CORTE DEI CONTI EUROPEA BOCCIA LA TAV: E’ TUTTA SBAGLIATA
MANCA UN COORDINAMENTO TRA GLI STATI, COSTI E NUMERO PASSEGGERI NON GIUSTIFICANO L’OPERA
La Tav non servirà come la stanno realizzando i Paesi dell’Unione europea.
E’ quanto emerge dall’audit di oltre 100 pagine realizzata dalla Corte dei Conti Ue e pubblicata la scorsa estate.
La magistratura contabile del Vecchio continente sottolinea come la Ue, dal 2000, abbia investito 23,7 miliardi di euro in infrastrutture ferroviarie ad alta velocità , ma nonostante lo sforzo finanziario “non esiste un piano realistico dell’Ue a lungo termine, bensì un sistema disomogeneo e inefficace di linee nazionali mal collegate fra loro, in quanto la Commissione europea non dispone di strumenti giuridici nè di poteri per obbligare gli Stati membri a costruire le linee convenute”.
In sostanza siamo di fronte a un sistema “creato senza un coordinamento adeguato a livello transfrontaliero” e di conseguenza “le linee ad alta velocità che attraversano le frontiere nazionali non rientrano tra le priorità nazionali in termini di costruzione, sebbene siano stati firmati accordi internazionali”.
Problemi che spiegano ritardi e indecisioni sulla tratta Torino-Lione, ma anche sulla Verona-Monaco di Baviera per la quale sono i tedeschi a non voler investire. In sostanza, gli Stati hanno definito un programma con la Commissione che poi non hanno rispettato, consapevoli che non ci sarebbero state ripercussioni di alcun tipo. Anche per questo la Corte rileva “dubbi circa l’efficienza in termini di costi: non sempre, infatti, le linee ad altissima velocità sono necessarie, dato che il costo per ogni minuto di tempo risparmiato è molto elevato, tanto da raggiungere anche i 369 milioni di euro e dato che le velocità medie raggiungono solo il 45 % della capacità massima, mentre gli sforamenti di costo e i ritardi di costruzione costituiscono la regola anzichè l’eccezione.
La sostenibilità è bassa e l’efficacia degli investimenti insufficiente; il valore aggiunto dell’Ue è a rischio poichè, considerato il basso numero di utenti registrato per tre linee completate su sette, il rischio che il cofinanziamento Ue di 2,7 miliardi di euro sia utilizzato in modo inefficace è elevato”.
A complicare il tutto ci sono 9 linee su 14 per le quali “il numero di passeggeri potenziali non è abbastanza elevato” — non si raggiunge il bacino dei 9 milioni di passeggeri — e, inoltre, “rimangono in vigore 11mila norme nazionali, benchè la Corte abbia già chiesto, nel 2010, di rimuovere queste barriere tecniche e amministrative”. D’altra parte la valutazione dei bisogni reali degli Stati membri “è scarsa e la soluzione alternativa, che consisterebbe nel potenziare le linee convenzionali esistenti, spesso non è stata debitamente considerata”.
Anche perchè in molti casi, i treni viaggiano su linee ad altissima velocità “a velocità medie di gran lunga inferiori alla velocità prevista per la linea” e una “velocità media di gran lunga inferiore alla velocità di progetto solleva dubbi circa la sana gestione finanziaria”.
Basti pensare che ogni minuto risparmiato costa oltre 100 milioni di euro con un picco di 369 milioni per la tratta Stoccarda-Monaco.
Per la Corte, quindi, “la decisione di costruire linee ad alta velocità si basa spesso su considerazioni politiche ed è raro che ci si avvalga di analisi costi-benefici per approdare a decisioni efficienti in termini di costi”.
(da “Business Insider”)
Leave a Reply