CONTESTATORI E AGENTI, LA SOLITA SFIDA DEI VIDEO
PER IL VIMINALE SI SAREBBE TRATTATO DI UNA PROVA GENERALE PER AZIONI ANCORA PIU’ VIOLENTE
La guerra dei filmati scoppia in serata quando comincia a montare la polemica sugli episodi di guerriglia che hanno segnato questa giornata di protesta nelle città italiane. Televisioni e siti internet trasmettono i video girati durante le manifestazioni, mostrano studenti trascinati via dal corteo, buttati per terra, presi a manganellate dagli agenti, alcuni in borghese e con il casco in testa.
Al Viminale c’è grande preoccupazione, l’immagine della polizia può subire un altro durissimo colpo.
Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri è ad Algeri per un incontro bilaterale. Rimane in contatto costante con il prefetto Antonio Manganelli che la aggiorna sulla situazione.
E alla fine si decide di far partire la “controinformazione” con la trasmissione delle immagini girate «dalle forze dell’ordine» per «far vedere i giovani armati di bastoni e scudi che si sono chiusi “a testuggine” e hanno attaccato la polizia e i carabinieri».
I responsabili degli apparati di sicurezza sono convinti che quella di ieri sia stata soltanto una prova generale.
Altri cortei saranno organizzati nelle prossime settimane, nuove manifestazioni per esprimere un disagio che sempre più spesso si trasforma in violenza.
Perchè è questo il punto cruciale evidenziato dagli analisti: il malcontento che viene sfruttato da chi vuole fomentare il clima e far prevalere il dissenso da esprimere in maniera forte e aggressiva.
La rabbia di chi protesta si confonde allora con quella degli agenti, costretti a turni massacranti per cercare di far filare tutto liscio.
«Chi ha sbagliato sarà punito», fanno sapere in serata dal Dipartimento di pubblica sicurezza.
Ma poi sottolineano come «l’impegno delle forze dell’ordine abbia scongiurato pericoli ben più seri e conseguenze ben più gravi».
Una posizione che il ministro Cancellieri fa propria quando, di ritorno da Algeri, emette un comunicato per «esprimere la più ferma condanna per i gravi episodi di violenza e manifestare vicinanza e solidarietà agli operatori di polizia rimasti feriti nel corso degli incidenti» e «apprezzamento al prefetto Manganelli per l’operato delle forze di polizia».
Ci sono vari fronti sindacali aperti, molte aree del Paese in fermento.
Gli studenti si mescolano con i professori e gli operai in serpentoni che sembrano avere più anime, ma l’unico obiettivo di mostrarsi uniti nella protesta contro il governo e misure economiche giudicate troppo pesanti, soprattutto dalle fasce più deboli.
Una compattezza che evidentemente preoccupa i responsabili della sicurezza e li spinge, talvolta, a reagire in maniera più pesante di come era accaduto in passato.
Il dispositivo di sicurezza utilizzato ieri a Roma per cercare di evitare che i manifestanti si avvicinassero ai palazzi del potere e delle istituzioni è stato molto più “stretto” che durante i precedenti cortei organizzati nella capitale.
E più repressivo.
Non sembra affatto causale che i manifestanti siano stati dirottati verso Lungotevere in modo da evitare che “occupassero” le piazze, come era accaduto il 15 ottobre dello scorso anno con gli “Indignati” a San Giovanni.
Un canovaccio seguito pure in altre città , soprattutto al nord.
La scelta di affidare agli investigatori della Scientifica il compito di filmare ogni “intervento” per «documentare la situazione prima di ogni “carica”», fa ben comprendere quale sia il clima che si respira.
Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera“)
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