CAOS LEGHISTA SULLA FLAT TAX, LITE BAGNAI-SIRI: “SI APPLICHERA’ SOLO ALLE IMPRESE”, “NON E’ VERO, ANCHE PER LE FAMIGLIE”
DUE VERSIONI DISCORDANTI SU MISURA CHE HA INDOTTO I PIRLA A VOTARLI… LE OPPOSIZIONI: “SULLE IMPRESE C’E’ GIA’, RIDICOLI”
Nel 2019 solo per le imprese, nel 2020 anche per le famiglie. Anzi no: per entrambe già il prossimo anno. No, ha ragione chi dice che va fatta in due tempi.
Quella che doveva essere la punta di diamante della “pace fiscale” targata Lega e finita nel Contratto di governo con i 5 Stelle, cioè la flat tax, nasce nel caos.
Un grande punto interrogativo generato da due versioni discordanti, fornite dagli economisti di riferimento del Carroccio, cioè Alberto Bagnai e Armando Siri.
E poi c’è un terzo economista, sempre vicino a Salvini, cioè Claudio Borghi, che prende le parti di Bagnai, mettendo in luce la grande confusione.
Bagnai, ora anche parlamentare e in corsa per un posto che conta – quello di sottosegretario all’Economia – si spinge in avanti e in mattinata rivela le mosse sulla flat tax intervenendo ad Agorà : “Mi sembra che ci sia un accordo sul fatto di far partire la flat tax sui redditi di impresa a partire dall’anno prossimo. Il primo anno per le imprese e poi a partire dal secondo anno si prevede di applicarla alle famiglie”.
Partenza in due tempi? Altolà .
Lo stop a Bagnai arriva da Siri, il guru economico di Matteo Salvini e l’ideatore della flat tax all’italiana, visto che la configurazione indicata nel Contratto, con due aliquote (al 15% e al 20%) e un sistema di deduzioni, si discosta dallo schema classico dell’aliquota unica.
“Allo stato attuale – sottolinea Siri parlando ad Affaritaliani.it – posso dire che non è vero dal prossimo anno la flat tax entrerà in vigore solo per le imprese, ma che ci sarà anche per le famiglie. Poi tutto sarà a regime per il 2020”.
Poi arriva Borghi: meglio due step. “È prematuro – dice a Radio Cusano Campus – parlarne perchè non ci sono ancora le commissioni. Quella annunciata da Bagnai è un’ipotesi sul tavolo. Mettere la flat tax subito alle imprese è un lavoro semplice che si può fare in qualche mese. Rifare invece tutto il sistema del fisco che prevede anche i crediti d’imposta del passato, richiede più tempo. Riuscire a fare tutto entro la finanziaria di quest’anno è un obiettivo oggettivamente un po’ ambizioso. Quindi potrebbe essere logico, per una questione di tempi, mettere la flat tax prima per le imprese”.
Confusione, quindi, sulla flat tax e prima grande polemica politica da quando è nato il governo gialloverde.
Sia il Pd che Forza Italia, seppure con contenuti diversi, puntano il dito contro il Carroccio.
Meno di un’ora dalle dichiarazioni di Bagnai, infatti, e il Pd va all’attacco con il deputato Luigi Marattin, che nella scorsa legislatura si è occupato di fisco locale nel team di palazzo Chigi.
“È inconcepibile – scrive Marattin in una nota – un livello di ignoranza e approssimazione simile. La flat tax sui redditi di impresa esiste da qualche decennio. Prima si chiamava Irpeg, e ora si chiama Ires, e tassa proporzionalmente i redditi delle società di capitali. E a ridurla – dal 27,5% al 24% – è stato il governo Renzi. Nel caso il futuro sottosegretario Bagnai si riferisse, invece, agli utili di impresa delle società di persone, anche quella esiste già : si chiama Iri, e l’ha fatta sempre il governo Renzi”.
Segue, a ruota, una sfilza di dichiarazioni da parte dei dem che ripropongno lo stesso ragionamento: sia l’Ires che l’Iri sono imposte con un’unica aliquota e il governo Renzi ha già abbassato il peso della tassazione che grava sulle imprese.
Ettore Rosato, su Twitter, sintetizza in un tweet: “Una nuova strategia politica: annunciare cose, possibilmente cose fatte da altri. Si va sul sicuro. Come Alberto Bagnai e la flat tax per le imprese”.
Renato Brunetta bolla il tutto come “chiacchiere che già disattendono il contratto” e “certamente disattendono il programma del centrodestra. Messaggio chiaro a Salvini: “Si stanno già suicidando”, incalza Brunetta. Mara Carfagna, dal canto suo, dice no alla “contrapposizione” tra famiglie e imprese.
(da “Huffingtonpost”)
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