CLAMOROSO: SALVINI VUOLE RIMANDARE I PROFUGHI IN LIBIA “PAESE SICURO”, MA SUL SITO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI VIAGGIARESICURI.IT C’E’ L’INVITO AGLI ITALIANI A NON RECARSI IN LIBIA O A LASCIARLA PERCHE’ “PAESE NON SICURO”
E LE DIFFAMAZIONI CONTRO LE ONG NON HANNO PORTATO A UNO STRACCIO DI PROVA: I CASI DI SEA WACHT E LIFELINE SI SONO SGONFIATI, NESSUNA CONTESTAZIONE GIUDIZIARIA
Non passa giorno che Salvini non starnazzi sulla necessità di respingere i profughi in Libia dove c’e’ pace e serenità e dove i migranti vivono evidentemente non in lager, ma in hotel a 5 stelle.
Qualcuno lo informi che sul sito del ministero degli Esteri italiano viaggiaresicuri.it si legge: “Si ribadisce l’invito ai connazionali a non recarsi in Libia e, a quelli presenti, a lasciare temporaneamente il Paese in ragione della assai precaria situazione di sicurezza”.
Se il Paese è pericoloso per gli italiani non si vede come possa essere sicuro per i migranti, soprattutto in considerazione del fatto che la Libia non ha mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra.
Altra considerazione: le navi delle organizzazioni umanitarie sono state messe fuori gioco.
Dalla legge? A dire il vero no, per ora solo dalla burocrazia e dalla politica.
Prendiamo il kafkiano caso della Sea Watch, l’imbarcazione sequestrata a Malta la prima settimana di luglio senza un perchè.
In una settimana le autorità locali hanno ispezionato e re-ispezionato documenti del battello e del personale di bordo senza contestare nulla.
Quindi è toccato a funzionari dello Stato di bandiera, l’Olanda, che hanno ispezionato tutto l’ispezionabile ancora una volta senza contestare nulla.
Ma allora perchè non li lasciano ripartire?
Seline Trevisanut, docente di Diritto del mare all’Università di Utrecht ha risposto senza tanti giri di parole: se non viene contestato qualcosa, le autorità non possono trattenere l’imbarcazione.
E qui la situazione si fa persino più surreale: a chiedere il rilascio del battello dovrebbe essere il Paese di bandiera, ossia l’Olanda.
Ma l’ultimo dei pensieri dei Paesi Bassi è proprio quello di spendersi per le navi delle ong oppure per quelle bandiere di comodo che, generosamente, elargisce con poca burocrazia dietro il corrispettivo di qualche centinaio di euro.
Il paio di righe che la Capitaneria di porto de La Valletta ha recapitato alla Sea Watch non indicano date o altro. Bisogna attendere, magari che arrivi Godot.
Ricordate ancora la vicenda “Lifeline“?
L’esagitato Matteo Salvini aveva parlato di “nave fantasma” ma in realtà , come ha confermato anche la docente italiana ad Utrecht, il diritto del mare non prevede per le piccole imbarcazioni la necessità di figurare nel registro navale ed è consuetudine che le navi possano muoversi liberamente nelle acque Ue, esattamente come persone e capitali.
La verifica di bandiera è ancora in corso ma a quanto pare l’iscrizione in un “club nautico sportivo” che tanta cinica ilarità aveva sollevato, è più che sufficiente per giustificare la presenza in mare.
Una regola che lo vieta espressamente non esiste e d’altronde nessun codice potrà mai vietare di prestare soccorso.
Ma allora perchè le navi Ong restano bloccate?
Perchè a monte una associazione a delinquere internazionale vuole affogare i poveri e continuare a sfruttarli “a casa loro”.
Da quando le Ong sono state bloccate i morti affogati nel Mediterraneo sono passati da 8 (maggio) a quasi 600 (giugno).
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