CONTE: “CHI SCOMMETTE SU SALVINI FA MALE I SUOI CALCOLI”
“CHI SI PROIETTA SULLA LEGA DOVRA’ ASPETTARE, CON QUESTO GOVERNO INVECE PUO’ GIA’ LAVORARE”
“Chi scommette su Salvini, fa male i suoi calcoli”. All’indomani del delicato voto sul Mes, superato dalla maggioranza di governo seppure con alcune defezioni pentastellate, Giuseppe Conte lancia un appello a tutte le forze parlamentari e a chi è tentato dalla Lega (i delusi 5s).
Lo fa da Bruxelles, in un colloquio con Huffpost e alcuni quotidiani italiani a margine del Consiglio europeo di dicembre.
Seduto sul divanetto bianco di una delle sale della rappresentanza italiana, Conte scarta il regalo del premier portoghese Antonio Costa (una bottiglia di Barbeito) e poi si concede per una mezz’ora ai cronisti su diversi argomenti, dalla politica interna alla sfida europea sul clima che vede l’Italia schierata “al fianco di Ursula von der Leyen e il suo Green deal” e con la richiesta del governo di utilizzare i fondi del Just Transition Fund per l’ex Ilva di Taranto: “Dobbiamo usare anche la leva finanziaria e lo stesso Just Transition Mechanism può essere uno strumento, perchè c’è un impatto economico e sociale” nella transizione energetica, dice Conte.
E poi la riforma del Mes, l’ultimo pericolo scampato (per ora) della maggioranza, con la speranza italiana è di rimandare la firma finale a quando sarà stato trovato un “equilibrio” dell’intero pacchetto di riforme sul rafforzamento dell’unione bancaria e monetaria.
Fino alla Libia, materia che oggi sarà al centro di un trilaterale di Conte con la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron.
Appello ai parlamentari
“Lancio questo messaggio alle forze politiche di maggioranza e ai parlamentari tutti — dice il premier – a chi si sente di non aver potuto a dare un contributo fin qui: noi stiamo lavorando di qui al 2023 per riformare il paese, c’è in cantiere il Green deal, la riforma della giustizia, la riduzione della burocrazia in tutti i settori di attività . Tutte le competenze potranno trovare in questo processo riformatore di ampio respiro, la possibilità di dare un contributo. Chi invece si proietta sulla Lega, deve mettere in conto che dovrà aspettare molto di più. Con noi invece può già lavorare”.
Ora l’obiettivo è rendere la maggioranza più attraente delle ‘sirene’ leghiste. Tradotto: chi è eletto, ha un seggio per altri 4 anni. Con Salvini, chissà . E chissà quanto dovrà aspettare. “Salvini non disperda energie” a cercare di attirare parlamentari della maggioranza di governo, dice Conte, “le proposte della Lega sono di là da venire quando e se andrà al governo”.
Ancora, in riferimento a Salvini e quello che Luigi Di Maio ha definito “mercato delle vacche”: “Ognuno si assume la responsabilità delle iniziative che ritiene. Io non voglio entrare nel giudizio delle decisioni dei singoli parlamentari, non voglio valutare neppure i comportamenti di Grassi (ex M5s passato alla Lega dopo il voto sul Mes, ndr.) che peraltro è un collega, un professore di diritto. Sulla sensibilità istituzionale di Salvini mi sono già pronunciato: auguro al professore Grassi di avere più fortuna di me, io ci ho lavorato affianco e non è che abbia ottenuto grossi risulati. Lui ha solo sparato…”.
Responsabili
All’orizzonte, naturalmente, i movimenti dei cosiddetti ‘responsabili’, i senatori di Forza Italia che si offrirebbero alla maggioranza per rafforzare il governo. “La maggioranza è solida — precisa Conte – tengo i conti numerici di ieri alla Camera e al Senato e non faccio scenari futuri, se e ma. Se e quando si concretizzerà questa ipotesi si valuterà ”.
Quanto a eventuali ‘scissioni’ del M5s da parte degli scontenti Di Maio, ‘responsabili’ pentastellati più vicini allo stesso premier, Conte frena: “Io certo non mi auguro che le forze attuali della maggioranza si suddividano e i gruppi attuali si possano frammentare ulteriormente, decisamente no”.
Non alza polemiche, nemmeno con Matteo Renzi: “Mi fido di tutti quelli che stanno lavorando con noi fino a prova contraria”.
Nè vuole commentare il discorso dell’ex premier ieri al Senato o l’inchiesta in corso sulla fondanzione renziana ‘Open’. Di certo, però, quanto sta avvenendo non può essere motivo per tornare a forme tradizionali di finanziamento pubblico ai partiti: “I social sono alla portata di tutte le tasche, si può partecipare alle competizioni elettorali anche con poche risorse finanziarie. Non ritornerei affatto al passato, a forme di finanziamento pubblico tradizionale. Nello scorso esecutivo, con la normativa contro la corruzione, abbiamo stabilito regole e tetti per evitare che un singolo finanziatore possa avere un ruolo preponderante in termini di influenza su una forza politica, abbiamo stabilito trasparenza anche per le fondazioni. Certo, se nel dibattito pubblico questo diventa un tema, ci confronteremo. E’ tema da non liquidare in due battute”.
Ad ogni modo, è il rafforzamento della maggioranza di governo il tema centrale nell’agenda di Conte per la politica interna.
Ma il vertice di lunedì, annuncia, “non sarà dedicato a programmare tutto il cronoprogramma” della legislatura, “affronteremo le questioni più urgenti”.
In sintesi: “Fisco: tagliare la pressione fiscale e riformare l’Irpef. Giustizia: completare il pacchetto, civile, penale e tributaria, piano anti-evasione, snellire la burocrazia. Quando organizzeremo queste riforme, balzeremo avanti nelle classifiche guardate dai fondi internazionali: dobbiamo scalare le posizioni”.
Libia
Oggi intanto qui a Bruxelles, il primo vertice con Merkel e Macron sulla Libia da quando il premier del governo riconosciuto dall’Onu a Tripoli, Fayez al Searraj, ha firmato il memorandum d’intesa con il turco Erdogan. “L’incontro l’ho chiesto io”, precisa Conte, servirà a “preparare la conferenza di Berlino sulla Libia, presumibilmente ad anno nuovo”.
Lo scenario ora è pericolosissimo. Significa: conflitto militare alle porte sull’altra sponda del Mediterraneo, proprio di fronte alle coste meridionali dell’Italia.
“Il conflitto si è radicalizzato — dice Conte – difficilmente ci si metterà intorno a un tavolo e rischiamo anche noi europei di dover fare i conti con attori stranieri che hanno preso piede e terreno e, essendosi impegnati, reclamano anche un ruolo”.
Il premier racconta di aver avvertito il generale di Tobruk Haftar, sostenuto da Francia, Egitto, Russia, “quando è venuto a Roma. Gliel’ho spiegato bene: ‘stai commettendo un errore fatale, non solo non convincerai mai le milizie a ritirarsi e in più ci sarà anche l’incognita di Misurata che non ti lascerà occupare la Libia inerte’. Valutazioni che si sono rivelate vere”. Ora al Serraj si è messo d’accordo con Erdogan: “Accordo inaccettabile, in spregio al diritto internazionale”, dice il capo del governo che, qui al Consiglio europeo, ha avuto modo di parlarne anche con Kyriakos MÄ«tsotakÄ«s, il premier della Grecia, scavalcata dall’intesa tra Ankara e Tripoli: “Mi ha ringraziato per l’appoggio italiano”.
(da “Huffingtonpost”)
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