COMPROMESSO MERKEL: 500 MILIARDI DI SUSSIDI, PER I PRESTITI C’E’ IL MES
LA SOLUZIONE AVANZATA DALLA CANCELLIERA SUL RECOVERY FUND CHE POTREBBE BASTARE A ITALIA E SPAGNA
Giacca verde chiaro e mascherina bianca al volto, una spruzzata di disinfettante sulle mani e Angela Merkel è pronta per il discorso all’Europarlamento che lancia il semestre di presidenza tedesca dell’Ue con la sua mission più importante: raggiungere un accordo sul Recovery fund per salvare l’unità europea.
“Entro l’estate”, spera la cancelliera, che, tradotto, vuol dire entro fine luglio.
Se non basterà il Consiglio europeo della settimana prossima, ce ne sarà un altro la settimana seguente. L’intesa è lontana, Merkel è molto preoccupata dalle resistenze dei paesi ‘frugali’, quando in mattinata arriva nello studio del presidente David Sassoli. Ma la cancelliera ha in mente un compromesso che, apprende Huffpost, potrebbe andar bene anche all’Italia, la Spagna e i paesi più in difficoltà con la crisi da covid.
Secondo questo schema, che la cancelliera accenna in aula, il Recovery fund verrebbe ridotto ai soli 500mld di sussidi a fondo perduto, che poi sono la proposta iniziale del duo franco-tedesco.
Via i 250 miliardi di prestiti, aggiunti dalla Commissione europea. Per i prestiti, rivolgersi al Mes, è il messaggio che arriva dal nord Europa, che Merkel accoglie e Giuseppe Conte, in visita oggi dall’alleato spagnolo Pedro Sanchez, interpreta secondo le necessità della sua maggioranza di governo divisa.
Per il premier, spiegano i suoi, l’importante è che non si tocchino i sussidi a fondo perduto. Quanto alla parte relativa ai prestiti, non c’è solo il Salva Stati, ma anche gli altri strumenti messi in campo dall’Ue, tra l’intervento della Bei e il piano Sure della Commissione sulla disoccupazione.
“E’ ideologico dire ora se lo prendo o meno il Mes — insiste Conte in conferenza stampa con Sanchez — ci aggiorneremo costantemente e, quando sarà completato il negoziato europeo, valuteremo ciò che conviene o meno all’Italia”.
Lo spagnolo pure ha l’opposizione alle calcagna sul Mes, ma per ora non pensa di ricorrere al Salva Stati. Tuttavia si mostra più laico: “Non ha senso creare strumenti europei e poi abbiamo vergogna di usarli”.
Ad ogni modo, da Madrid Conte e Sanchez lanciano la loro risposta alle richieste del nord Europa: accordo al più presto sul fondo di ripresa e “non si indietreggi dalla proposta della Commissione”, sottolinea Conte. “Trovare un minimo comune denominatore tra i 27 paesi sarebbe sbagliato perchè non servirebbe a nessuno. L’Europa deve esprimere una decisione politica ambiziosa ed elevata”.
A dieci giorni dal Consiglio europeo di metà luglio, il negoziato è nella fase in cui ancora ognuno pianta e difende i suoi paletti. Del resto, il compromesso che ha in mente Merkel è solo una parte del tutto. Chissà se basterà .
Conte, per dire, è anche interessato a ottenere una ‘governance’ degli aiuti che gli permetta di utilizzarli in modo celere. Ma in aula al Parlamento europeo è il presidente del Consiglio Ue Charles Michel a elencare tutti i nodi: sono ancora tutti lì, al pettine delle discussioni.
Non c’è ancora accordo sulle dimensioni del bilancio pluriennale europeo 2021-27, sugli sconti sui contributi al bilancio di cui usufruiscono gli Stati più ricchi (‘rebates’), sul livello del recovery fund e la proporzione tra sussidi e prestiti, sui criteri di ripartizione degli aiuti, il nesso tra il fondo e le riforme che ciascuno Stato membro deve adottare in cambio dei soldi, il rispetto dello stato di diritto soprattutto nei paesi dell’Est, il nesso con la lotta ai cambiamenti climatici e, infine, quando si comincerà a ripagare il debito comune che la Commissione accumulerà per creare il fondo di ricostruzione.
La proposta di Ursula von der Leyen è di restituire a partire dal 2028, non prima del prossimo bilancio pluriennale. Ma gli Stati del nord vorrebbero anticipare la scadenza e la Germania è con loro.
Michel presenterà la sua sintesi delle trattative entro il weekend. Poi la parola passerà agli ambasciatori dei paesi membri e poi ai leader al summit del 17 e 18 luglio. E’ su questo tavolo che planeranno i nodi più intricati. Da parte sua, il presidente del Consiglio europeo dovrebbe lasciare invariata la cifra prevista dalla Commissione: 750 miliardi, riducendo però il bilancio pluriennale di una cinquantina di miliardi (passerebbe da 1100 a 1050mld). Ma il grosso verrà deciso dai leader. E la soluzione non è affatto dietro l’angolo.
I ‘frugali’ stanno opponendo una resistenza senza quartiere. Preoccupata, Merkel lo dice a Sassoli, nell’incontro mattutino prima della plenaria e anche nell’incontro serale a 4 col presidente dell’Europarlamento, la presidente della Commissione e Michel. Per questo, nel discorso in aula la leader tedesca insiste sul concetto di “coesione”, sulla necessità di cercare un compromesso per il bene dell’unità europea stavolta davvero a rischio.
Ma il compromesso va cercato anche con lo stesso Parlamento europeo, che ha l’ultima parola sulle decisioni dei leader. E’ questo il motivo della riunione serale dei quattro presidenti.
Sassoli avverte Merkel sui quattro paletti irrinunciabili della maggioranza parlamentare: nessuna riduzione del bilancio pluriennale e del recovery fund, istituzione immediata di almeno due risorse proprie (tasse europee) e le altre entro 5 anni, che il Parlamento abbia poteri di controllo sulla spesa.
In mattinata, il presidente dell’Europarlamento sente al telefono Conte, mentre il premier è in volo per Madrid. Saranno giorni di trattative febbrili.
Venerdì il capo del governo vola a L’Aja per un bilaterale con l’olandese Mark Rutte, lunedì sarà a Meseberg, vicino Berlino, ricevuto da Merkel. E la settimana prossima avrà un bilaterale anche con il francese Emmanuel Macron. Nord e sud Europa sono alla resa dei conti all’ombra del covid. “L’Europa non è un bancomat”, tuona in aula il tedesco Manfred Weber, presidente dei Popolari.
Seduta tra i banchi, Merkel lo guarda perplessa, colpita dai toni del suo connazionale e collega di partito. Ma nel frattempo anche lei si è cambiata la mascherina: non più bianco neutro, ora ha quella del Ppe. Anche lei nell’arena, come è naturale.
(da “Huffingtonpost”)
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