CORANO, SHARIA, AMNISTIA. LE PROMESSE DEI TALEBANI: “NESSUNA VENDETTA”
“DOPO 20 ANNI ABBIAMO LIBERATO L’AFGHANISTAN”… LA PRIMA CONFERENZA STAMPA DEI TALEBANI
Ha iniziato la conferenza stampa leggendo il Corano il portavoce dei talebani, a Kabul. Oggi, per il gruppo di combattenti che in poche settimane si è ripresa l’Afghanistan dopo il ritiro delle truppe occidentali, è il giorno delle (tentate) rassicurazioni.
Nei confronti degli afghani, che in massa nei giorni scorsi cercavano di scappare, e della comunità internazionale.
“Questo è un momento di orgoglio per l’intera nazione”, ha detto Zabihullah Mujahid. “Dopo 20 anni di lotte abbiamo liberato l’Afghanistan ed espulso gli stranieri”, ha continuato. Poi ha illustrato quella che sarà la linea dei talebani. Perdono per i nemici, diritti per le donne. Ma nel rispetto della legge islamica.
“Abbiamo perdonato tutti”, sostiene Zabihullah Mujahid “Abbiamo perdonato tutti coloro che hanno combattuto contro di noi. Le animosità sono finite. Non vogliamo nemici esterni o interni”.
Libertà per le donne, dicono i combattenti, ma “nel rispetto della sharia”. Difficile, però, immaginare come possa conciliarsi la libertà con una legge che – almeno nella sua interpretazione più radicale – per le donne impone la segregazione.
“Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. Lavoreranno fianco a fianco con noi. Non ci saranno discriminazioni”, ha continuato il portavoce.
“Nessuno sarà danneggiato, non vogliamo avere problemi con la comunità internazionale”, ha aggiunto il portavoce dei talebani, aggiungendo tuttavia che “abbiamo il diritto di agire secondo i nostri principi religiosi. Altri Paesi hanno approcci e regolamenti diversi, e gli afghani hanno il diritto di avere le proprie regole in accordo con i nostri valori”.
Il burqa, l’abbigliamento che copre interamente tutto il corpo, viso e occhi compresi, non sarà obbligatorio. L’hijab, che lascia scoperto il volto, però dovranno indossarlo.
I fondamentalisti hanno, almeno a parole, aperto alle donne anche al governo: “L’emirato islamico non vuole che le donne siano vittime, ma anzi avranno ruoli nella struttura di governo”, ma sempre secondo i precetti della sharia, ha dichiarato Enamullah Samangani, membro della “commissione culturale” del nuovo regime. Aperture che a molti sembrano solo di facciata, tanto che le ong continuano a lanciare allarme su quella che sarà – e che in alcune zone del Paese già è – la condizione della donna sotto il regime dei talebani.
I fondamentalisti hanno annunciato un’amnistia generale per tutti i funzionari statali, invitandoli a tornare al lavoro, grazie a un’offensiva lampo. ”È stata dichiarata un’amnistia generale per tutti (…), quindi dovreste riprendere il vostro stile di vita con piena fiducia”. Ma, anche su questo punto, c’è molto scetticismo. E attesa, per quel che avverrà nei prossimi giorni. I talebani, ormai, al potere cercano legittimazione entro i loro confini ma anche fuori. E c’è chi sembra avere intenzione di dargliela. Mosca e Ankara e Pechino prima di tutti.
Dmitry Zhirnov, ambasciatore russo a Kabul – uno dei pochi diplomatici a essere rimasto sul suolo afghano – ha incontrato i rappresentanti del nuovo regime. Ha descritto il confronto con i talebani come “costruttivo e positivo”.
“L’incontro” ha spiegato Zhirnov all’emittente Russia 24, “era dedicato esclusivamente alla sicurezza dell’ambasciata” che è stata garantita. I talebani, infine, “hanno assicurato un atteggiamento amichevole nei confronti della Russia”. Già ieri da Mosca erano arrivate parole di apertura verso i talebani: “I civili afghani non hanno motivo di andarsene”, aveva detto Zhirnov
Non solo i russi. Anche la Turchia va incontro ai talebani: “Riteniamo che i messaggi dati finora dai Talebani agli stranieri, alle missioni diplomatiche e alla popolazione siano positivi. Speriamo che questo si rifletta nelle loro azioni”, ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. “Noi manteniamo il dialogo con tutte le parti, compresi i Talebani”. Nessuna presa di distanza, insomma. Anzi, disponibilità e sostegno. “Il Paese ha bisogno di ritrovare subito la calma. Come Turchia – ha aggiunto Cavusoglu – noi continueremo a sostenere lo sviluppo economico, la stabilità, la pace e la calma del nostro fratello Afghanistan”.
Se le esternazioni di Mosca e Ankara sono recenti, Pechino da giorni lancia segnali distensivi verso i talebani. Quale sia l’interesse effettivo – investimenti economici o scongiurare il sodalizio con gli Uiguri – si capirà poi, ma per il momento la Cina resta un interlocutore per i talebani. E attacca gli Usa. “Non stavano cercando di ricostruire in Afghanistan: questa è una dichiarazione veritiera, perché l’obiettivo degli Stati Uniti non è stato affatto di ricostruire”. Commentando il discorso tenuto ieri alla nazionale dal presidente americano Joe Biden, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha affermato: “Che sia in Iraq, Siria o Afghanistan, ovunque vada l’esercito americano lascia turbolenze e divisione, caos, famiglie distrutte e devastazione”, ha aggiunto Hua nella conferenza stampa quotidiana. “La forza e il ruolo degli Stati Uniti è la distruzione, non la costruzione”. Parole tutt’altro che amichevoli.
(da Huffingtonpost)
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