CASO KAZAKISTAN: IL GOVERNO SALVA ALFANO E SCARICA SULLA POLIZIA
PER L’ITALIA “LA SIGNORA PUO’ TORNARE”, PECCATO CHE SIA AGLI ARRESTI IN KAZAKISTAN
Il governo Letta si accorge con quaranta giorni di ritardo dello scandalo di Alma Shalabayeva e della figlioletta di 6 anni, consegnate con un blitz al Kazakhstan, e revoca il provvedimento di espulsione scaricando però tutto sulla polizia.
La svolta per salvare il ministro dell’Interno Angelino Alfano dopo un vertice a quattro a Palazzo Chigi. Presenti, oltre Alfano, il premier Letta, la titolare della Farnesina Emma Bonino e la guardasigilli Anna Maria Cancellieri.
La versione ufficiale dell’esecutivo smentisce tensioni e polemiche tra i ministri e mette sotto accusa la Polizia: “Resta grave la mancata informativa al governo sull’intera vicenda, che comunque presentava sin dall’inizio elementi e caratteri non ordinari. Tale aspetto sarà oggetto di apposita indagine affidata dal ministro dell’Interno al capo della Polizia, la fine di accertare responsabilità connesse alla mancata informativa”.
In pratica, il vertice massimo della catena di comando della rendition a Casal Palocco, alla fine di maggio, deve essere individuato tra Questura di Roma e Dipartimento di Pubblica Sicurezza.
Ma non per l’iter seguito. Solo per la mancata informazione.
Eppure, nonostante l’iter “corretto”, alla moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov è stata revocata l’espulsione per “circostanze e documentazione sopravvenute”.
Troppo debole come spiegazione.
La figuraccia del governo, con tanto di retromarcia, si spiega solo con la volontà di salvare Alfano da uno scandalo che giorno dopo giorno sta assumendo proporzioni gigantesche.
Quel blitz talmente anomalo e frettoloso, su pressione dello Stato del dittatore Nazarbayev, caro amico di Silvio Berlusconi, può essere solo colpa della Polizia? Secondo il comunicato del governo, Alfano passa dal ruolo di inquisito politico a quello di inquisitore nei confronti della Polizia.
Chi pagherà adesso? Eppure, al vertice di ieri, i vari ministri sono arrivati sull’onda di feroci divisioni interne.
Quando dalla stampa internazionale, lo scandalo Shalabayeva approdò sui nostri quotidiani (non tutti, a dire il vero), il ministro Bonino emise un giudizio netto sulla vicenda, definita “miserabile”.
Lei, a quanto si apprese da fonti diplomatiche, venne informata solo tre giorni dopo.
E tutte le responsabilità furono imputate ad Alfano.
Anche la Cancellieri sarebbe stata furiosa per alcune forzature di Alfano sul ruolo della magistratura, procura di Roma e procura minorile.
Quando poi, mercoledì scorso, molti si aspettavano in aula a Montecitorio lo stesso Alfano per rispondere a un’interrogazione leghista, alla fine è apparso il premier Letta. Una mossa interpretata come un modo per “nascondere” Alfano e salvarlo dallo scandalo.
I risultati dell’indagine interna avviata dal premier hanno portato a scaricare tutto sulla Polizia.
La colpa: non vennero informati i ministri, in particolare quello dell’Interno.
In vari ambienti parlamentari, compreso il Pd, è invece opinione convinta che il principale responsabile di questa vicenda sarebbe Alfano.
Nichi Vendola, leader di Sel, ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno: “La nota di Palazzo Chigi, che riconosce gravi e colpevoli mancanze da parte di apparati dello Stato, in qualsiasi altro Paese civile si sarebbe conclusa in ben altro modo: con le dimissioni del ministro dell’Interno. Non ci si può ipocritamente lavare la coscienza con due parolette. Aspettiamo ora dal titolare del Viminale il passo conseguente”. Aggiunge Claudio Fava, sempre di Sel: “La responsabilità politica di questa operazione di polizia, che ha assunto nelle modalità , nei tempi e nella spregiudicatezza tutte le caratteristiche di una extraordinary rendition, ricade adesso sul ministro dell’Interno. Se Alfano sapeva dovrà spiegare in nome e per conto di chi sono stati disposti l’arresto e la consegna della signora Shalabayeva alle autorità kazake, contravvenendo precise norme di legge e di diritto internazionale.
Ancor peggio se nulla il ministro ha saputo: sarebbe la prova di una sua inaudita inadeguatezza politica”.
Ecco invece la mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle, che ha come primo firmatario il senatore Giarrusso: “Le violazioni di norme ordinarie e costituzionali che, peraltro, rischiano di compromettere fatalmente la vita di un essere umano, non consentono la permanenza del Ministro dell’Interno in seno alla compagine governativa”.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)
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