne. In molti hanno gridato al miracolo: reazione, vista con occhi non-Rai, incomprensibile.
Cos’altro dovrebbe fare una tv pubblica se non autoprodurre il principale show dell’anno?
Nell’era Tarantola-Gubitosi, per capirci, sarà impossibile rivedere un caso come quello dei monologhi di Celentano: assurdo mistero sui contenuti e ridicola attesa del Verbo, buio sulla guida editoriale, grotteschi rimpalli di responsabilità , penosi carteggi interni tra dirigenti.
Tutto questo finirà .
Falsa anche l’idea che il team montiano non si stia ponendo il problema della qualità editoriale dell’offerta.
Ci sarà , invece, una stretta sullo «stile» da servizio pubblico, soprattutto nei contenitori di intrattenimento dove l’abbonato ha assistito in diretta negli anni a cadute di gusto (magliette col doppio senso, parolacce, liti, risse selvagge, bestemmie, altre volgarità di diverso tipo) inaccettabili persino per una tv di provincia. Figuriamoci per la Rai. E poi (come potrebbero mancare?) le nomine.
Di poltrone in discussione ce ne sono molte, per il tandem Tarantola-Gubitosi.
Se ne vedranno delle belle. C’è da giurarci.
Paolo Conti
(da “Il Corriere della Sera“)
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