CLAMOROSO, GLI AVVOCATI PENALISTI DI MILANO SI OFFRONO PER DIFENDERE LA CAPITANA: “CI SONO VIOLAZIONI COSTITUZIONALI NEI SUOI CONFRONTI, MATTARELLA INTERVENGA”
LA LETTERA A MATTARELLA DELL’UNIONE CAMERE PENALI: “LEI E’ GARANTE DELLA COSTITUZIONE, LA FACCIA RISPETTARE: CAROLA NON HA COMMESSO ALCUN CRIMINE, I CRIMINI SEMMAI SONO COMMESSI CONTRO I DIRITTI DEI PROFUGHI IN VIOLAZIONI DELLE LEGGI”
Gli avvocati penalisti milanesi si offrono per difendere la capitana della Sea Watch Carola Rackete, indagata da ieri dalla Procura di Agrigento – per favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina e violazione dell’art. 1099 del codice della navigazione che punisce il comandante che non obbedisce all’ordine di una nave da guerra – e scrivono una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella come “garante della Costituzione” chiedendo un suo intervento “nel momento in cui vengono a gran voce reclamati interventi che violano principi fondamentali, norme positive e non solo…”
Secondo i penalisti il fatto che la capitana sia stata indagata e il ministro degli Interni chieda che venga perseguita, è una decisione che va contro ogni regola: “Non c’è alcun crimine da perseguire – scrivono nella lettera al Presidente- anzi vi sono crimini contro i diritti degli ultimi e il buon senso da scongiurare”.
Il Presidente della Repubblica, secondo i penalisti milanesi, “può invitare tutti alla stretta osservanza della Costituzione” con particolare riferimento all’articolo 2, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo.
Per il direttivo della Camera Penale, la comandante della Sea Watch, “ha fatto solo ciò che ogni comandante di naviglio deve fare seguendo le regole del diritto internazionale e quelle del mare, scritte e non: ha prestato soccorso a dei naufraghi allo stremo delle forze e in balia del destino oltre che delle onde”.
Le “vite di 42 esseri umani sono più importanti di qualsiasi gioco politico perchè quelle esistenze in vita sono da noi tutelate attraverso un insuperabile parametro costituzionale e non è, pertanto, immaginabile che vi sia una legge superiore che consenta di sacrificarle o metterle ulteriormente a repentaglio”.
Secondo i legali, “se pure dovessero rilevarsi dei profili di illeicità nella condotta della Rackete, la capitana “risulterebbe scriminata dallo stato di necessità e finchè il nostro sarà uno stato di Diritto, noi, in quanto avvocati – anzi, difensori – non potremmo che invocare il rispetto e la corretta applicazione della legge”.
(da “La Stampa”)
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