CONTE SCENDE IN CAMPO COME FEDERATORE
PER APPOGGIARE DRAGHI, GRILLO PONE CONDIZIONI PESANTI
Scende in campo Giuseppe Conte. Il suo predellino è un tavolinetto di plexiglass piazzato in mezzo a piazza Colonna, non c’è Palazzo Chigi alle spalle, perchè la comunicazione ha studiato la cornice per una “comunicazione non istituzionale”, e dunque la prima prettamente politica del premier che sta preparando gli scatoloni.
Si fa da parte l’avvocato, lascia strada a Mario Draghi. “Ho fatto a Draghi gli auguri di buon lavoro”, dice il presidente, mascherina davanti alla bocca per rispettare i suoi dpcm, mentre una folla di cronisti e cameraman li violano clamorosamente tre metri più in là , dietro il nastro rosso oltre il quale sono stati fatti assembrare.
“Mi descrivono come ostacolo a nuovo governo, non mi conoscono, i sabotatori cercateli altrove, lavoro affinchè si possa formare”, aggiunge, mentre al Nazareno e nella war room pentastellata si tira un sospiro di sollievo.
Punta a ritagliarsi un ruolo da federatore dei giallorossi più che a guidare i 5 stelle, un ruolo comunque ingombrante per la nascitura segreteria politica del Movimento e per Di Maio, che non ha perso aura e capacità di quello del gruppo più capace di tenere il timone in mano. “Ma va nella stessa direzione di Luigi”, fa notare un parlamentare che lo conosce, perchè il passaggio chiave del suo discorso è questo: “Auspico solido governo politico, che possa operare scelte politiche, che abbia la sufficiente coesione per poter operare delle scelte politiche perchè lo richiedono le emergenze del paese, non possono essere affidate a squadre di tecnici”
Una spinta decisa verso il punto di mediazione faticosamente trovato dai 5 stelle, andare a sentire cosa dirà Draghi e valutare nel merito delle proposte, forse sottoporle a Rousseau, basta che sia un governo politico.
“Forse non ci è chiaro che il governo Draghi non sarà il Conte-ter”, sbotta un parlamentare del fronte del dialogo. Il “governo politico” indicato da Conte e Di Maio sembra discostarsi dalla corrente in cui sta andando il fiume, ma i pontieri la mettono giù così: “È un passo, magari lento, ma non possiamo procedere per strappi, altrimenti ci perdiamo mezzo gruppo”.
La posizione del premier uscente in questo senso aiuta: “Dico agli amici del Movimento 5 stelle che io ci sono e ci sarò”. Il sospiro di sollievo nella compagine governativa per il momento cela la preoccupazione che Conte voglia giocare una partita politica interna, nella convinzione che l’unico ruolo che si potrebbe realisticamente ritagliare è quello del candidato premier di una futura alleanza, “che tanto alle elezioni lo abbiamo capito tutti che mancano due anni”, dice un dirigente pentastellato.
Si rincorrono le voci per cui l’opzione preferita del premier uscente sia un incarico internazionale, alla Commissione europea, o magari alla Nato, per rimanere sulla scena e non rimanere sotto l’ombrello di Draghi
Il Senato ribolle: “Non dobbiamo assolutamente dargli i numeri”, tira dritto un onorevole 5 stelle. Un suo collega è ancora più netto: “Anche se decidiamo per il sì, io la fiducia non la voto”.
L’Ansa riporta quello che sarebbe il pacchetto di condizioni che Beppe Grillo, in arrivo a Roma per seguire da vicino questo passaggio travagliato, vorrebbe che la delegazione dei suoi portasse a Draghi: mantenimento di reddito di cittadinanza, il decreto dignità , norme anticorruzione, e un programma che abbia tra i punti principali il reddito universale, una imposta patrimoniale per i super-ricchi, acqua pubblica, blu economy, digitalizzazione, conflitto di interessi e banca pubblica.
Chi l’ha sentito racconta che con il passare delle ore abbia iniziato a non escludere un sostegno al nascituro governo, “ma lo benedirebbe solo con una delegazione fortemente politica”. Un esponente del governo la chiosa così: “Interessanti le condizioni di Beppe. Aggiungiamoci anche la luna e facciamoci dire di no”.
(da “Huffingtonpost”)
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