CONSULTA, IN ARRIVO TRE NUOVE SENTENZE: VALGONO 18 MILIARDI
DOPO LA SENTENZA SULLE PENSIONI, IL GOVERNO MANDA MESSAGGI AI GIUDICI DELLE LEGGI… A GIUGNO DECIDERANNO SU RISCOSSIONE DELLE TASSE E BLOCCO DEGLI STIPENDI PUBBLICI. VALORE: 15-18 MILIARDI
Entro pochi giorni si saprà se il messaggio è arrivato ed è stato recepito dagli interessati. I metodi per recapitarlo sono stati molti: Pier Carlo Padoan che si dice “perplesso” riguardo alla bocciatura del blocco delle pensioni da 1.200 euro in su e la mancata “interazione” tra Corte e governo; ex premier ed ex ministri hanno parlato di “sentenza incomprensibile”; economisti più o meno indipendenti hanno accusato i giudici costituzionali di voler affamare i giovani; Equitalia ha fatto uscire sui giornali l’allarme per un nuovo buco da 2,5 miliardi.
Si potrebbe continuare, ma ormai dovrebbe essere chiaro che il destinatario di queste pressioni è la Corte costituzionale, chiamata nel prossimo mese a rilevanti decisioni che rischiano di essere anche un giudizio sulle politiche di questi anni, tutte imposte con lo spettro dell’emergenza e del default, spesso in violazione della Costituzione.
Archiviata con la truffa del “Bonus Poletti” (la restituzione del 25% del maltolto se va bene), la grana pensioni da 17,6 miliardi ingenerata dalla bocciatura di una norma di Monti, il problema per l’esecutivo e gli interessi diffusi che lo appoggiano in continuità coi suoi predecessori è che la Consulta capisca che l’aria è cambiata e l’articolo 81 della Carta (il pareggio di bilancio ultrarigido imposto dal Fiscal compact e dall’ideologia brussellese) fa premio su tutti gli altri.
Le sentenze delicate, di qui a settembre, sono tre e valgono miliardi.
La prima è attesa a brevissimo e riguarda la costituzionalità dell’aggio di Equitalia, cioè la percentuale (va dal 4,5 all’8%) che la società aggiunge alle cartelle fiscali che è chiamata ad incassare.
Ieri mattina, infatti, s’è tenuta l’udienza pubblica e la sentenza dovrebbe dunque arrivare a giorni. In sostanza, due differenti ricorsi nel 2012 e 2013 hanno sollevato la questione davanti ai giudici delle leggi: viene ritenuto incostituzionale il fatto che l’aggio sia sproporzionato rispetto ai costi del servizio, che sia calcolato persino sugli interessi di mora, che sia caricato esclusivamente sul debitore per i pagamenti dopo 60 giorni e pure che non sia previsto un tetto massimo.
Se la Consulta bocciasse la norma, Equitalia dovrebbe restituire i soldi: 2,5 miliardi ha scritto la divisione Nord della società in una memoria alla Corte pubblicata ieri su Repubblica.
La cosa era nota — e il conto totale sfora i 3 miliardi — ma serve a dipingere la Consulta come il gruppo del “buco nei conti pubblici”: Equitalia, infatti, è di proprietà di Tesoro e Inps.
Tradotto: alla fine i soldi dovrebbe metterceli il governo.
A fine giugno, poi, c’è la vera bomba a orologeria. Il ricorso contro il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, deciso da Mario Monti nel 2011 e prorogato poi sia da Enrico Letta che da Matteo Renzi.
In sostanza, i salari degli statali sono bloccati dall’ultimo rinnovo, che data al lontano 2009: solo di recupero dell’inflazione, per uno stipendio da 21.500 euro lordi il danno ammonta a oltre 2.200 euro su base annua e circa 8.000 in totale (lo stipendio più basso, ovviamente, si rifletterà sulla pensione).
Il risparmio per le casse dello Stato s’aggira sui 2,5 miliardi l’anno: 12-15 in tutto.
La Consulta, in realtà , ha già ritenuto legittimo il blocco dei contratti per un periodo limitato, ma ora sono passati 5 anni.
A settembre, infine, arriva a sentenza il “contributo di solidarietà ” del governo Letta sulle pensioni sopra i 90 mila euro.
Il gettito in questo caso è limitato (52 milioni l’anno), ma una norma simile è stata già bocciata al solito Monti.
Insomma, la Consulta ha gli occhi addosso. Se non bastassero gli avvertimenti, peraltro, l’11 giugno è convocata l’ennesima votazione per ricostituire il plenum: su 15 giudici costituzionali ne mancano 2 di nomina parlamentare e un altro (Paolo Maria Napolitano) scadrà a luglio.
Tre nomine sensibili al nuovo clima, forse, risolverebbero il problema più di mille minacce.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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