CRISI, DISOCCUPAZIONE, CRIMINALITA’: PER TRE ITALIANI SU QUATTRO IL FUTURO E’ NERO
RAPPORTO DEMOS: PAESE SPACCATO E MAI COSI IMPAURITO
Il futuro fa paura.
L’insicurezza economica è la più grave delle minacce: colpisce sette italiani su dieci. Spaventano disoccupazione, crisi dei mercati e inflazione.
Anche la criminalità torna a preoccupare.
E ancora: otto italiani su dieci vedono ormai la società spaccata in due, tra chi ha poco e chi ha molto.
L’85% pensa che i figli staranno peggio dei padri.
E la tv? Prosegue nel suo strabismo: se da un lato pare finalmente sintonizzarsi sulle paure reali degli italiani, dedicando il 39% delle notizie ansiogene alla crisi, dall’altro conferma la sua difficoltà ad adeguarsi alla realtà , mantenendo salda la sua sfrenata “passione criminale” (con ben il 55% delle notizie).
A mappare le nostre paure è il quinto Rapporto sulla sicurezza, realizzato da DemosÎ e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis.
I risultati? La crisi rappresenta oggi il primo motore dell’insicurezza.
Quasi tre italiani su quattro si dicono preoccupati dai problemi economici (peggio di noi solo gli spagnoli): il 73%, un dato lievitato di 10 punti rispetto al 2010 e di 16 negli ultimi due anni.
Oltre un terzo prevede che, nei prossimi sei mesi, il quadro nazionale si aggraverà ulteriormente e il 77% percepisce un allargamento degli squilibri in termini di ricchezza. “Dopo che per anni l’insicurezza è stata tradotta come paura della criminalità , anche per spostare le preferenze politiche dell’opinione pubblica soprattutto verso il centro-destra – spiega il direttore del rapporto, Ilvo Diamanti – oggi, echeggiando Bauman, potremmo parlare di “insicurezza ontologica”, perchè scuote alle radici la nostra stabilità sociale e familiare. Ne mina le basi: il reddito, il lavoro, il risparmio. Ha origini che noi non possiamo controllare. È questa la novità : gran parte dei cittadini ha paura di quel sta succedendo, ma non è in grado di comprenderlo. Cosa sono lo spread o Moody’s? Cosa vogliono da noi?”.
La stessa paura della criminalità (43%), il cui indice balza di dieci punti rispetto al 2010, va in parte ricondotta a questo senso di “vulnerabilità globale”.
Non a caso la quota di persone che si dicono preoccupate dalla criminalità sale di altri 10 punti fra coloro che più soffrono l’insicurezza economica: donne, anziani e casalinghe, che divorano oltre quattro ore di tv al giorno.
Non è tutto: l’85% degli italiani ritiene che la criminalità sia cresciuta rispetto a cinque anni fa e uno su quattro pensa che, nella propria zona di residenza, i reati della criminalità organizzata siano aumentati nell’ultimo anno (soprattutto al Centro Nord).
Anche l’insicurezza globale (legata ad ambiente, guerre, sicurezza alimentare) si mantiene su livelli elevati, coinvolgendo quasi il 76% degli italiani.
Bassa rimane invece la paura degli immigrati.
Considerando insieme le tre dimensioni (economica, globale e criminale), l’insicurezza complessiva degli italiani raggiunge il livello più elevato dal 2007.
E la tv? Stenta ad adeguarsi alla nuova mappa delle paure.
Certo, i tg si accorgono finalmente della crisi economica, salita al 39% delle notizie sull’insicurezza, ma non abbandonano la loro “passione criminale” (55% delle notizie). Un caso tutto italiano. Non solo.
Nel resto d’Europa della crisi si parla fin dall’inizio del 2011: i telegiornali di Spagna, Gran Bretagna, Francia e Germania affrontano il tema da gennaio. In Italia, invece, stando al Tg1 la crisi economica inizia nel luglio del 2011 e viene trattata da gennaio a giugno in sole 14 notizie (contro le 117 della spagnola Tve).
Non tutti i tg sono però uguali: nel 2011, la dimensione ansiogena di Studio Aperto è legata per l’80% a notizie criminali e per il 7% alla crisi economica.
E anche Tg1 e Tg5 continuano ad assegnare il primato alla criminalità (rispettivamente 52% e 68%).
Al contrario, il Tg3 e il Tg La7 invertono l’ordine: la voce “peggiorare le condizioni di vita” è in testa all’agenda (49% delle notizie).
“Il sentimento di insicurezza degli italiani è ancora contraddetto dalla rappresentazione proposta dai tg – sostiene Diamanti – ma in misura meno violenta rispetto agli anni scorsi, perchè la realtà ha ormai imposto la priorità dell’emergenza economica”.
Vladimiro Polchi
(da “La Repubblica”)
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