COSI’ LA MANOVRA DEL POPOLO CI COSTERA’ 20 MILIARDI L’ANNO DI SPESE PER INTERESSI
L’AZIONE COMBINATA DELLA CRESCITA DI SPREAD E DEBITO PORTERA’ ALLA CRISI BANCARIA E ALLA FINE DEL CREDITO VERSO AZIENDE E CITTADINI
Luigi Di Maio ha dichiarato ieri rispetto al maggiore debito pubblico per finanziare la Manovra del Pppolo che «noi il deficit lo restituiremo l’anno prossimo, perchè con i tagli e la crescita abbasseremo il debito».
Una dichiarazione che non ha alcun senso. Ma a differenza del vicepremier i mercati sanno far di conto. E sanno che l’Italia non potrà restituire l’anno prossimo il deficit. §
A intralciare il progetto del vicepremier ci si mette lo spread ovvero il famigerato differenziale di rendimento tra i Btp italiani e i Bund tedeschi che abbiamo imparato a conoscere (e a temere) nel 2011.
Un report di Goldman-Sachs evidenzia i dubbi sulla sostenibilità del debito italiano dovuto sostanzialmente a due fattori: lo spread e la debole crescita economica che per gli analisti è improbabile possa essere sostenuta dalla nuova legge di bilancio.
Al tempo stesso gli economisti di Goldman-Sachs prevedono una diminuzione dell’avanzo primario, ovvero la differenza fra spesa pubblica ed entrate al netto del costo del debito pubblico.
Il rendimento dei Btp a 10 anni è arrivato lunedì al 3,3% e a ha chiuso ieri pomeriggio al 3,4%.
Secondo Goldman-Sachs lo spread Btp-Bund dovrebbe rimanere intorno ai 300 punti. Proprio in virtù della manovra economica del governo gialloverde e delle già note criticità sul lungo periodo il debito pubblico italiano rischia di diventare difficilmente sostenibile rendendo al tempo stesso più vulnerabile l’economia del nostro Paese.
Cosa significa tutto questo?
Innanzitutto che l’Italia dovrà pagare più interessi sul debito (3 miliardi di euro in più nel 2019) perchè chi investe nel nostro Paese lo farà a patto di un premio maggiore. Un aumento che potrebbe essere considerato anche “poco rilevante” ma che va sommato alle maggiori spese da qui al 2021 che potrebbero raggiungere complessivamente la cifra di 20 miliardi di euro.
Il tutto mentre la BCE sta avviando a conclusione il quantitative easing, il programma di acquisto dei titoli di stato europei.
All’orizzonte c’è sempre lo spettro di un declassamento del rating dei nostri titoli di stato che è appena sopra il livello spazzatura.
Un eventuale (ma al momento ancora ipotetitico) downgrade a livello “spazzatura” potrebbe comportare una brusca frenata dell’afflusso di capitali e quindi una notevole difficoltà nel reperire il denaro necessario per finanziare il debito (e la Manovra del Popolo).
A correre il rischio maggiore sono le banche italiane, che a maggio avevano in pancia 325 miliardi di euro in titoli di Stato.
Ecco quindi che l’andamento dello spread ha dei riflessi non solo sulla capacità del Paese di rifinanziare (e ripagare) il debito ma anche sulla capitalizzazione degli istituti di credito quotati in borsa che proprio a causa delle fluttuazioni del rendimento dei Btp vedono ridursi gli indici patrimoniali.
Non è del resto la prima volta che scatta l’allarme sulla Cet 1 ratio, l’indice di solidità patrimoniale delle banche. Già ad agosto Goldman Sachs aveva calcolato che i 100 punti base in più dello spread avevano bruciato gli ultimi sei mesi di lavoro degli istituti di credito.
Secondo una stima del Messaggero le banche italiane hanno perso 5,8 miliardi di controvalore rispetto ai Btp in loro possesso.
Qualcuno magari penserà che è un bene, finalmente le banche perdono soldi e ci guadagna il Popolo. Ma non è affatto così.
Perchè non solo c’è il rischio di una ricapitalizzazione e che gli istituti di credito rallentino e diminuiscano i volumi d’acquisto di titoli di stato (e quindi sia sempre più difficile finanziare le future manovre del popolo) ma c’è anche la possibilità che le banche decidano a loro volta di chiudere i rubinetti del credito.
Il che significa che imprese e famiglie avranno maggiori difficoltà nell’ottenere un prestito oppure che dovranno pagare di più.
E la spirale continua: se le aziende incontrano difficoltà ad ottenere finanziamenti dalle banche sarà molto più complicato intercettare la ripresa economica. E senza la crescita in cui spera Di Maio come si farà a ripagare il debito?
Goldman Sachs conclude la sua analisi dicendo che «le nuove proposte sul bilancio del governo aumenteranno le possibilità di reazioni negativa da parte di Bruxelles e agenzie di rating e di conseguenza il rischio di ulteriore volatilità ».
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply