CONTE HA GIA’ VINTO, QUOTA 157 SICURA, ITALIA VIVA SI ASTERRA’ PER LIMITARE LE FUGHE, CENTRODESTRA RISCHIA DI PERDERE UDC
OBIETTIVO CONTE E’ COMUNQUE PROVARE AD ARRIVARE A 161 … I CARDINALI SI MUOVONO CON I VERTICI UDC PER CREARE UN POLO DI CENTRO CATTOLICO COME QUARTA GAMBA DEL GOVERNO
“Ma lo sa che mi ha chiamato anche un cardinale su questa cosa qui?”. La caccia ai responsabili è aperta, le leve attivate non si limitano al più classico blandire su responsabilità , ruoli e incarichi per i senatori decisivi, ma arrivano a toccare una serie di mondi tangenti alla politica e ai famigerati responsabili, dai quali passa il destino della legislatura di Giuseppe Conte.
Al Senato è Federico D’Incà a tirare le fila, a giostrare i contatti soprattutto con gli ex 5 stelle, scissionisti o espulsi che siano, perchè le ruggini e le presunte indegnità del passato (rimborsopoli, remember?) si archiviano volentieri in ragione della sopravvivenza politicaIl pallottoliere, sgranato e risgranato più volte in queste ore al momento arriva a toccare quota 157, e l’asticella per ora si ferma lì, quattro voti in meno di quella maggioranza assoluta che sarebbe decisiva per stravincere (per vincere basta un voto in più delle opposizioni)
Si parte da un perimetro di 151: 92 M5s, 35 Pd, 8 dal gruppo delle Autonomie compresa la senatrice a vita Elena Cattaneo, 7 di Leu, 3 ex grillini del Misto dati per sicuri (Di Marzio, De Falco), Sandra Lonardo, il neo costituito gruppo Maie-Italia 23 che conta 5 esponenti (ci torneremo) fino ai senatori a vita Monti, Segre e Rubbia.
A questi il governo è convinto di aggiungere ancora qualche ex 5 stelle, e tre o quattro senatori provenienti dalle fila di Italia viva e di Forza Italia.
Scendono in campo i cardinali. Perchè diventano fondamentali i tre senatori dell’Udc, Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone.
Fino a un anno fa il centro di Roma sarebbe pullulato di capannelli, cene riservate, incontri a ore piccole di responsabili ed esponenti del governo, con la pandemia e il coprifuoco la crisi su muove sugli smartphone e su Zoom.
“Lei non sa quanti ecclesiastici mi stanno chiamando”, confida un dirigente del partito di centro, riemerso dall’irrilevanza cui era stato condannato dal tramonto degli anni berlusconiani e tornato improvvisamente decisivo.
Un mondo battuto in queste ore da Dario Franceschini, vera eminenza grigia dell’operazione per il Partito democratico, uscito ieri allo scoperto: “Non c’è niente di male nel dialogare apertamente e alla luce del sole con forze politiche disponibili a sostenere il governo”.
Non è il solo a tessere la tela nel mondo cattolico: mentre D’Incà è impegnato con gli ex, è Vincenzo Spadafora a battere quel terreno, forte di un lontano passato nella Margherita e di un solido bagaglio di relazioni in quell’ambiente.
Un appello alla “responsabilità ” per evitare una crisi “deleteria” e “incomprensibile” è stato lanciato dall’Azione Cattolica, insieme alla Federazione universitaria cattolica e al Movimento ecclesiale di impegno culturale, “la scelta di Iv di ritirare la propria rappresentanza di Governo contraddice il merito di migliorare ciò che si chiedeva” ma a pesare sono soprattutto le dichiarazioni del segretario generale della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti: “Trovo un forte stimolo nelle parole pronunciate dal Presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: ‘Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori’. Aggiungo: questo è anche tempo di speranza. Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità ”.
Costruttori, proprio come si definiscono i novelli responsabili, tra i quali Binetti si arruolerebbe volentieri, ma “a patto che lo faccia tutto il partito”. È per questo che il segretario Lorenzo Cesa è marcato a vista dal centrodestra, invitato ai tavoli dei leader insieme a Maurizio Lupi, ex forzista e alfaniano con un peso specifico rilevante nel mondo cattolico.
Cesa resiste, ma le pressioni si rincorrono e si accavallano, e i boatos di Palazzo accreditano un suo incontro proprio con lo stesso Conte, faccia a faccia che per ovvie ragioni non trova conferma alcuna.
Lo schema di base prevederebbe la distribuzione degli incarichi lasciati vacanti da Italia viva ai nuovi responsabili: la Famiglia andrebbe proprio a un esponente dell’Udc, con l’Agricoltura verrebbe blandito il senatore Riccardo Nencini, esponente del Psi e iscritto nel gruppo di Iv, tra i possibili “costruttori” provenienti dalle fila di Renzi insieme a Anna Maria Parente e Vincenzo Carbone, rispettivamente ex Pd e Forza Italia.
Nencini si è già iscritto alle fila dei costruttori, lo smottamento, sia pur minimo, dalle fila renziane, insieme a quello dei centristi, farebbe salpare la nave del terzo governo Conte. Ma la richiesta proveniente dal mondo cattolico sarebbe al momento considerata irricevibile dal premier, perchè non offrirebbe nessuna garanzia: dimissioni per marcare una discontinuità netta e Conte-ter con una legittimazione politica dei nuovi ingressi.
“Avessimo due settimane per trattare sarebbe fatta, con solo tre giorni e con il weekend di mezzo è una corsa contro il tempo”, dice un esponente del governo.
Ma l’ipotesi è talmente concreta che giovedì sera se ne è discusso all’assemblea dei gruppi M5s, che hanno iniziato ad agitarsi. Non piace l’idea delle politiche per la famiglia appaltate ai cattolici, e fa storcere il naso anche che l’Agricoltura sia concessa a qualcuna delle new entry, i fondi che si troverà a gestire con il Recovery plan fanno gola a molti. “Se cambiamenti ci devono essere, allora dovete ridiscutere la squadra intera, ma anche con noi”, il mandato consegnato dai parlamentari a Vito Crimi e Alfonso Bonafede. Nel mirino Nunzia Catalfo e Paola Pisano, ma più di qualcuno ha messo nel mirino anche le Infrastrutture, nel caso di un suo scorporo dai Trasporti.
Si guarda a Misto, all’Udc, a transfughi di Iv perchè l’operazione soccorso azzurro non sta dando i propri frutti. Goffredo Bettini continua a tenere cordiali rapporti con Gianni Letta, e contatti con il plenipotenziario di Silvio Berlusconi ci sarebbero stati anche da parte dello stesso Conte. Se ci saranno addii, saranno al massimo uno o due, la previsione. Che sommati alle altre teoriche fuoriuscite andrebbero a irrobustire il pallottoliere di D’Incà .
L’operazione è quella di far confluire più senatori possibili nella nuova componente del gruppo Misto di Palazzo Madama, denominata Maie-Italia 23 di cui si accennava prima, che per ora conta 5 esponenti: Fantetti, Cairo, Merlo, Buccarella e Saverio De Bonis, eletto con i 5 stelle e tra gli animatori più vivavi della campagna di reclutamento, al punto che anche lui sarebbe in lizza per sostituire Bellanova all’Agricoltura.
“Sarebbe fondamentale l’Udc, sia perchè porterebbe in dote il simbolo e dunque la possibilità di costituire un gruppo a Palazzo Madama, sia perchè sarebbe funzionale al progetto di più lungo termine”, dice un senatore di maggioranza.
Un progetto che vedrebbe nella costituenda pattuglia la base parlamentare del partito di Conte. “Il premier – dice chi lo conosce bene – punta alla costruzione di un gruppo a forte vocazione europeista, magari ispirato al Partito popolare europeo, che possa essere la quarta gamba della nuova maggioranza”.
Per scongiurare lo smottamento, dei suoi e di possibili responsabili, Renzi ha fatto trapelare che Italia Viva con tutta probabilità si asterrà o non parteciperà al voto. Una mossa che porterebbe a non drammatizzare la situazione costringendo a scegliere gli indecisi da che parte stare.
Perchè in quel caso il governo la spunterebbe per circa quindici voti, ma spera Renzi senza arrivare alla maggioranza assoluta dei 161
“Se Renzi si muovesse così ci farebbe un favore – dice un esponente di governo – guadagneremmo qualche altro giorno, Mattarella permettendo”. Che lo permetta non è affatto scontato.
Ma prima c’è un lungo fine settimana di trattative, da cui cilindro estrarre i costruttori necessari a scongiurare le dimissioni e a tagliar fuori l’ex rottamatore.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply