CENTRODESTRA DIVISO: SOVRANISTI VERSO IL NO, FORZISTI PER DRAGHI
MELONI SI METTE ALL’OPPOSIZIONE, SALVINI CRITICO, APPREZZAMENTO DA BERLUSCONI MA “OGNI DECISIONE VERRA’ PRESA CON GLI ALLEATI”
L’appello del presidente della Repubblica rimette in partita il centrodestra, ma ne rivela le crepe finora nascoste dal no compatto al Conte Ter.
Si scrive “governo non politico di alto profilo” ma si legge “maggioranza Ursula”: Giorgia Meloni e Matteo Salvini accarezzano le urne (tolte esplicitamente dal capo da Mattarella) pur rinviando le decisioni al confronto interno; ma Giovanni Toti e buona parte di Forza Italia accolgono con sollievo le dichiarazioni del capo dello Stato.
“Un appello a tutte le forze politiche in Parlamento perchè conferiscano la fiducia a un governo di alto profilo che non deve identificarsi con alcuna formula politica”. Le parole pronunciate a sera dal presidente della Repubblica con il volto tirato sono quelle che metà del centrodestra voleva sentire.
La “chiamata a raccolta dei migliori” più volte evocata da Silvio Berlusconi, quanto meno per non spaccare i suoi gruppi parlamentari. L’esecutivo di salvezza nazionale su cui hanno battuto per giorni, ai vertici di coalizione, Giovanni Toti e i suoi.
E il nome di Mario Draghi, l’ex presidente della Bce, convocato già domani a mezzogiorno a Palazzo Chigi per ricevere l’incarico, è la ciliegina sulla torta. Con l’entrata in campo del “governo del presidente”, entrerà in partita anche il centrodestra. Che finora è rimasto unito al grido di “no al Conte Ter. Ma ora dovrà — anch’esso — scoprire le carte.
Matteo Salvini reagisce con un tweet criptico: ”’L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al Popolo…”. Elezioni via maestra, ma non più percorribile: sbarrata da Mattarella a causa della pandemia e delle tensioni sociali.
Cauta anche Giorgia Meloni, finora schierata — unica dei tre — per il voto senza subordinate nè tentennamenti: “Ci confronteremo, ma anche dall’opposizione FdI è disponibile a lavorare per il bene della nazione. La soluzione non è un governo nato nei laboratori del palazzo. Con il voto in democrazia i cittadini sono padroni del proprio destino”.
Altrettanto pronto a rispondere, ma su posizioni agli antipodi, il governatore ligure Toti che schiera “Cambiamo” (con tre senatori, finora all’opposizione): “Bene ha fatto il Presidente Mattarella a mettere fine a un teatrino tanto inconcludente quanto a tratti disgustoso. Ora, come ha chiesto il capo dello Stato, e’ il momento della responsabilità . E quando la Repubblica chiama l’unica risposta possibile e’: presente!”. Si spinge oltre: “Salvini chiami Mattarella e si metta a disposizione del Paese”. Annuncia il proprio sostegno anche +Europa, che non è nel centrodestra ma finora all’opposizione della maggioranza giallorossa. Mentre Maurizio Lupi, il più “salviniano” dei piccoli di destra, rilancia: “Da Mattarella un appello chiaro e forte, confrontiamoci”.
Dentro Forza Italia la situazione è più complessa. Ogni decisione verrà presa con gli alleati, è la linea ufficiale. Silvio Berlusconi, però, non è sorpreso dell’esito fallimentare dell’esplorazione di Fico nè critico con la decisione di Mattarella. Tutt’altro. La stima per Draghi è consolidata e ribadita. E l””appello agli ottimati” gli toglie una parte di castagne dal fuoco.
Gli azzurri “governisti” si sono già fatti sentire. Mara Carfagna esorta: “Serve una riflessione profonda”. Renato Brunetta sottolinea di aver evocato l’ex presidente della Bce già a novembre scorso. Andrea Cangini parla di “appello drammatico e realista”. Sarcastico Osvaldo Napoli:”Nottre serena a chi evocava o minacciava le urne. Salvini, Meloni, Zingaretti, Di Maio… Domani dovranno motivare il no a Draghi”.
Già : comincia una partita tutta nuova. Più facile per FdI, convinta di capitalizzare la rabbia sociale e il malcontento di diverse categorie di cittadini, continuando a stare all’opposizione. Per quanto, big del suo partito come Guido Crosetto, la pensino diversamente.
Più movimento nella Lega, dove oltre a Giancarlo Giorgetti c’è un’ala del partito (soprattutto nordista) che si riconosce nel pragmatismo di Luca Zaia e che non guarda con favore la prospettiva di rimanere fuori dai giochi (e dai soldi del Recovery Fund). Dipenderà anche dalle scelte di Mattarella e Draghi.
Perchè avere un governo “non politico” bombardato da fuori da forze che raggiungono il 40% dei voti è un incubo. Appoggio esterno, via libera con astensione, non belligeranza: il confronto interno del centrodestra comprenderà tutte queste formule da Prima Repubblica. Con un solo mantra: evitare di spaccarsi. Almeno formalmente.
(da “Huffingtonpost”)
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