COLORNI: “MIO PADRE UCCISO PER DIFENDERE QUELL’IDEALE”
“IN ITALIA ABBIAMO AVUTO ALTRE SIMILI ASSURDITA’ QUANDO BERLUSCONI DISSE CHE IN QUELL’ISOLA I CONFINATI ANDAVANO IN VILLEGGIATURA”
Renata Colorni, figlia del filosofo antifascista Eugenio Colorni, ucciso nel 1944, e cresciuta da Altiero Spinelli, secondo marito della madre, ha da poco finito di ascoltare «indignata» le parole della premier pronunciate in Aula alla Camera e non esita a dire che «Giorgia Meloni non solo rinnega la memoria, ma la oltraggia anche».
Alle origini del Manifesto di Ventotene
Suo padre e Spinelli furono tra gli ideatori e firmatari del Manifesto di Ventotene: che effetto le ha fatto sentire la premier dire di non riconoscersi in uno dei testi fondativi dell’Unione europea?
«Noi oggi possiamo discutere e parlare perché le persone, che lo hanno scritto, sono morte e hanno perso la vita per questo. Ma d’altronde Meloni non è la prima ad averlo rinnegato».
A chi si riferisce?
«In Italia abbiamo avuto altre simili assurdità quando Silvio Berlusconi disse che a Ventotene i confinati andavano in villeggiatura».
Questa volta però si tratta di parole, quelle di Meloni, pronunciate in Parlamento. È ancora più grave?
«È un salto di qualità orrendo. La presidente del Consiglio ha oltraggiato la memoria di un gruppo di persone che rappresenta l’antifascismo italiano e che è stato in prigione a Ventotene. E in più ha fatto una dichiarazione di inimicizia nei confronti dell’Europa».
Dall’opposizione è arrivata però una risposta forte.
«La premier ha provato a nascondere le contraddizioni presenti nella sua maggioranza. Ma la reazione è stata abbastanza impressionante: l’importante è che in Parlamento si siano levate voci molto forti e molto decise, come quelle del dem Federico Fornaro e della segretaria del Pd Elly Schlein».
Lei è salita sul palco della manifestazione del 15 marzo Una piazza per l’Europa. Meloni ha detto che le persone erano presenti in piazza non hanno capito il Manifesto di Ventotene. Cosa risponde?
“Spinelli era comunista, Colorni era socialista e Ernesto Rossi liberale. Insieme, partendo da tre posizioni diverse, hanno pensato a una soluzione che potesse far uscire l’Europa dalla situazione in cui si trovava, hanno cercato un modo per combattere i nazionalismi e preparare un avvenire comune per l’Europa. Forse la premier lo ha dimenticato, o forse non lo ha mai saputo».
(da agenzie)
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