DI MAIO FURIBONDO CON I TRE CHE SONO PASSATI ALLA LEGA, TRA LORO CHI SCRISSE NORME ANTI-TRANSFUGHI
ALLARME PER LE VOCI DI ACCORDO SALVINI-RENZI
Il 23 febbraio del 2018 il giurista campano Ugo Grassi scriveva un lungo post sul Blog delle stelle per difendere la clausola che chiede ai parlamentari M5S di pagare una multa da 100mila euro in caso di “cambio casacca”.
Ieri, lo stesso senatore ha comunicato il suo ingresso nella Lega. Lo hanno seguito i colleghi Francesco Urraro e Stefano Lucidi, senatore umbro alla seconda legislatura, con idee di destra, ma grande sostenitore dell’alleanza con il Pd alle regionali.
Matteo Salvini li accoglie a braccia aperte. Luigi Di Maio attacca: “Ci dicano quanto costa al chilo un senatore. In confronto a Salvini, Berlusconi era un pivello”.
Il ministro accusa i transfughi di mancanza di dignità . Ma Grassi e Urraro li ha scelti lui, candidati per i collegi uninominali tra la società civile, a completa discrezione del capo politico.
Si fidava talmente, che al primo chiese di scrivere l’atto di impeachment per Sergio Mattarella, nei giorni in cui ne aveva proposto la messa in stato di accusa. “Non sono un costituzionalista, ma penso ci siano tutti gli estremi”, aveva detto Grassi a Repubblica, prima che il suo leader cambiasse idea.
La paura dei 5S al governo, e del Pd, è che i tre siano solo la punta di un iceberg che rischia di mandare in pezzi una nave già in cattive acque. “Siamo tutti talmente deboli da non riuscire a rompere una cosa già rotta”, dice sconfortata l’ex ministra dem Marianna Madia davanti a un bicchiere d’acqua, alla buvette.
L’aria è tale che il team dei facilitatori scelto da Di Maio, al voto sul blog fino a domani, è la fotografia dei 5 stelle più a disagio con il Conte bis: tra i sei cui sarà affidata l’organizzazione (un “listino bloccato” contro cui tuona il vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo) ci sono infatti Ignazio Corrao, l’europarlamentare che non ha votato per la commissione von der Leyen (non è stato sanzionato e viene ora premiato tra lo sconcerto di molti), l’ex ministro Danilo Toninelli (che da mesi fa asse con Barbara Lezzi e gli scontenti della maggioranza giallo-rossa), poi due “casaleggiane” di ferro, Enrica Sabatini e Barbara Floridia, e come unica rappresentante del “caminetto” che ha dato filo da torcere a Di Maio sulle ultime scelte, a partire da quella sulle regionali, la sola vicepresidente del Senato Paola Taverna.
Esclusa la capogruppo in Regione Lazio Roberta Lombardi, troppo autonoma e forse troppo convinta dell’alleanza con i dem. Esclusi tutti gli eletti vicini al presidente della Camera Roberto Fico, preoccupato in queste ore soprattutto del voto in Emilia Romagna e delle possibili conseguenze.
Escluso anche, ma per sua scelta, Alessandro Di Battista, che ha in testa nuovi progetti e sarebbe pronto a una nuova partenza. Tornerà in gioco solo in caso di nuove elezioni. A giudicare dai timori, un’eventualità non così lontana.
Sia i 5 stelle che il Pd sospettano infatti che ci possa essere un accordo tra il leader di Italia Viva Renzi e quello della Lega Salvini per andare al voto.
E’ stato proprio un emissario del Carroccio a mettere sull’avviso il Nazareno: “Renzi ci ha chiesto aiuto per fermare il modello spagnolo e lo sbarramento al 5%. In cambio, farebbe cadere il governo”.
Certo, la minaccia potrebbe essere falsa, ma è un fatto che sia Zingaretti che Di Maio la stiano prendendo molto sul serio.
(da “La Repubblica”)
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