CHE BEGLI AMICI CHE HA GIORGIA MELONI IN EUROPA: VIKTOR ORBAN SI SCAGLIA CONTRO L’ACCORDO SUI MIGRANTI: “POLONIA E UNGHERIA SONO STATE STUPRATE LEGALMENTE DALL’UNIONE”
“SE SEI LEGALMENTE COSTRETTO AD ACCETTARE QUALCOSA CHE NON TI PIACE, UN COMPROMESSO È IMPOSSIBILE”… ANCHE IL POLACCO MORAWIECKI (ALLEATO DELLA DUCETTA NEL GRUPPO ECR) SI OPPONE, E CON IL SUO VETO IMPEDISCE UN ACCORDO… MA CACCIATELI A CALCI IN CULO
L’emergenza immigrazione al centro del dibattito, con la “bomba” scagliata dal presidente ungherese Viktor Orbán. Che afferma che Polonia e Ungheria sono state “stuprate legalmente” dall’Unione: una provocazione, certo, ma che scuote il confronto.
Le parole di Orbán riguardano il Patto sulla migrazione che Budapest e Varsavia, secondo il primo ministro magiaro, sarebbero state costrette a digerire. “Se sei legalmente stuprato, costretto ad accettare qualcosa che non ti piace, come pensi di raggiungere un compromesso? È impossibile”, dice Orbán escludendo ogni possibilità di accordo “non solo ora ma anche negli anni a venire”.
La riunione dei big d’Europa con un convitato di pietra: il presidente tunisino Kais Saied. Pochi lo nominano, tutti lo evocano a Granada, nella mattinata che apre il consiglio Ue. Giorgia Meloni non ha dubbi: bisogna lavorare ancora per attuare il Memorandum firmato con il leader dello Stato africano, malgrado i dissensi espressi ad alta voce da Olaf Scholz e Charles Michel.
L’asse saldato della premier italiana e dell’omologo britannico Rishi Sunak ha riaperto i giochi: “ siamo aperti a discutere nuove intese volte a bloccare le partenze”, scrivono i due capi di governo conservatori in una lettera a doppia firma che ne conferma il feeling.
Saied rifiuta i fondi Ue, e Meloni ha interpretato questo gesto dicendo di capirlo: “Dice una cosa che e a volte ho detto anche io. Non possiamo credere che il nostro rapporto con il Nord Africa si limiti a pagare i Paesi per trattenere la migrazione illegale”.
E Saied stamattina ha fatto arrivare un messaggio chiaro ai leader riuniti al consiglio europeo di Granada: “Il nostro Paese tratterà con i suoi partner su un piano di parità in un quadro di rispetto reciproco”.
In realtà, Saied sarebbe irritato proprio per il fatto che i fondi, circa 200 milioni considerati irrisori, non sono arrivati: le uniche risorse stanziate da Bruxelles, ma relative a un vecchio accordo, sono limitate a 60 milioni.
Resta il fatto che il “patto dei sei” (Italia, Gb, Albania, Olanda, Francia, Commissione Ue) siglato ieri, che ha partorito un piano in otto punti, serve a Meloni a dire che in Europa non è isolata ma si pone su una strada vista con perplessità di chi ritiene sbagliato trattare con un autocrate poco rispettoso dei diritti civili.
In ogni caso, il memorandum è uno degli scogli del bilaterale con Olf Scholz – non presente (come l’altro leader socialista, lo spagnolo Sanchez) all’incontro dei sei di ieri.
In un quadro di generale difficoltà a chiudere con una dichiarazione comune il consiglio europeo, proprio per l’opposizione dei due alleati di Meloni – Morawiecki e Orban – alle norme sull’immigrazione sulle quali vorrebbero potere di veto.
La premier stamattina ha visto il premier polacco, Ma, nella frenetica ricerca di una via d’uscita alla crisi migratoria, adesso è stretta fra due fuochi.
Fra nuove intese con Londra e vecchi amici dell’Est sempre meno contenti.
(da agenzie)
Leave a Reply