I COSTITUZIONALISTI: “CONTE PUO’ GOVERNARE ANCHE SOTTO QUOTA 161”
CECCANTI: “GOVERNO DI MINORANZA? DIREI DI MAGGIORANZA RELATIVA, PIENAMENTE LEGITTIMO. CI SONO DIECI PRECEDENTI, COMPRESO BERLUSCONI”
“Con la fiducia al Senato sotto quota 161 proseguirebbe il Conte-bis. Governo di minoranza? Preferisco chiamarlo di maggioranza relativa e sarebbe costituzionalmente legittimo. Ci sono dieci precedenti in Italia…” .
Stefano Ceccanti, costituzionalista smina la strada della “conta” a Palazzo Madama: “Senza dimissioni del premier o sfiducia la crisi non è aperta dal punto di vista giuridico, il Colle non avrebbe potere discrezionale”.
Renzi ha annunciato che sul voto di fiducia si asterrà . I calcoli di oggi fermano la maggioranza senza Italia Viva al Senato intorno a quota 155 voti. Più dell’opposizione, ma sotto quota 161.
Può davvero nascere un Governo di minoranza?
Non nasce: prosegue. E io sono da sempre contrario all’espressione governo di minoranza. Sarebbe un governo di maggioranza relativa perchè i Sì battono i No pur senza raggiungere la maggioranza assoluta. Del resto l’articolo 94 della Costituzione non prevede deliberatamente alcun quorum rafforzato per non ostacolare la formazione dei governi. Quindi, se prevalgono i Sì il governo è regolarmente insediato.
Il Quirinale non potrebbe obiettare su un “governo delle astensioni”?
No, perchè il premier Conte è in carica. Non si è dimesso nè è stato sconfitto in un voto di fiducia, quindi dal punto di vista costituzionale non si è aperta una crisi. C’è dal punto di vista politico, ma non da quello giuridico. Il presidente della Repubblica non ha potere di apprezzamento in questo caso: con la fiducia saremmo sempre nell’ambito del Conte-bis e il premier non sarebbe neppure tenuto a salire al Colle. Potrebbe fare un rimpasto, ma persino decidere di tenersi gli interim dei ministeri vacanti.
Tante critiche all’idea di una maggioranza “raccogliticcia”, così non è peggio?
Non vedo nessun problema. Molti esecutivi italiani hanno governato senza avere la maggioranza assoluta. Almeno dieci. Non c’è un’anomalia.
Ci sono dieci precedenti?
Il senatore Dario Parrini li ha approfonditi. Il governo Fanfani II del 1958-59 ha avuto la fiducia iniziale con 295 voti (maggioranza assoluta alla Camera 299). Il Fanfani IV del 1962-63 la ebbe con 122 sì al Senato e 295 alla Camera. Poi il governo Leone I del 1963 con 133 sì al Senato e 255 sì alla Camera. Il Leone II del 1968 con 263 sì alla Camera e 138 al Senato. Il governo Andreotti III del 1976-78 con 136 sì al Senato e 258 alla Camera. Il Cossiga I del 1979-80 la ebbe con 287 sì della Camera e 153 sì del Senato. Poi Ciampi nel 1993-94 prese 309 sì alla Camera. Berlusconi nel 1994 ebbe la fiducia con 159 sì al Senato (maggioranza assoluta era 164) e 155 no. Dini con 302 sì alla Camera. E D’Alema II del 1999-2000 con 310 sì della Camera.
Un minuto dopo la fiducia, anche con pochi voti di scarto, si riaprirebbero le trattative per allargare la maggioranza?
A parte che io vedo profilarsi uno scarto significativo, può darsi. Se verrà rilanciata l’azione di governo, a partire da un uso reale ed efficace dei fondi del Recovery, si potrà allargare la maggioranza. L’aumento del consenso popolare produrrà movimenti in Parlamento.
In una situazione così confusa, non è meno imbarazzante andare a votare?
La cosa meno comprensibile è che in risposta al passo indietro e alle aperture di Conte Italia Viva non abbia congelato le dimissioni delle ministre. Posto questo, a parte la pandemia in corso la scadenza più importante della legislatura è l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Come ha mostrato lo stop di Mattarella a Savona, il Quirinale è la garanzia della collocazione dell’Italia in Europa. Andare alle urne con la maggioranza implosa e la destra a trazione sovranista la metterebbe in pericolo.
Se invece Conte, all’ultimo, evitasse la sfida in Parlamento e si dimettesse?
Allora il capo dello Stato prima di dare l’incarico dovrà essere ragionevolmente certo che ci sia una maggioranza, non necessariamente assoluta, in grado di governare.
(da “Huffingtonpost”)
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